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Riserva Regionale Valpredina |
L'Area Protetta |
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Nelle limpide acque del Predina la presenza più importante è data dal raro gambero di fiume (potamobius pallipes) specie protetta. Tra le diverse specie di anfibi si segnala il raro tritone crestato (triturus cornifex), mentre per la sua strordinaria presenza la salamandra pezzata (salamandra salamandra) è stata adottata a simbolo della Riserva. Oltre cinquanta le specie di uccelli nidificati, da segnalare il falco pellegrino (falco peregrinus) ed il rigogolo (oriolus oriolus). Da Ca' Pessina in primavera si possono ammirare le parate nuziali di poiane, corvi imperiali, nibbi bruni, gheppi, che nidificano sulle pareti rocciose; in vecchi castagni trovano rifugio alcuni rapaci notturni quali l'allocco, la civetta ed il barbagianni. | |
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In primavera è per primo il cuculo (cuculus canorus) a farsi sentire, ma è la ghiandaia (garrulus glandarius) per tutto l'anno a dominare il bosco con i suoi versi caratteristici. Trovandoci su una buona direttrice di passo, in autunno si possono osservare molte altre specie. Sono una ventina le specie di mammiferi presenti: tra le più comuni la volpe, il tasso, la donnola, la martora, la faina e ovviamente il capriolo (capreolus capreolus). Solo da pochi anni sono stati introdotti per interessi legati alla caccia e in violazione alla legge, specie di cinghiali che si sono diffuse rapidamente anche nella Riserva creando non pochi danni; questo animale infatti è del tutto estraneo in queste zone e crea una pericolosa competizione proprio con la fauna tipica come il capriolo e il cervo. |
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La conversione del bosco in alto fusto, l'aumento del territorio protetto, la repressione del bracconaggio, porteranno sicuramente in breve tempo ad un consolidamento delle popolazioni di fauna selvatica delle diverse specie, consentendo a tutti il piacere di osservarle nel loro ambiente naturale. La comunità vegetale più caratteristica e diffusa è il bosco di latifoglie mesofile con elementi termofili che si estende da Ca' Pessina fin sotto la vetta del m.te Misma. I versanti esposti a sud, poveri di acqua nel suolo e sottoposti in passato a ceduazione, sono formati da roverelle (quercus pubescens), ornielli (fraxinus ornus) e carpini neri (ostrya carpinifolia); nel sottobosco, accanto al lantana (viburnum lantana) sono abbondanti il biancospino comune (crataegus oxyacantha), il nocciolo (corylus avellana), alcune ginestre (genista tinctoriana, genista germanica) ed il corniolo (cornus mas). Verso Ca' Pustì sono dominanti i castagni (castanea sativa) introdotti e favoriti dall'uomo, alcuni esemplari hanno raggiunti discrete dimensioni. Nei pressi delle aree in cui il suolo è umido, è visibile un boschetto di pioppo tremolo (pupulus tremola). Accanto al diffusissimo pungitopo (ruscus aculeatus) ed al tamaro comune (tamus cummunis) sono visibili la pervinca (vinca minor) e gli ellebori (helleborus niger, helleborus viridis, helleborus foetidus), nonchè molti ciclamini (ciclamen purpurascens).I visitatori più fortunati potranno osservare alcune orchidee spontanee. Presso le sorgenti e lungo il torrente cresce rigoglioso il sambuco nero (sambucus nigra) molto apprezzato dagli uccelli per i suoi frutti; nelle aree di ristagno dell'acqua si insediano il giunco tenace (juncus inflexus) e la felce maschio (dryopteris filis-max). I coltivi, un tempo prevalentemente a vite, si sono oggi ridotti, mentre troviamo l'olivo a sostituirla, piantato da una quarantina d'anni e ben inserito per il particolare clima mite della riserva. |
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La nascita della Riserva Naturale di Valpredina è dovuta ai coniugi Enzo e Lucia Bardoneschi, i quali donarono nel 1983 all'Associazione Italiana per il World Wildlife Fund l'intera proprietà sulle pendici meridionali del m.te Misma. L'area istituita con L.R. n. 86/83 è classificata come Riserva Naturale parziale di interesse forestale e paesistico. La proprietà del territorio attualmente protetto è del WWF Italia che la gestisce sia con l'aiuto dei volontari dell'Associazione che con contributi regionali. La riserva si estende lungo le pendici meridionali del m.te Misma tra quota 380 e 1100 circa s.l.m. per 37 ettari ed è percorsa dal torrente Predina. La Valpredina - valle delle pietre - prende il nome dalla presenza di estrazione di "còte", pietra dura ricca di silice usata per affilare ferri da taglio e in passato molto utilizzata. La parte inferiore della riserva è caratterizzata da terrazzamenti che hanno origine da disboscamenti operati a partire dal XII secolo a cui si associavano generalmente opere di modellamento dei versanti che rilevavano la scarsità di terre per la coltivazione e per il pascolo. Il territorio si trova interamente nel Comune di Cenate Sopra , nella Comunità Montana Val Cavallina in provincia di Bergamo. Il piano di gestione di Valpredina, previsto dalla legge istitutiva, è stato approvato dalla Regione Lombardia il 18 febbraio 1997; il piano prevede tra l'altro l'estensione della riserva dagli attuali 37 ad oltre 90 ettari. |