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Riserva del Sacro Monte di Varallo |
Novità |
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Inaugurazione della mostra illustrata Aironi in mostra al Sacro Monte e un nuovo ufficio informazioni alla Casina d'Adda |
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26 Febbraio 2010, ore 11.30 - presso la Casina d'AddaComunicato Stampa, 22 Febbraio 2010 |
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Due università, il turismo e il Sacro Monte |
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Riflessioni con esperti di venti paesi del mondoComunicato Stampa, 2 Novembre 2009 |
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L'Inner Wheel Valsesia ritorna al Sacro Monte e adotta Bernardino Caimi |
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Comunicato Stampa, 30 Ottobre 2009 Mancavano poche settimane alla festa del beato Bernardino Caimi, quando si sono avviati i contatti fra la Presidente del club valsesiano dell'Inner Wheel, l'avvocato Fiorella di Marco Proietti accompagnato dalla socia Anita Spezia, e la Riserva regionale per un sostegno economico al lavoro di conservazione del Sacro Monte. Non capita spesso di ricevere proposte del genere. Di solito gli aiuti vanno cercati, e si trovano non senza fatica. Specie di questi tempi. Non è la prima volta che il club di servizi valsesiano associa la sua immagine a quella del Sacro Monte. Nel 1991, infatti, Inner Wheel aveva aiutato la Riserva a restaurare le vetrate della cappella dell'Ecce homo (cappella n. 33). Questa volta si cercava un lavoro completo, circoscritto, ma significativo. La statua del frate Bernardino, fondatore del Sacro Monte, è sembrata l'opera più adatta: un'immagine che suggella l'intera storia del complesso e che raffigura il fondatore che regge in mano il plastico del Monte. Una figura in bella vista, collocata in una nicchia sotto il portico del Sepolcro, la prima cappella realizzata per volere del Caimi con il sostegno della società valsesiana, personificata dal nobile Milano Scarognino. Sotto quel portico sono allineate in successione alcune delle più importanti testimonianze della storia del Monte: la cappella di san Francesco, in fondo, con l'altare dove il frate fondatore celebrava le prime messe, il teschio di Bernardino murato in una nicchia, il frammento della colonna della flagellazione, in un'altra nicchia, quindi la statua del Caimi e la grande pietra che venne ritrovata durante gli scavi per la costruzione del Sepolcro, in tutto simile, come recita l'iscrizione che la accompagna, a quella che chiudeva il Sepolcro di Cristo a Gerusalemme. La statua, plasmata da Giovanni d'Enrico, l'artista che modellò alcune centinaia di sculture nel primo Seicento, fu realizzata nel 1638 per volontà del senatore Caimi, nobile discendente della famiglia Caimi, che lo volle immortalare e ricordare accanto al Sepolcro, davanti al "romitorio", quel piccolo conventino in cui alloggiavano i primi frati. Il padre regge il modellino del Sacro Monte che ci mostra il complesso come appariva allora, con ben visibili il convento e la chiesa vecchia (demolita nel tardo Settecento per lasciar spazio alla Casa per Esercizi Spirituali -oggi l'Albergo Casa del Pellegrino-), il Calvario, la Cappella della Salita al Calvario e il Palazzo di Pilato. Ma si vede altrettanto bene, a destra in alto, anche la poderosa costruzione della nuova chiesa, pressoché completa, mentre a quei tempi ne esisteva realisticamente solo il coro. Dunque un'immagine del Sacro Monte che sta a metà fra la fotografia dell'esistente e il progetto di come avrebbe dovuto essere. La scultura è in discrete condizioni, con il colore un po' alterato in alcune zone. La pulitura le restituirà le tinte originarie. Il lavoro verrà realizzato in primavera ed inaugurato, per volontà dello sponsor, nel mese mariano. |
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I vescovi, le piante, il pubblico e il Sacro Monte |
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Verrà abbattuto nei prossimi giorni un monumentale pino strobo posto dietro la cappella delle Tentazioni nel deserto (cappella 13), anziano e malato. Il parco del Sacro Monte costituisce un insieme armonico da conservare. Lo riconosce anche l'Unesco. Piante e cappelle si integrano in quel gradevole paesaggio che i turisti ammirano. Ma nulla è casuale. La Riserva regionale da diversi anni segue un programma per la gestione del giardino che prevede controlli assidui delle piante malate, per curarle e, nei casi disperati, come quello di questi giorni, prevederne l'abbattimento. La scorsa settimana un agronomo dell' Istituto Regionale delle Piante da Legna, il giardiniere specializzato della Riserva e il direttore hanno percorso il Sacro Monte per guardare le piante da un altro punto di vista, per programmare gli interventi necessari, nei prossimi tre anni, ad evitare che le piante troppo vicine alle cappelle possano danneggiarle: potature per allontanare le chiome dai tetti, abbattimenti di piante di scarso valore ambientale, eliminazione di piante giovani che crescono spontaneamente molto vicine alle cappelle. I documenti della storia del Sacro Monte ci dicono che questo criterio guidava da sempre la gestione del complesso. Nel Seicento e nel Settecento erano i vescovi a decretare l'abbattimento di questo o quell'albero dannoso per le cappelle, poi le commissioni locali. L'8 novembre 1944 una Commissione municipale creata per conservare il Sacro Monte, dopo aver visitato il parco insieme al Direttore artistico, segnava una trentina di piante molto vicine alle cappelle, da abbattere (abeti e faggi) perché la "loro caduta costituisce una seria minaccia per l'esistenza delle cappelle stesse". La storia continua, ma i criteri di intervento sono gli stessi. Il nostro pino ha una ferita provocata da un fulmine che crea una fenditura fra le branche. Ma anche il colletto dell'albero ha una diffusa carie dovuta alla presenza di funghi dannosi. La pianta è stata già potata per alleggerirne la chioma. Ora, forse, la ferita è peggiorata. Se cadesse, ne farebbero le spese la cappella e i visitatori. L'albero è giunto ad un'età avanzata, pressoché al limite della sua vita vegetativa al di fuori del suo habitat naturale. Dopo l'ennesimo controllo della densità del legno si è deciso di abbatterlo. L'abbattimento verrà eseguito da una ditta esterna sotto il controllo del giardiniere specializzato della Riserva che da anni investe energie e intelligenza nella cura del parco del Sacro Monte e coordina e svolge l'attività ordinaria annuale, di routine (le potature delle siepi, il taglio dell'erba, la raccolta delle foglie in autunno etc.). Questa estate ha avuto due giovani volenterosi e bravi aiutanti, due studenti delle scuole superiori: Nicola Loss e Emanuele Bisetti, che frequentano rispettivamente l'Istituto Professionale per l'Agricoltura e l'Ambiente di Crodo e l'IPSIA di Borgosesia, che hanno svolto presso la Riserva regionale un tirocinio scolastico di un mese e mezzo, lavorando con grande impegno tagliando l'erba, potando, rimuovendo foglie e detriti lasciati da visitatori poco educati. Due novelli giardinieri che è doveroso ringraziare. Speriamo che l'esperimento prosegua con altri studenti la prossima estate. Il Sacro Monte è un ottimo laboratorio, anche in questo campo. |
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Quando la storia aiuta il restauro, se i vescovi ce la raccontano |
