3.4. IL PARCO E I SUOI ORGANI.

 

La definizione dello Statuto è stato uno dei primi impegni su cui si è mosso il Consiglio dell'Ente dopo la sua Costituzione.

La prima elaborazione è stata approvata dal Consiglio del Parco nell'agosto 1994. Lo Statuto contiene i criteri normativi sui quali si deve fondare la vita dell'Ente e la sua definizione è di notevole importanza per l'attività degli organi, nonché per dare piena certezza di diritto al lavoro del Parco. Nel merito dello Statuto, le due Regioni (Emilia Romagna e Toscana), che per legge debbono esprimere il loro parere, hanno fornito al Ministro il loro assenso nel mese di aprile 1996. Successivamente il Comune di Poppi è ricorso contro l'atto deliberativo della Regione Toscana di assenso allo Statuto contestando la legittimità della previsione della sede dell'Ente a Pratovecchio. La scelta della sede legale a Pratovecchio, presso il Palazzo Vigiani collocato nel centro storico del paese, ristrutturato dal Comune di Pratovecchio, utilizzando in buona parte fondi erogati dal Ministero dell'Ambiente, e quella della sede della Comunità del Parco a Santa Sofia, nell'ex ospedale Nefetti, nasce da un accordo tra tutti gli Enti che fanno parte della Comunità del Parco.

Questo è stato un accordo raggiunto durante la fase di perimetrazione provvisoria del Parco nell'anno 1990.

Lo Statuto del Parco è stato approvato dal Ministero con un ritardo di tre anni e mezzo. La prima elaborazione era stata approvata dal Consiglio del Parco nell'agosto del 1994 dopo alcune modifiche il Ministero dell'Ambiente ha approvato, in via definitiva, lo Statuto nel dicembre 1997, mentre dalla Corte dei Conti è stato approvato nel febbraio 1998.

L'Ente Parco è stato istituito, così come prevede la legge per le aree protette, con Decreto del Presidente della Repubblica, emanato il 12 luglio 1993; è un Ente pubblico non economico inserito nella tabella IV (Enti preposti a servizi di pubblico interesse della Legge n. 70 del 1975 ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'Ambiente. I suoi organi sono:

il Presidente che ha la legale rappresentanza dell'Ente, è nominato con decreto del Ministero dell'Ambiente, presiede il Consiglio e la Giunta e assume, eventualmente, provvedimenti urgenti ed indifferibili;

il Consiglio che è l'organo di indirizzo e programmazione dell'attività dell'Ente e delibera in merito a tutte le questioni generali e in particolare sui bilanci che sono approvati dal Ministro dell'Ambiente di concerto con il Ministro del Tesoro. I suoi componenti sono nominati sulla base delle indicazioni fornite dai Ministeri, da Istituzioni scientifiche-culturali e dalla Comunità del Parco. Il Consiglio designa il Vice Presidente. All'interno del Consiglio direttivo sono state elette tre Commissioni che si occupano di problematiche specifiche: la Commissione biologica presieduta dal Prof. Italo Galastri, la Commissione sviluppo Sostenibile e Promozione presieduta dal Prof. Oscar Bandini e la Commissione Pianificazione ed Assetto del Territorio presieduta dall'Ing. Mauro Bartolucci;

la Giunta che è composta da quattro Consiglieri eletti dal Consiglio tra i suoi membri, è l'organo esecutivo dell'Ente che deve tradurre in pratica gli indirizzi dettati dal Consiglio direttivo;

il Consiglio dei Revisori che ha la funzione di eseguire il primo riscontro amministrativo e contabile degli atti secondo le normative che regolano l'Ente (la legge n. 70 del 1975 e la legge n. 394 del 1991). L'Ente è sottoposto anche alla vigilanza amministrativa da parte del Ministero dell'Ambiente, del Ministero del Tesoro ed in ultima istanza dalla Corte dei Conti. Il Collegio dei Revisori è nominato dal Ministero e di esso fanno parte due componenti, tra cui il Presidente, indicati dal Ministero del Tesoro ed uno indicato dalle Regioni;

la comunità del Parco che è organo consultivo e prepositivo dell'Ente. Di essa fanno parte tutti gli Enti che esercitano competenze territoriali nell'area del Parco. Oltre ai compiti previsti dalla legge 394/91, la Comunità è, nei fatti, un organismo di grande importanza perché può e deve essere la sede nella quale armonizzare e coordinare le azioni tra i vari soggetti pubblici che agiscono nel territorio. All'interno della Comunità del Parco, che si è data un proprio regolamento di funzionamento, è stato nominato un ufficio di Presidenza che affianca il Presidente ed il Vice Presidente nell'esame delle questioni più urgenti.

