(Tione di Trento, 04 Mar 21) "Le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo"
Poche ma assolutamente significative le parole di Henry David Thoreau, il filosofo americano, padre fondatori del pensiero ambientalista e dell'idea dei parchi naturali, luogo di protezione della natura.
Parole che sono state sicuramente anche da stimolo per il Parco Naturale Adamello Brenta che, all'interno della rassegna di webinar "I Martedì del Parco" ha deciso di trattare il tema della Montagna e Turismo, alla luce dei cambiamenti in atto a seguito della pandemia di Covid-19, ma anche di un generale mutamento del clima e dei comportamenti degli abitanti dei territori e dei turisti.
Un paio di ore, moderate da Paolo Grigolli, direttore della Scuola Management Turismo e Cultura di Trentino School of Management, dove si è discusso della tematica con personaggi di alta caratura e competenza: Enrico Camanni, scrittore e alpinista, fondatore della rete Sweet Mountains, Lorenzo Delladio, proprietario di "La Sportiva" e promotore di progetti di sviluppo turistico sostenibile e Bruno Felicetti, già direttore di A.p.T Val di Fiemme ed ora direttore di Funivie Campiglio S.p.a.
"Pro e contro del turismo in montagna" è stato il prima tema posto dal moderatore ai relatori, i quali concordano sul fatto che il turismo sia una delle economie che nel tempo è stata in grado di portare benessere e reddito alle popolazioni delle vallate alpine. È però ormai sotto gli occhi di tutti che l'over tourism, ossia un enorme afflusso di turisti in un tempo limitato, in un luogo fragile come la montagna stia creando enormi problemi di vivibilità soprattutto per le popolazioni di montagna, che dovrebbero invece beneficiare il più possibile di questa economia. Camanni ci mostra il paradosso del turismo, il quale,in certi casi, "distrugge quello che cerca": il silenzio, la quiete il relax sono qualcosa che in una montagna sovraffollata non si può certamente trovare.
La pandemia di Covid-19 ha però completamente ribaltato la situazione: Felicetti, raccontando della sua Madonna di Campiglio, ci conferma che, come tutte le altre destinazioni sciistiche delle Alpi, quest anno ha visto praticamente azzerarsi il numero di turisti dello sci.Da un opposto all'altro quindi, ma ciò non significa che il turismo si sia completamente fermato: Delladio, dal suo osservatorio privilegiato, ha riscontrato nei consumatori una grande voglia di contatto con la natura, vedendoli iniziare a a frequentare le nostre montagne per brevi escursioni ed esperienze a contatto con la neve. Un nuovo tipo di approccio ai monti che porta con sé due tematiche: la prima è quella dell'educazione di queste persone che troppo spesso non conoscono le basilari norme di sicurezza dell'escursionismo e che non hanno strumenti per interpretare quello che vedono nelle nostre zone; la seconda è quella legata all'offerta del territorio, che spesso si è trovata impreparata nel fornire i giusti servizi a questi nuovi fruitori (es. accompagnamento in natura, attrezzatura, percorsi adatti ecc.)
Una montagna turistica da ripensare perciò, anche perché ai problemi legati alla pandemia nei prossimi anni si aggiungeranno quelli del cambiamento climatico, che renderanno il turismo della neve sempre più complesso e di conseguenza impattante sull'ambiente.
Come in ogni corretto processo di cambiamento bisognerà sapere cosa "buttare" ma anche cosa tenere. Per le destinazioni sciistiche darsi un limite in questo nuovo turismo sarà fondamentale: Felicetti dice che non sono più sostenibili picchi di turisti come quelli visti negli inverni scorsi e che, come azienda, stanno lavorando a limitazioni all'ingresso degli sciatori nella ski area, come anche a sistemi di compensazione finanziaria dell'impatto ambientale dello sci, con l'ottica di arrivare ad essere nel tempo una destinazione ad impatto zero. La destagionalizzazione, tanto sperata, dovrà diventare un must turistico cercando di distribuire i carichi turistici in tutte le stagioni dell'anno.
Un nuovo scenario che offre possibilità ed opportunità per le valli "minori", come quelle che costituiscono gran parte del territorio della Riserva di Biosfera. Delladio e Camanni pongono l'attenzione sulla capacità di questi territori ancora "vergini" di offrire spazi di educazione ed accompagnamento "dolce" alla montagna, luoghi dove poter far percepire come l'uomo viva e lavori nelle Terre Alte, ponendo al centro il rispetto per la natura e per i suoi abitanti: le nostre vallate non devono essere rivoluzionate per essere ad uso e consumo dei turisti, così come è successo nella maggior parte delle destinazioni sciistiche. Entrambe i relatori evidenziano poi il trend dei "nuovi montanari", ossia di quei cittadini che in quest anno di pandemia si sono resi conto della possibilità di tornare a riabitare i paesi di montagna non perdendo per questo il contatto con la città; questi nuovi abitanti possono contrastare lo spopolamento di alcuni paesi e possono portare "aria fresca" nelle nostre comunità, sempre che queste siano in grado di cogliere questi cambiamenti.
Cambiare, cambiare perciò come parola d'ordine ma come espresso anche dal Parco, avendo la stella polare della prosperità e del benessere di tutto l'Ambiente, in cui anche l'Uomo vive.
Noi umani, sedicenti "sapiens", dobbiamo avere la responsabilità di questo: ne va della nostra specie e delle sue possibilità di sviluppo nel futuro.