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Si legge nei manuali di restauro che prima di restaurare occorre conoscere la storia di quello che si restaura, di che materiali è fatto, che problemi di conservazione ha avuto nel tempo, che interventi ha subito. Un affresco può essere stato in parte ridipinto; per il suo "restauro" antico possono essere stati utilizzati materiali che possono aver reagito male con quelli originari, producendo alla fine più danno che vantaggio. E' il caso degli affreschi della cappella dell'Arrivo dei Magi, restaurati nel 1872 con una tecnica allora innovativa a base di cera, che immediatamente dava grande rilucenza, come quando si stende la cera sui pavimenti. Ma pochi anni più tardi la miracolosa brillantezza si era trasformata in un'ampia patina biancastra. Abbiamo recentemente restaurato la cappella della Presentazione al tempio (c.8) del complesso di Betlemme. E abbiamo sperimentato quanto è importante conoscere la storia di ciò su cui si interviene. La cappella, una struttura piccola e con la parete curvilinea (l'abside) è decorata con affreschi, di scuola gaudenziana, come le statue. La sua muratura aveva un'ampia fessura "passante" (inserendovi un fil di ferro lo si vedeva uscire dall'altra parte) per quasi tutta la sua altezza. Sembrava urgentissimo un consolidamento statico per tenerla in piedi. Si prospettava un cantiere molto complesso. Abbiamo sigillato provvisoriamente la fessura per evitare che l'acqua piovana entrando rovinasse i preziosi affreschi interni e abbiamo cominciato a "monitorare" la crepa, cioè a misurarne il movimento per un paio di anni. Abbiamo poi studiato la storia della cappella, per capire cosa era successo. Proprio da qui è venuta la soluzione. Fondamentale è stato l'esame delle visite pastorali, che i vescovi facevano periodicamente alla diocesi, dal tardo Cinquecento, quando controllavano lo stato delle chiese e dei luoghi di culto, accompagnati da un segretario che prendeva nota, registrando le cose che non andavano: dal vetro rotto alla finestra al dipinto malconcio sull'altar maggiore. Nella descrizione di un vescovo salito al Sacro Monte a fine Seicento si esprime preoccupazione per una profonda crepa che interessa la muratura della cappella della Presentazione al tempio. Nonostante l'allarme vescovile l'edificio non venne riparato, ma in qualche modo "rabberciato", perché la scena della Presentazione al Tempio era da tempo destinata ad essere trasportata in una nuova costruzione, meno angusta e malconcia. Questa preziosa informazione (insieme ai dati emersi monitorando la crepa) ci ha confermato che si trattava di un problema statico non così grave e ci ha consentito di realizzare un intervento molto più limitato, meno rischioso e meno costoso. |
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A.A.A. Cercasi capelli, code e criniere di cavallo per le statue del Sacro Monte |
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Abbiamo già parlato dei capelli delle statue del Sacro Monte. Il tema si ripone con attualità. Ci sono in restauro sei cappelle e in tre di queste le statue. Restaurarle vuol dire anche completarne le parrucche, impoverite dal tempo e da cause occasionali. E' un tipo di restauro piuttosto insolito e non è facile trovare la materia prima: capelli naturali e crine di cavallo. Un parrucchiere di Borgosesia si è offerto, dopo il precedente articolo, di procurarci dei capelli veri. Abbiamo accolto con entusiasmo la sua offerta, riservandoci di farci vivi con lui a restauro in corso, dopo aver capito esattamente che materiale ci occorre. Oggi lo sappiamo: si tratta di capelli veri e di crine animale. Nella cappella dell'Adorazione dei Magi (c.5) criniere e code di cavallo ci occorrono oltre che per i personaggi, anche per i tre cavalli del corteo. Invitiamo chi vuole aiutarci a telefonare al numero della Riserva regionale (0163 53038) dal lunedì al giovedì dalle ore 9 alle ore 17, il venerdì dalle 9 alle 13. Ma facciamo un passo indietro: quali scelte facciamo nel restauro delle statue, concordandole con la competente Soprintendenza? Le nostre statue sono state ridipinte diverse volte nel tempo, perché il loro colore è fragile. I restauri in corso vorrebbero riportare alla luce le tinte originali. La stessa operazione non si può fare con le capigliature, che sono state sostituite più volte nel tempo ed oggi hanno per la maggior parte capelli e barbe in crine (probabilmente di cavallo), in alcuni casi in capelli naturali e in altri, come nel complesso di Betlemme, parrucche sintetiche introdotte nei restauri degli anni sessanta-settanta. Sappiamo dai documenti e dai conti conservati in Archivio di Stato e riferiti alla fabbrica del Sacro Monte che, fra fine Ottocento e inizio Novecento, le capigliature furono sostituite massicciamente con altre in crine acquistato presso una ditta specializzata che lo forniva per i materassi. Ma com'erano i capelli prima? Due statue seicentesche della cappella della Pietà hanno ancora capelli veri, in parte integrati con ciocche in crine. Segno che in origine si usavano i capelli, che rendevano i personaggi più naturali possibile, simili alle figure umane. Qualche informazione ulteriore la ricaviamo dalle antiche fotografie. Le più vecchie si scalano negli ultimi due decenni dell'Ottocento, e sono state scattate dallo stravagante etnologo e studioso del Sacro Monte, inglese, Samuel Butler e dal famoso studio Alinari di Firenze che inviò dei professionisti ad immortalare il complesso, dopo che nove cappelle nel 1884 erano state dichiarate monumento nazionale. Le foto sembrano confermare quello che vediamo oggi, rivelando, nelle cappelle che oggi stiamo restaurando, capigliature in crine, forse appena sostituite e in capelli umani. Oggi, non avendo l'esatta documentazione di quale foggia (e pettinatura) avessero i capelli originali (prima dell'introduzione del crine), restaureremo le statue riproponendo le capigliature che avevano a fine ottocento, in crine e capelli. Qualche notizia sull'ultimo concerto organizzato dalla Riserva con la Regione e la Società Holden Art, tenutosi sabato 19 in basilica. L'esecuzione del soprano Antonella Banaudi è stata di grande livello, ottima anche l'affluenza del pubblico. Molto applaudita la serie di Ave Marie tratte dal repertorio operistico romantico ottocentesco. |
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Arte, fede, musica e conservazione al Sacro Monte |
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Un ottimo successo per le manifestazioni organizzate dalla Riserva regionale lo scorso week end. Ce n'era per tutti i gusti. Dalla conferenza su Gaudenzio scultore, tenuta sabato dalla dottoressa Binaghi Olivari, alla presentazione, a Borgosesia, da parte di Massimiliano Caldera della Soprintendenza, della pala di Lanino ritornata da poco in parrocchiale dopo un bel restauro, alla serata con Elio delle Storie Tese, nome di spicco, impegnato a recitare uno dei meno noti testi biblici, l'Ecclesiaste, con intermezzi musicali, in piazza della Basilica. E il pubblico dell'estate varallese ha risposto molto bene a tutte e tre le iniziative. Erano presenti diverse centinaia di persone. Il Sacro Monte luogo di cultura, di riflessione artistica, biblica, di intermezzi musicali, e anche di lavori. Non è possibile infatti sospendere l'attività di conservazione e restauro l'estate. Per fortuna, perché vuol dire che ci sono fondi da investire, grazie alla Regione e alle fondazioni bancarie. Anche se le necessità sono molto superiori alle risorse disponibili. Sono sei le cappelle chiuse per restauri. Ma il pubblico più attento si è certo accorto degli altri ponteggi apparsi e anche talora scomparsi nel breve volgere di qualche settimana. Un primo cantiere urgente ha riguardato la facciata della cappella ove Cristo è condotto per la prima volta davanti a Pilato (c. 27). La pietra dell'architrave di destra si stava letteralmente sfaldando ed è stata consolidata. Un secondo cantierino interessa, invece, il fianco del Palazzo di Pilato, sul lato della piazza della Basilica. L'anno scorso, per proteggere l'edificio, sono