Tra gli atti fondativi di un Ente di nuova istituzione, qual è il Parco Nazionale, la pianta organica del personale riveste un ruolo centrale. Per questa ragione il Consiglio Direttivo l'ha elaborata ed approvata fin dal giugno 1994 trasmettendola poi, per primo tra i Parchi Nazionali, ai Ministeri che per legge devono esaminarla (Ministero dell'Ambiente, Ministero del Tesoro e Dipartimento della Funzione Pubblica). Complessivamente la Pianta Organica è costituita da n. 19 dipendenti (impiegati interni di diversi livelli professionali) e da un Direttore, per ora incaricato dal Ministero in attesa del concorso nazionale, che in questo caso, sarà bandito e gestito dallo stesso Ministero dell'Ambiente.

I ritardi nella approvazione della Pianta Organica approvata il 4 settembre 1995, dopo un lungo iter burocratico, con decreto interministeriale, hanno inciso negativamente nel funzionamento del Parco che è tuttora privo di un assetto organico ed adeguato dei dipendenti.

Tutto ciò non ha però impedito in questo periodo di operare attivando programmi e progetti che hanno permesso di utilizzare la gran parte delle risorse finanziarie disponibili, grazie al lavoro dei pochi collaboratori presenti.

Durante il suo primo anno di attività l'Ente Parco ha sostanzialmente lavorato avvalendosi del personale (collaboratori e incaricati) proveniente dal disciolto Parco Regionale del Crinale Romagnolo e grazie alla collaborazione (attraverso appositi incarichi) di alcuni dipendenti della Comunità Montana del Casentino.

Il Parco Regionale del Crinale Romagnolo è stato di fondamentale importanza per aiutare l'avvio del Parco Nazionale; comprende 16 mila ettari nei Comuni di Bagno di Romagna, santa Sofia, Premilcuore e Portico San Benedetto; nasce nel 1988 attraverso una apposita legge della Regione Emilia Romagna ed ha operato fino dal 31 dicembre 1994.

Il Parco Regionale ha portato in "dote" all'Ente Parco Nazionale un importante bagaglio di esperienze, di progetti, nonché attrezzature e strutture realizzate grazie all'impegno di Comuni, Provincia e Regione.

Per la Pianta Organica così come per lo Statuto, si è dovuto registrare un iter burocratico lunghissimo, pieno di incertezze applicative, che dimostra l'esigenza impellente di uno snellimento della procedura e dei troppi passaggi previsti, per questi atti, dalla legge 394/91.

Tuttavia, occorre sottolineare positivamente i buoni rapporti che si sono instaurati dentro e tra gli organi. In particolare si deve segnalare la grande funzionalità del Consiglio Direttivo che ha finora registrato una alta presenza dei suoi componenti, soprattutto di quelli indicati dalle Comunità del Parco, alle numerose riunioni convocate.

Al suo interno è stato anche raggiunto un buon livello di collaborazione tra i rappresentanti nominati dalla Comunità del Parco, espressione di interessi locali, e quelli nominati dai Ministeri e dalle associazioni Scientifiche e Naturalistiche, espressione di interessi più generali. Va, inoltre, ricordato che l'Ente Parco costituisce, sotto il profilo giuridico-amministrativo, una esperienza nuova ed inedita nel panorama istituzionale nazionale. Nei fatti quindi il funzionamento dell'Ente e dei suoi organi costituisce una sperimentazione "dal vivo" in quanto non esistono modelli a cui fare riferimento molti problemi amministrativi debbono quindi essere affrontati e risolti di volta in volta con soluzioni originali.

Un'esigenza rilevante nell'attività dell'Ente Parco è quella di instaurare un giusto rapporto con i molti soggetti pubblici-gestori dei demani forestali. L'Ente Parco non ha compiti di gestione ma solamente di controllo, attraverso lo strumento del nulla osta e la sorveglianza affidata al CFS (Corpo Forestale dello Stato), e di programmazione nella destinazione d'uso del territorio, attraverso il Piano del Parco ed il Regolamento. Lo sforzo difficile che è in atto da parte del Parco punta ad instaurare rapporti di attiva collaborazione, in primo luogo, con gli Enti gestori dei demani pubblici. Ciò è avvenuto attraverso finanziamenti erogati dall'Ente Parco per la manutenzione ed il miglioramento della rete escursionistica (circa 700 milioni per tutta l'area del Parco) e per i miglioramenti delle vaste zone forestate del demanio regionale in Emilia Romagna (circa 11 mila ettari).

La mancanza del Piano del Parco rende però più difficile del previsto l'esame dei progetti e dei programmi presentati dagli Enti, finalizzati alla gestione dei boschi pubblici, in quanto, spesso, si tratta di interventi che si rifanno a normative regionali tra loro molto diverse e che sono improntati a criteri di utilizzo delle risorse forestali non sempre di tipo conservativo.

Sono così emersi i principali conflitti di interesse presenti nell'area; conflitti che, come nel caso della gestione forestale e della gestione dell'invaso, debbono essere negoziati nel tentativo di comporre e mediare bisogni oggettivamente diversi fra di loro.

L'approvazione degli strumenti di pianificazione aiuterà a dirimere molte delle questioni tuttora aperte; questioni che potranno essere compiutamente risolte solo con una forte volontà dei vari soggetti pubblici di riconoscere tanto le reciproche e diverse istanze, quanto le particolari finalità di cui ognuno è portatore.