state rimosse le piante addossate alla parete. Ora si sta lavorando per ricostruire l'intonaco nelle ampie zone in cui, per azione delle piante, è caduto. Non è un vero restauro, ma un "pronto-intervento" per proteggere la muratura, denudata, e ridare decoro alla parete. Altri piccoli "rappezzi" di intonaco si stanno facendo qua e là sulle pareti più rovinate delle cappelle. Il restauratore che è impegnato durante l'anno per i due giri di controllo e pulizia individua, con il direttore della Riserva, i piccoli lavori più urgenti da realizzare, compatibilmente con i fondi disponibili, durante l'estate. E a proposito di conservazione, una precisazione è d'obbligo. Sono arrivate telefonate di persone preoccupate che si portassero a Firenze, le statue dell'Ultima Cena. Nessun timore. Non sono le statue, di legno gessato e dipinto, che avrebbero sofferto i cambiamenti di clima, ad essere esposte in mostra a Palazzo Strozzi. Prestiamo invece alcuni dei cibi della tavola, più facili da trasportare, meno delicati e meno antichi. Per far conoscere il Sacro Monte e per farlo visitare. Sapere che ci sono valsesiani che si preoccupano della sorte delle nostre statue fa davvero piacere. Vuol dire che il Sacro Monte è nel cuore di tanti. |
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Week end d'arte su Gaudenzio e Lanino e Elio delle Storie tese al Sacro Monte di Varallo |
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Sarà ricco e vario il primo week end di settembre organizzato dalla Riserva regionale al Sacro Monte. Il programma prevede una conferenza su Gaudenzio scultore (sabato 5 alle 17 nella sala cappella dell'Albergo del Pellegrino) e la presentazione della pala di Lanino nella parrocchiale di Borgosesia (domenica 6 alle 10), per il calendario dei "week end d'arte a Varallo"; domenica 6 (ore 18) si chiuderà con un insolito spettacolo di musica e prosa (in piazza della Basilica) con Elio delle Storie Tese. Sarà Maria Teresa Binagli Olivari, storica funzionaria della Soprintendenza per i Beni Artistici della Lombardia, e nota studiosa di arte lombarda, ad affrontare, in un quadro culturale più ampio, l'inquietante interrogativo della formazione di Gaudenzio scultore. Tanto sappiamo infatti del suo percorso artistico come pittore, presso la bottega lombarda degli Scotto e poi a Milano e in Italia centrare a studiare i grandi artisti del momento, da Leonardo a Bramantino, Perugino, Signorelli, Pinturicchio, ma pochissimo si è detto e scritto di Gaudenzio scultore. Che l'artista avesse creato anche figure in tre dimensioni lo scrive per primo l'autore della guida del Sacro Monte pubblicata a Novara nel 1566, seguito dallo scrittore di arte Gian Paolo Lomazzo a fine '500, lo conferma con forza e passione Giovanni Testori. Ma con chi ha studiato, quali modelli di scultura ha guardato Gaudenzio? Tema affascinante per il Sacro Monte che conserva più dei nove decimi delle sue statue. Sul filone gaudenziano, e del tutto inedito, è il tema di domenica mattina. Massimiliano Caldera, storico dell'arte e funzionario di zona in Valsesia della Soprintendenza piemontese, presenterà la pala di Bernardino Lanino, seguace di Gaudenzio, tornata in parrocchiale un paio d'anni fa dopo un importante restauro diretto da Daniele Sanguineti e mai presentata al pubblico. Alle ore 18 sul sagrato della Basilica (all'interno in caso di maltempo), lo spettacolo "TUTTO E' FAME DI VENTO" di Elio delle Storie Tese affronterà uno dei testi biblici più affascinanti, l'Ecclesiaste nella traduzione vibrante di Guido Cernetti, accompagnato dal violoncellista Manuel Zigante. La manifestazione è inserita in un progetto sostenuto dalla Regione Piemonte con la Riserva regionale e la società HoldenArt che, centrato su Varallo, dal 2007, coinvolge quest'anno anche i Sacri Monti di Orta e Ghiffa. Holden Art porterà a Varallo per la manifestazione (gratuita e aperta a tutti) uno o più autobus di turisti da Torino, che seguiranno a Borgosesia la conferenza su Lanino, a Varallo visiteranno la Pinacoteca e il Sacro Monte, con brevi intermezzi musicali della flautista Paola Dusio, e assisteranno allo spettacolo di Elio. Per informazioni: HoldenArt Tel. 011/2304007 - E-mail: info@holdenart.it |
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L'Ultima Cena del Sacro Monte in mostra a Firenze a Palazzo Strozzi |
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Dal 16 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010Nove pezzi della tavola imbandita della cappella dell'Ultima Cena del Sacro Monte verranno esposti a Firenze a Palazzo Strozzi nella mostra intitolata "Inganni ad arte. Meraviglie del trompe l'oeil dall'antichità al contemporaneo", aperta dal 16 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010. La Riserva regionale ha tenuto i contatti con gli organizzatori e preso gli accordi per il prestito delle opere, d'intesa con il Comune di Varallo, proprietario del complesso, e seguirà le operazioni di imballo, trasporto e allestimento delle opere in mostra. |
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Conferenza Gaudenzio Ferrari dentro e fuori dalla cappella della Crocifissione |
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Sabato 1 agosto 2009Una conferenza insolita per i week end d'arte 2009. Sabato 1 agosto, alle 20 e 45, il direttore della riserva regionale, Elena De Filippis illustrerà la cappella della Crocifissione di Gaudenzio Ferrari al Sacro Monte di Varallo. Oltre ad esporre alcune nuove ipotesi sulla decorazione di Gaudenzio, proietterà le immagini della cappella sulla sua parete esterna, che affaccia sulla piazza. |
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Arte e musica nei programmi estivi della Riserva del Sacro Monte |
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Continua l'impegno della Riserva regionale per la promozione del Sacro Monte. Anche quest'anno partiranno sabato 25 luglio le conferenze dei "Week end d'arte a Varallo" il ciclo di incontri sull'arte del Sacro Monte e della Valsesia lodato anche dalla stampa nazionale (l'inserto domenicale del Sole24 ore vi dedicò un articolo l'anno scorso). Accanto all'arte figurativa avranno spazio la musica e la prosa con Elio di "Elio e le Storie Tese" presente al Sacro Monte il 6 settembre in piazza della Basilica e ancora musiche romantiche e letture in un concerto in basilica domenica 19 settembre che chiuderà la stagione culturale dell'ente regionale. Il programma dei "week end d'arte" propone due novità di rilievo: i temi trattati, anche non storico-artistici e l'ambientazione, con un incontro tenuto all'aperto in piazza della Basilica con le immagini proiettate sulla parete della cappella della Crocifissione. La prima conferenza, che si terrà sabato prossimo nella chiesa della Madonna delle Grazie (ore 18) propone uno sguardo nuovo sul paesaggio, l'ambiente e la vita collettiva del Piemonte di inizio Seicento (relatori Alessandra Ruffino, storica della letteratura e Davide Papotti, geografo). I Sacri Monti di Varallo e di Crea e Torino, capitale del ducato sabaudo, verranno guardati attraverso l'occhio di un illustre viaggiatore del primo Seicento, l'artista marchigiano Federico Zuccari (1605-1607). Il nostro Sacro Monte è per Zuccari "una delizia per se stesso", il Sesia è un fiume "assai precipitoso, il quale poi va serpeggiando più quietamente, e rinfrescando una bellissima campagna a Mezzogiorno fertile e graziosa". Nonostante la provenienza dall'Italia centrale, dove si celebravano le glorie di Raffaello e Michelangelo, l'insolito turista giudica Gaudenzio artista lodevolissimo sia in pittura che in scultura, tanto da ritenerlo allievo del sommo Raffaello. Il Sacro Monte di Crea, da poco cominciato, prometteva, ai tempi dell'artista-viaggiatore, di crescere fino a più di quaranta cappelle e di essere non meno bello di quello di Varallo, anzi di più- scriveva Zuccari-. La Torino di primo Seicento era una città godereccia, ove si tenevano, intorno alla corte, continue feste e balli in maschera carnevaleschi. Il secondo e il terzo incontro ruoteranno intorno alla figura di Gaudenzio Ferrari, rispettivamente il primo agosto (alle 20 e 45) ed il 5 settembre (alle 17). L'ambientazione della conferenza del primo agosto è quasi inedita: si parlerà di novità sull'opera di Gaudenzio per la cappella della Crocifissione, indagata e messa a confronto anche con i disegni dell'artista, e le immagini verranno proiettate sulla parete esterna della cappella stessa agli spettatori che siederanno nella piazza (in caso di pioggia ci si trasferirà nella sala cappella dell'Albergo Casa del Pellegrino). Relatore sarà il direttore del Sacro Monte, Elena De Filippis. Il cinque settembre, nella sala cappella dell'Albergo Casa del Pellegrino, gentilmente messa a disposizione dai gestori, Maria Teresa Binaghi Olivari, studiosa molto nota in ambito milanese, inquadrerà un'opera inedita di Gaudenzio scultore nel panorama della scultura in terracotta lombarda. Il 6 settembre, alle 10, nella parrocchiale di Borgosesia, Massimiliano Caldera, funzionario della Soprintendenza per i beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici, illustrerà la pala di Bernardino Lanino, da poco restaurata. Alle 18, di nuovo al Sacro Monte, in piazza della Basilica, avrà luogo lo spettacolo di Elio di "Elio e le Storie Tese". Per finire il 19 settembre, ancora alle 18, in Basilica, Antonella Banaudi (soprano) e Massimo Dal Prà (organo) ci offriranno un concerto con musiche di Verdi, Wagner, Bizet e Mascagni. I due ultimi incontri sono il frutto della ormai consolidata collaborazione fra la Riserva del Sacro Monte, la Regione e la società Holden Art di Torino. |
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Quattro politecnici europei al Sacro Monte per progettare la città verde |
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Dal 19 luglio al 31 luglio 2009Dal 19 luglio al 31 luglio quarantotto studenti di architettura, italiani, austriaci, sloveni e rumeni, guidati da quindici docenti delle quattro università, saranno ospiti della Riserva del Sacro Monte per lavorare insieme, nell'ambito di un progetto di cooperazione comunitaria, ad una ricerca sul tema della "città verde, strategie per la trasformazione dei paesaggi urbanizzati". Le università sono il politecnico austriaco della Carinzia, le facoltà di urbanistica ed architettura di Bucharest, in Romania, la facoltà di architettura di Ljubljana in Slovenia e il Politecnico (facoltà di architettura) di Milano. |
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Parrucche e parrucchieri per le statue del Sacro Monte? |
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Non è uno scherzo. A fine Ottocento furono chiamati dei parrucchieri esperti nell'acconciare gli attori di teatro, per rinnovare le parrucche e le barbe delle statue delle cappelle. I capelli sporchi o radi davano l'impressione di trascuratezza. Occorreva ridare alle statue l'antico decoro, anche portandole dal parrucchiere, o meglio, facendo venire a casa il parrucchiere, come si faceva una volta. I capelli "naturali" delle statue sono un elemento distintivo del Sacro Monte di Varallo. Al Sacro Monte di Orta le chiome sono modellate in terracotta. Ma nella lunga storia del nostro Sacro Monte non è sempre stato così. Le prime statue erano in legno colorato ed avevano capigliature scolpite. Poco più tardi, all'inizio del Cinquecento, le sculture in legno furono sostituite dai manichini vestiti con tele gessate (come le statue dell'Ultima Cena) che portavano capelli veri. La scelta di imitare il più possibile le figure umane condusse a questa singolare finzione. Una soluzione adottata anche da Gaudenzio che oltre a dare alle sue immagini movenze e d espressioni il più possibile naturali, le completava con barbe e capelli veri. Col diffondersi di questa moda, già nel XVI secolo apparvero innaturali e rozze le sculture più antiche, le cui capigliature scolpite vennero così coperte da parrucche, come abbiamo constatato quando abbiamo restaurato il Cristo morto nel Sepolcro. La situazione si capovolse in un certo senso nell'Ottocento, un periodo in cui diffondesi di un gusto che privilegiava l'arte classica (pensiamo ai marmi candidi di Canova), fece giudicare le nostre statue il prodotto di un'arte popolare o minore. Così il direttore della National Gallery di Londra, Charles Eastlake sulla metà di quel secolo classificò il Sacro Monte di Varallo come un'assurda esibizione di statue vestite simili per stile a quelle del Museo delle cere di Londra, ma di qualità inferiore. Non è forse un caso che alcuni interventi di restauro ottocenteschi abbiano cercato di nobilitare le statue rimuovendo chiome e parrucche per modellarvi nuovi capelli in gesso. Questo pregiudizio artistico ha continuato ad influire negativamente sulla fortuna del Sacro Monte fino all'inizio del Novecento. Conservare i capelli in ordine e puliti è sempre stato un problema. I documenti antichi dell'archivio del Sacro Monte ci riportano un gran discutere su come conservarli o rinnovarli. Le chiome con il tempo si impoverivano e sporcavano. Ci è capitato ancora qualche anno fa di accorgerci che alcuni ciuffi di capelli di una statua della cappella dell'Ecce homo erano stati rimossi ed utilizzati da un uccellino per costruirsi un nido poco distante. Generalmente le chiome venivano sostituite. Un documento di inizio Novecento racconta di un massiccio acquisto di crine animale, nero, grigio e rosso da utilizzarsi per rinnovare barbe e capelli da parte del direttore artistico Pietro Galloni, da una ditta che lo produceva per i materassi. Era assolutamente sterilizzato, garantiva la ditta. Ma già in quegli anni si cominciava a discutere della necessità di conservare alle statue l'aspetto (e quindi anche l'acconciatura) antichi. L'ultimo grande rinnovo di barbe e capelli risale ai restauri di fine anni Sessanta del Novecento. Cristo e gli apostoli dell'Ultima Cena sono stati dotati di parrucche all'ultima moda, che si portano stampata su la data di quel restauro, condizionata dal gusto di allora. Oggi che interveniamo sulle statue restaurate in quegli anni (ad esempio le sculture della cappella dei Magi) ci troviamo a ragionare su altre possibili soluzioni per cercare di riproporle il più possibile vicine a come le vedeva il visitatore di allora e a come l'artista le aveva realizzate, a quello che oggi chiamiamo "lo sguardo d'epoca". Un aiuto può venirci da antichi disegni e da fotografie fotografie storiche che ci riportano indietro nel tempo. Elena De Filippis, Direttore della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Varallo |
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Arte e fede al Sacro Monte |
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Sabato 30 maggio - sabato 6 giugno 2009L'anno scorso, proprio di questi tempi, il Sacro Monte ospitava il festival Imago Veritatis, tre giorni dedicati al Sacro Monte, studiato come modello del rapporto fra arte e fede, testimonianza altissima di come il sentimento religioso abbia espresso veri e propri capolavori d'arte. Il 30 maggio prossimo si torna a riflettere, sempre al Sacro Monte, sul rapporto tra arte e fede, o più precisamente sul rapporto tra fede e arte contemporanea. La Società ASC (Arte Sacra Contemporanea) organizza infatti un'intera giornata su questo tema. Una giornata che leggerà l'argomento da trecentossessanta gradi, che vedrà alternati momenti di visita alle opere d'arte del Sacro Monte e della chiesa della Madonnna delle Grazie, a momenti di studio e riflessione, a incontri musicali e teatrali.
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XI edizione Peregrinatio |
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A piedi dal Sacro Monte d'Orta al Sacro Monte di VaralloSituati in due vallate contigue il Sacro Monte d'Orta e il Sacro Monte di Varallo sono da secoli meta di pellegrinaggi da parte di fedeli provenienti da comunità distanti anche decine di chilometri. Alcuni di essi erano diventati delle consuetudini e si ripetevano tutti gli anni. |
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Lavori di primavera al Sacro Monte |
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L'Italia ha un patrimonio artistico pari al 50% di quello mondiale, o al 30% o al 60%. Se ne discute. Le stime corrono. Sia come sia, ha una fetta molto rilevante delle ricchezze artistiche dell'intero globo. Ma ne conseguono gioie e dolori. Questo è per il paese un vanto, ma comporta una notevole spesa, che sembra proprio che non possiamo permetterci, stando ai continui tagli al finanziamento del Ministero per i Beni Culturali. E allora, come nel campo della sanità, non si fa che parlare di prevenzione. Occorrerebbe evitare i restauri, molto costosi, e anche traumatici per le opere, proprio come le operazioni chirurgiche, e fare "prevenzione". Il che costa molto meno ed è forse la sola strada per conservare un patrimonio di grande entità. Niente di nuovo sotto il sole. Una volta non si usavano termini roboanti, ma un'economia molto attenta all'uso delle risorse portava ad assidue cure per la manutenzione dei beni. Lo sapevano bene i vescovi, quando avevano in cura il Sacro Monte. Il vescovo Tornelli, a metà Seicento, emanava per il Sacro Monte di Orta (che forse era allora più malconcio di quello di Varallo) istruzioni puntuali (e obbligatorie) sulla manutenzione ordinaria dei tetti, che voleva eseguita con regolare periodicità, su tutte le cappelle. I vescovi erano consapevoli che se fosse entrata dell'acqua attraverso le coperture, avrebbe danneggiato irreparabilmente gli affreschi interni con conseguenti ingenti spese. La Riserva del Sacro Monte di Varallo, che ha da mantenere centinaia di metri quadrati di coperture (e di dipinti sottostanti) ha ripreso (per una consapevole scelta unita anche ad un'economia di gestione) quest'antica tradizione. In primavera e nel tardo autunno un artigiano "beolista" qualificato procede alla verifica a tappeto delle coperture delle cappelle. I nostri tetti sono i tipici tetti in beola alla valsesiana: sulla struttura lignea (la travatura), sui cui è poggiato un tavolato, sono poste delle lastre in pietra locale, dette "beole". La tenuta del tetto è garantita dalla corretta sovrapposizione delle beole, che stanno ferme grazie al loro peso. Se sono ben posate possono resistere anche per secoli. Posare un tetto in beole richiede estrema perizia: vuol dire realizzare bene la struttura lignea, allineare le lose sulle tavole di castagno (che vanno posate a gradoni perché le lastre in pietra non scivolino), scegliere beole che non abbiano cavità sulla superficie ove potrebbe ristagnare l'acqua, scheggiarle accuratamente in modo che l'acqua defluisca correttamente e mille altri trucchi di mestiere. E' fondamentale garantirsi per questo lavoro artigiani qualificati. La Riserva, dopo aver proceduto alla manutenzione straordinaria dei tetti di buona parte delle cappelle del Sacro Monte, ha avviato e consolidato l'esperienza della manutenzione ordinaria dei tetti e dei canali di gronda e pozzetti delle cappelle. Dopo un' abbondante nevicata, infatti, qualche corso di beole può scivolare verso il basso. Foglie e detriti vegetali possono intasare i canali di gronda, ove viene convogliata e allontanata l'acqua, un ramo caduto può spezzare la beola sottostante. Perciò dopo le nevicate, in primavera, e poi dopo la caduta delle foglie, nel tardo autunno, controlliamo e puliamo manto e canali di convogliamento delle acque, per essere sicuri che i tetti tengano e che l'acqua defluisca correttamente. Se fuoriesce dai canali, ruscella sull'intonaco esterno e può provocare danni alle murature o anche agli affreschi interni. L'artigiano beolista immette acqua nei canali e verifica che al piede della muratura l'acqua scorra e che i pozzetti siano puliti. Sostituisce le beole rotte, sistema i corsi che hanno subito scorrimenti. In caso di piogge molto abbondanti, come è avvenuto nelle scorse settimane, viene a percorrere i sottotetti ispezionabili (quelli che consentono il passaggio di una persona) per verificare se ci sono anche solo piccole infiltrazioni di acqua. Poi interverrà per i rimedi necessari: sigillare un faldale, controllare la tenuta dei serramenti del lanternino. Queste cure sono necessarie e sufficienti per quei tetti (la maggior parte) che sono in buone condizioni. Fa eccezione qualche caso, come quello del complesso di Nazaret e della cappella delle Tentazioni, fra i più antichi del Sacro Monte, che necessitano di manutenzione straordinaria urgente. Per fortuna, su questi e su altri due tetti meno gravi è imminente un intervento del Comune di Varallo con fondi regionali. |
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Perché le statue del Sacro Monte sono sporche? |
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Quante volte abbiamo udito il turista occasionale, il pellegrino devoto o il fedele durante le processioni, ancor più quando vengono aperte le grate, osservare come gli interni delle cappelle del Sacro Monte, e soprattutto le statue, non siano in buone condizioni. Viene spontaneo dire: "ma la Riserva, l'ente regionale creato per conservare il Sacro Monte, cosa fa? Le statue sono sporche e malconce, perché non si comincia a pulirle per dare all'insieme un aspetto più decoroso? Bisognerebbe assoldare degli addetti alle pulizie che lavino, spolverino, rimuovano sporcizia e polvere". Sembra facile, ma le statue delle cappelle sono malate. I pavimenti sono rovinati. Non basta chi pulisce, ci vuole chi ripari. E occorrono fondi per riparare (cioè restaurare). La Riserva ogni anno fa fare ad un esperto restauratore due giri di controllo ed anche di pulizia vera e propria all'interno delle cappelle, e gli fa realizzare piccoli interventi su quelle necessità nuove o urgenti che emergono durante il controllo e la pulizia. E allora perché le cappelle non migliorano? Le cappelle sono migliorate, potremmo rispondere. Chi ripensa a dieci-dodici anni fa o scorre foto di allora non può non accorgersi che la pulizia e il decoro sono decisamente migliorati. Prima c'erano foglie secche, monete tirate dai pellegrini (pericolose per le statue), ragnatele in quantità, e capitava di trovare dentro le cappelle anche resti di piccoli animali morti. Oggi i pavimenti sono puliti, le ragnatele non penzolano più come una volta, anche le monete sono quasi scomparse. Le vetrate sono generalmente pulite. Non è migliorata però in modo vistoso la pulizia delle statue. Ma c'è un motivo. Le sculture sono state tutte ridipinte nel tempo una o anche più volte, perché il colore sulla loro superficie è fragile. Per coprire i buchi provocati dalla caduta di colore nei secoli scorsi si chiamava spesso un decoratore o un imbianchino a ridipingerle e a rinnovarne l'aspetto con vernici più o meno collose e rilucenti (abbiamo trovato diffuse tracce di cera, di gommalacca, ma anche di flatting). Questi materiali, sovrapposti al colore originale, si sono alterati facendolo arricciare e sollevare. Hanno assorbito sudiciume e polvere rendendo difficile conservare un aspetto decoroso alle figure senza ricorrere ad interventi drastici. Lo notava a fine Ottocento lo scultore Della Vedova, incaricato di restaurare le statue della cappella della "Salita al Calvario", che non trovava altro rimedio che rimuovere completamente il colore dalle statue (salvando, per fortuna il colore antico sui volti, forse meno ridipinti) e poi ridipingerle. Ora non si lavora più così. Sappiamo che i nostri più famosi artisti, Gaudenzio Ferrari e Giovanni d'Enrico (insieme ai fratelli Tanzio e Merlchiorre), hanno colorato le loro statue e le hanno dipinte con la stessa gamma di colori utilizzata per le figure dipinte sulle pareti delle stesse cappelle, così da ingannare l'occhio dello spettatore che quasi non distingueva le figure dipinte e quelle scolpite. Ed allora oggi, restaurando, non ci permettiamo di raschiare via il colore originale di Gaudenzio (anche se coperto da brutti strati soprastanti). Speriamo, prima o poi (quando i fondi ce lo consentiranno, di recuperarlo. E' questa la ragione per cui le statue sembrano sporche. Il restauratore che entra due volte l'anno nelle cappelle (ci piacerebbe, se i fondi ce lo consentissero, aumentare i giri di controllo e pulizia) e spolvera con un pennellino o un piumino le statue, proprio come si fa a casa per togliere la polvere, mantiene belle e pulite le statue restaurate da poco, ma non sfiora neppure quelle in cui il colore è sollevato (e anche intriso di polvere), per evitare che cada in pezzi e si perda. Anche l'uso di acqua o solventi che possono rilasciare umidità, è vivamente sconsigliato in una realtà umida come il Sacro Monte, e porterebbe alla crescita di microrganismi dannosi (muffe, licheni, batteri). Non ci sono soluzioni facili e miracolose. Occorre programmare un intervento di restauro che prima fissi, consolidi il colore in superficie perché non cada, e poi proceda con la pulitura e il restauro vero e proprio. Rimuovere la polvere non è un'operazione semplice (ed economica) come può apparire. Le statue sono più di ottocento. Vanno programmati i restauri e reperiti i fondi necessari. Come sta facendo la Riserva ricorrendo, oltre che ai finanziamenti pubblici, anche a fondi di fondazioni bancarie e di sponsor. E' un lavoro lungo che con il sostegno anche dei privati potrebbe procedere più spedito. Nel frattempo, per consolarci, possiamo rileggere le descrizioni dei vescovi che visitavano il Sacro Monte nei secolo scorsi, conservate all'Archivio diocesano di Novara. Il vescovo Volpi nel 1628 lo percorre e controlla per intero. Erano i tempi in cui il complesso era ancora in costruzione, distanti solo una ventina d'anni dai grandi lavori fatti fare dal vescovo Bascapè (morto nel 1615) a cui dobbiamo la realizzazione e decorazione di più di dodici di cappelle. La precedente visita vescovile (del cardinal Taverna) risaliva al 1617. Volpi trova il Monte nel 1628 in uno stato che oggi definiremmo di semiabbandono, con l'umidità che diffusamente "guasta le statue, et pitture" e pavimenti e "muri rotti", ma anche come scrive- raccomandando di porvi rimedio, vede vetrate "lordissime" e dentro le cappelle "sterchi de' sorci", rami secchi, foglie e "immondizia grande" dappertutto. L'impressione è che, nonostante tutto, il Sacro Monte sia più curato oggi. |
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XI Settimana della Cultura: 18-26 aprile 2009 |
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Comunicato stampa - 10 Aprile 2009"La Cultura è di tutti: partecipa anche tu" è lo slogan con il quale il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha promosso l'XI Settimana della Cultura che si svolgerà tra il 18 e il 26 aprile 2009. |
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Il Sacro Monte, modello di città ideale |
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Comunicato stampa - 9 Aprile 2009Il Sacro Monte, sito Unesco dal luglio 2003, è visitato oggi (e già da secoli) per motivi religiosi e per interesse artistico. C'è chi lo frequenta anche perché è un posto piacevole dove trascorrere un po' di tempo al fresco, in compagnia dei propri pensieri, di amici, del proprio cane. E' un luogo di arte e di fede, ma anche un singolare giardino pubblico e ancora una sorta di piccola città storica con le sue strade e le sue piazze, quella civile e quella religiosa, per fortuna risparmiate dal traffico automobilistico, dal caos e dal rumore delle città vere. Una città ideale in cui armoniosamente convivono architettura e natura in un singolare equilibrio. Proprio questa sua caratteristica ha attirato la seconda facoltà di architettura di Milano che lo ha scelto come sede di uno stage internazionale legato ad un progetto che si propone di insegnare a progettare in armonia e nel rispetto del paesaggio. Il contatto è nato l'anno scorso con la collaborazione avviata dal Direttore della Riserva regionale del Sacro Monte con la seconda facoltà di architettura di Milano, sfociato allora nella realizzazione dei modellini plastici di tutte le cappelle del Sacro Monte e nella mostra che a maggio li ha visti esposti nella piazza della Basilica. Il lavoro è proseguito in uno scambio di proposte e stimoli per continuare a fare del Sacro Monte un grande laboratorio. Il risultato è che a luglio quarantotto studenti di architettura, italiani, austriaci, slovacchi e rumeni, guidati da quindici docenti, verranno a Varallo nell'ambito di un progetto di cooperazione comunitaria e vi si fermeranno una dozzina di giorni. Gli studenti e i professori del Politecnico di Milano, dell'università della Corinzia, di Bucarest e di Lubiana vivranno al Sacro Monte e lo prenderanno in un certo senso a modello per progettare in armonia con il paesaggio nuove strutture in Valsesia. Dal Monte si sposteranno ad esaminare e progettare soluzioni di integrazione fra strutture e infrastrutture e paesaggio (il tema del progetto è : "la città verde, strategie per le progettazioni future del paesaggio urbanizzato") che volendo potranno divenire utili spunti di riflessione per la comunità valsesiana. Verranno presi contatti con un paio di Comuni, per realizzazioni mirate, d'intesa con le amministrazioni. Non si tratterà certo di progetti esecutivi, ma l'interazione sarà senz'altro stimolante. Dunque ancora il Sacro Monte che fa scuola, questa volta su di un tema apparentemente inconsueto, quello della città ideale e dell'armonia paesaggio e costruito. |
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Ospiti illustri al Sacro Monte |
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Comunicato stampa - 23 marzo 2009Sono stati tanti gli ospiti illustri nella storia del Sacro Monte, sin dalle origini. Charles d'Amboise, governatore francese del ducato di Milano, luogotenente di Luigi XIII, aveva programmato di passare la settimana santa del 1505 al Sepolcro di Varallo. Lo dichiarava il suo ambasciatore in una lettera del 2 marzo inviata ad Alfonso d'Este, duca di Ferrara. La visita, rimandata a dopo la Pasqua, cadrà il 5 aprile dello stesso anno. |
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Ferrara Festival |
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Comunicato stampa - 16 marzo 2009L'Assessore regionale ai parchi ha ricordato in una sede pubblica che l'eccellenza del Sacro Monte di Varallo (e dell'ente regionale che lo gestisce) è nel restauro e nella conservazione del complesso. Sarà contento allora di sapere che la Riserva porterà il 25 marzo prossimo le esperienze di manutenzione programmata del suo patrimonio (uniche in Italia) e di restauro del Sacro Monte alla XVI fiera del Restauro di Ferrara, il più importante salone internazionale dell'Arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali, il luogo per eccellenza in cui da anni si incontrano le esperienze del pubblico (le Soprintendenze, i Musei, le due scuole italiane di restauro, l'Istituto Superiore Centrale per il Restauro e l'Opificio delle Pietre Dure) e del privato (gli operatori e le ditte di restauro) per mostrare il più alto livello di eccellenza (unico nel mondo) raggiunto in Italia su questo terreno. |
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Programma di conservazione e restauro |
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Comunicato stampa - 24 Febbraio 2009
La Riserva regionale del Sacro Monte di Varallo ha messo a punto nel tempo un programma di conservazione e restauro che si articola in due percorsi paralleli. Da una parte le operazioni necessarie per evitare il progredire del degrado in corso e mantenere i risultati dei restauri effettuati: il controllo dei tetti delle quarantacinque cappelle e dei canali di scarico delle acque piovane, nonché la pulizia e verifica dello stato di conservazione delle opere d'arte interne (statue e dipinti) due volte l'anno, accompagnata da limitati interventi straordinari. Dall'altra il restauro vero e proprio, consentito ultimamente dal prezioso sostegno oltre che della Regione, di fondazioni bancarie legate al nostro territorio come la Compagnia di San Paolo, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Vercelli e la Fondazione della Banca Popolare di Novara per il Territorio. |
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La Fondazione della Banca Popolare di Novara per il Territorio aiuta di nuovo la Riserva del Sacro Monte |
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Comunicato stampa - 16 Febbraio 2009
Sono tempi duri questi per le pubbliche amministrazioni, come anche per l'economia e per il mondo imprenditoriale e finanziario in generale. In altri momenti, difficili per gli enti pubblici, per fortuna grazie all'appoggio di fondazioni bancarie e di imprese si potevano portare a termine progetti anche ambiziosi. Ora anche le fondazioni sono messe a dura prova dalla crisi finanziaria. Così stringono i cordoni della borsa e se intervengono lo fanno in modo più oculato e selettivo. Perciò è ancora maggiore la soddisfazione che muove la Riserva regionale che gestisce il Sacro Monte di Varallo. La Fondazione della Banca Popolare di Novara per il Territorio conferma il suo sostegno al Sacro Monte, nonostante le difficoltà del momento. E' della settimana scorsa, anche se la cosa era già nell'aria. Ora una lettera la conferma. |
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Il giardino del Sacro Monte |
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Comunicato stampa - 10 Febbraio 2009
Il Sacro Monte non è solo un luogo di turismo culturale e religioso, è anche un luogo ameno, piacevole, in cui è bello fare una passeggiata nel verde, nel percorso fra le cappelle e ritrovarsi con i propri pensieri. Dopo l'istituzione della Riserva regionale è inoltre cresciuto l'interesse per l'aspetto ambientale e paesaggistico. Come negli altri Sacri Monti, anche in quelli stranieri, finanche in quelli dell'Europa dell'est, della Polonia, dove la pratica religiosa è più assidua che da noi, c'è anche chi sale a piedi, camminando o correndo, al Sacro Monte per una salutare pratica sportiva, chi lo frequenta per sgranchirsi le gambe e portare a spasso il cane. |
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Segreti tecnici al Sacro Monte |
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Un cantiere, come il Sacro Monte, che ha avuto una durata secolare, ha favorito la conoscenza diffusa di tecniche costruttive, di espedienti, trucchi di mestiere in grado di garantire la conservazione, nel tempo, di edifici, murature, tetti, intonaci? E' possibile studiare e ricostruire queste tecniche e questi materiali e magari anche replicarli e, forse, riproporli sul mercato? E' fanta-tecnica pensare che un giorno di possa produrre ex novo, magari anche a livello industriale, un intonaco "Sacro Monte" a denominazione di origine controllata, copiato dagli esempi di intonaci "storici" delle cappelle del Sacro Monte? La Riserva del Sacro Monte, l'ente regionale che gestisce il complesso, ha in corso una collaborazione con il Politecnico di Torino, facoltà di ingegneria e di architettura, finalizzato a conoscere tecniche e materiali costruttivi propri del Sacro Monte, a studiarne le caratteristiche, il comportamento e a cercare, ove giovasse per la conservazione del patrimonio, di riprodurli. Questo studio è partito per la necessità di conoscere la composizione e le caratteristiche dell'intonaco esterno del complesso del Calvario, in vista del suo restauro. Allora docenti e ricercatori del Dipartimento di Scienza dei materiali e ingegneria chimica, del Dipartimento di Ingegneria del Territorio, dell'Ambiente e delle Geotecnologie, del Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi edili e Territoriali e del Dipartimento di Scienza dei Materiali e Ingegneria Chimica avevano cooperato con la Riserva ed il risultato della ricerca comune, oltre ad essere servito per guidare le scelte di restauro, era sfociato in un articolo sulla rivista "Arkos. Scienza e restauro dell'architettura". Oggi la cooperazione sta per riprendere con obiettivi più ambiziosi e meno circoscritti: scoprire se esistono trucchi tecnici, tecniche di cantiere tramandatesi nei secoli messe a punto per garantire un'ottimale conservazione del patrimonio in una situazione ambientale come quella del Sacro Monte. E verificare se è possibile ricostruire queste tecniche e replicarle nel corso degli interventi di restauro. La lotta fra i gestori del Sacro Monte (una volta i vescovi e la fabbriceria, oggi la Riserva regionale) e le condizioni ambientali con cui interagiscono le cappelle (contrassegnate da un'elevata umidità) dura da secoli. Anche nel Seicento i vescovi venuti al Monte in visita pastorale constatavano i segni del degrado dovuto all'azione dell'umidità, alla pioggia battente, all'infiltrazione di acqua nelle murature. Perciò indicavano soluzioni ed espedienti per proteggere le pareti e le opere d'arte conservate all'interno delle cappelle. Il vescovo Bascapè (1593-1615) ordinava di proteggere con delle contromurature le pareti affrescate poste a nord, attaccate dalla pioggia battente. Chiedeva di costruire delle intercapedini per isolare le cappelle parzialmente interrate dal terreno circostante. Non sarà certo un caso se diverse cappelle del Sacro Monte presentano proprio sulle pareti esposte a nord un intonaco storico con una grana sottilissima, quasi impermeabile, un intonaco compatto, liscio e privo di porosità, quasi come il marmo. Una specie di mastice durissimo che aveva la capacità di proteggere le murature dall'umidità. Un intonaco di questo tipo, come ricordava il Rettore del Sacro Monte all'inizio del Novecento, proteggeva sino a qualche decennio prima anche la parete del Palazzo di Pilato sopra la galleria che affaccia su piazza dei Tribunali (ne abbiamo ritrovato tracce durante i restauri di dodici anni fa). Purtroppo, il nuovo intonaco steso a fine Ottocento e decorato con motivi architettonici dipinti (una facciata con finestre e un'arcata) non aveva più queste caratteristiche, era poroso e a grana grossa, molto più carente nella funzione di proteggere la parete interna della cappella dell'Ecce Homo, con i dipinti del Morazzone, e assorbiva invece la pioggia e l'umidità che interessavano la parete, esposta a nord. Che vi fossero ricette locali, tecnologie messe a punto e affinate proprio per difendere le murature (e gli affreschi interni) da condizioni ambientali di elevato "stress" lo confermano anche i documenti d'archivio che hanno rivelato come nel pieno Ottocento, per rifare l'intonaco su alcune pareti si fosse impiegata una malta con calce di Maggiora, ferro, caolino ed altre sostanze che la rendevano quasi una calce "idraulica" altamente resistente all'umidità. E allora perché non imparare dai nostri bisavoli e recuperare i trucchi di un'epoca in cui capacità tecniche secolari, studiate per uno specifico luogo potevano proteggere un patrimonio di grande importanza economica oltre che artistica, come il Sacro Monte, forse meglio di oggi che usiamo prodotti universali e globalizzati? |
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Il 2008 è stato un anno straordinario per la promozione del Sacro Monte |
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Comunicato stampa - 27 Gennaio 2009
Il 2008 è stato un anno straordinario per la promozione del Sacro Monte, gettonatissimo negli ultimi mesi: da "Bell'Italia" alla BBC inglese, a Rai Cinema, alle edizioni Paoline per un film su Giovanni Paolo II, tutti programmi interessantissimi che hanno visto l'obiettivo della telecamera tra fine agosto e dicembre puntato ripetutamente sul Sacro Monte. E' stato un onore per gli operatori della Riserva regionale accompagnare tecnici e registi, collaborare, spiegare e cercare, se possibile, di incrementare l'interesse per il nostro complesso. Nel mese di agosto le edizioni San Paolo Multimedia hanno girato per tre giorni di fila al Sacro Monte per un filmato sulla vita di Giovanni Paolo II volto a realizzare una via crucis con immagini e testi in viva voce del papa. Numerose tappe della via crucis sono state visualizzate con le scene delle cappelle del nostro Sacro Monte. Nell'ottobre scorso la puntata di "Bell'Italia", realizzata per interessamento della Riserva, ci ha fatto entrare nelle case di tante famiglie italiane con la competenza e la professionalità di Marco Hagge che è riuscito senza forzature e in un linguaggio chiaro a spiegare la storia e la straordinarietà del Sacro Monte portandoci tanti nuovi frequentatori, pur in bassa stagione. |
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Un Natale al Sacro Monte |
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Nel 1478, di ritorno dai luoghi ove aveva vissuto Gesù, Bernardino Caimi concepì l'idea di costruire una piccola Terra Santa più accessibile e "compressa", con relazioni e distanze adattate agli spazi disponibili: Nazaret, Betlemme, Gerusalemme, località che distano decine di chilometri fra loro, furono assemblate in poco più di tre ettari per una visita più agevole ai luoghi della vita di Cristo mentre i turchi infestavano il Mediterraneo. Ancora oggi la Betlemme varallese, costruita all'inizio del XVI secolo, assolutamente identica al prototipo sin nei minimi dettagli, è il luogo esistente più simile alla Basilica inferiore di Betlemme (in Palestina) dove c'è la grotta che si ritiene abbia ospitato la nascita di Cristo. Sono convinta, dopo esserci stata, che il padre fondatore si sia servito di disegni, schizzi, misure riportate, ma forse anche di modellini plastici, per questa riproduzione in cui anche i dati volumetrici sono assolutamente simili. L'effetto doveva essere stupefacente per il fedele di allora che aveva un patrimonio di immagini molto più limitato del nostro, in cui si affastella tutto l'immaginario filmico e televisivo (e ora anche del mondo virtuale). Allora era diverso, non c'era abitudine alla finzione scenica. In Palestina, come a Varallo, il pellegrino devoto poteva entrare in questi luoghi, calpestare il terreno su cui Cristo era passato, ma qui c'era qualcosa in più. Gli spazi erano popolati dai protagonisti della storia sacra: la grotta della Natività sopra l'altare con la stella di Davide, identica, e al suo interno la Sacra Famiglia che si poteva osservare da una distanza così ravvicinata da poter contare i capelli della Madonna e fissarla negli occhi e sussurrarle speranze e preghiere nell'orecchio, anche solo bisbigliando. Una scena di raccolta eleganza, ma di figure così umane e vicine al mondo reale (in questo l'abilità di Gaudenzio), una bella giovane donna presa dalla vita di tutti i giorni insieme ad un anziano, ma sereno consorte. Doveva essere uno spettacolo di estremo coinvolgimento e suggestione. Nella cappella dei Pastori la scena era più ricca, ma ugualmente vera, con personaggi reali, poco più alti delle persone di allora, con barbe e capelli veri, con vesti, espressioni e movenze identici a quelli dei fedeli che si affacciavano alla cancellata, pastori, contadini, donne, bambini. Uno spettacolo che colpiva anche il cuore dei devoti. Di nuovo si poteva andare così vicino alle figure da poterle quasi toccare. Un visitatore di eccezione, Gerolamo Morone, un diplomatico inviato dal governo francese di Milano per discutere problemi di confine in Valsesia, passava nel 1507 per Varallo, attirato dalla fama del posto ove erano riprodotti i luoghi della vita di Cristo. Lo spettacolo gli apparve così coinvolgente che dichiarò di aver perso ogni contatto con la realtà, e di avere dimenticato tutto, rimanendovi completamente assorbito. Raccontò di non aver mai vissuto sensazioni simili in tutta la sua vita. Di lì a poco (intorno al 15151-1520) Gaudenzio Ferrari rese lo spettacolo ancora più coinvolgente, creando un diorama d'altri tempi, o uno spettacolo multimediale. Nella cappella della Crocifissione il pellegrino entrando era nello stesso spazio delle statue che recitavano con estremo realismo descrittivo e di sentimenti la scena più drammatica dell'intera vita di Cristo, la sua morte in croce. Ma l'artista oltre alle statue, aveva disposto anche una serie di figure, dipinte sulle pareti, anzi aveva riempito le pareti di personaggi, grandi come le sculture, che partecipavano anch'essi alla scena. Immaginiamo il pellegrino, entrato nella cappella e insieme entrato dentro il racconto, che non sa più dove guardare, se le statue o tutte le pareti con le figure dipinte più grandi di lui che lo attorniano. E' circondato. E' parte della scena e del racconto sacro. Intorno a lui ci sono personaggi reali che enfatizzano questa sensazione, il gozzuto, la zingara con il bimbo seminudo e il cagnolino, il vecchio sdentato. E' un grande diorama che interessa 360 gradi di cui ognuno era parte e nel quale ciascuno condivideva il dramma di Cristo senza poter scampare, in tre dimensioni fisiche, con l'aggiunta della dimensione emotiva. Si potrebbe parlarne per pagine e pagine. E' la grande originalissima invenzione di Gaudenzio che si sposa con la volontà dei fondatori del Sacro Monte, francescani, che volevano uno spettacolo vero e coinvolgente, per fare immedesimare il fedele e indurlo alla preghiera e fargli vivere dal vero le emozioni che avevano guidato Cristo lungo la Passione. Un'invenzione che ha mantenuto intatta la sua efficacia coniugando la fede con una capacità artistica di altissimo livello. |
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Percorso per disabili |
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Sabato 8 novembre il percorso verrà ufficialmente aperto al pubblicoPrimo fra i Sacri Monti piemontesi il Sacro Monte di Varallo dispone di un percorso per disabili che conduce dall'ingresso sino alla Basilica e all'Albergo del Pellegrino. Il taglio del nastro dell'itinerario avrà luogo, con cerimonia pubblica, sabato 8 novembre alle 14 e 30 alla presenza dei rappresentanti della Riserva, del C.A.I. Varallo, che ha appoggiato e contribuito alla realizzazione dei lavori, delle autorità, e di tutti coloro che vorranno partecipare. Prenderà parte alla cerimonia anche Paolo Viganò il ciclista di Civiasco vincitore della medaglia olimpica alle paralimpiadi di Pechino 2008. |
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5° anniversario riconoscimento UNESCO |
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Sabato 5 luglio 2008Comunicato stampa |
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Alcune immagini: |