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Un gruppo di dipendenti del Parco naturale delle Alpi Marittime è appena rientrato da una missione in Tanzania, nell'ambito di un progetto di cooperazione internazionale finanziato alla Regione Piemonte. L'intervento del Parco si è svolto a Mkuru, tra Monte Meru e Kilimangiaro, distante tre ore d'auto da Arusha, seconda città dello Stato. La zona ospita cinque villaggi Masai e da un anno è in funzione una scuola che ospita ottanta bambini di diverse età in un'unica classe. Una realtà nella quale il Parco si è calato offrendo alla comunità locale, per tre settimane, l'esperienza del proprio personale. Nonostante le molte pratiche burocratiche, le difficoltà nel reperire alcuni materiali e il caldo la squadra cuneese ha realizzato ex novo un campo per gestire un'attività di safari a dorso di cammello, un impianto radio e uno fotovoltaico, un dossier fotografico e riprese video per promuovere l'attività del safari in Italia. Oltre a questo sono state portate piccole cose utili alla scuola locale e si sono cercati spunti per valorizzare il lavoro delle donne Masai. Ha dato l'appoggio logistico al progetto l'Istituto Oikos, organizzazione non governativa di Milano, che da anni lavora in Tanzania collaborando con la Tanapa, l'organismo di gestione dei parchi nazionali tanzaniani. Racconta il vicedirettore del Parco, Giuseppe Canavese: Siamo arrivati di notte senza renderci conto di dove fossimo. Al risveglio ci accoglie uno splendido sole, che illumina da un lato le nevi del Kilimangiaro e dall'altra le verdi pendici del Monte Meru. Siamo al centro di un'arida savana piena di alberi e cespugli, un groviglio di spine. Subito visioniamo con i Masai il luogo dove andremo a costruire il nuovo campo. All' inizio dei lavori prevale un po' la diffidenza: noi, scambiandoci impressioni per lo più in un dialetto misto valdierese-vernantino con picco, pala e carriola, impegnati a preparare il terreno per gettare le platee in cemento su cui costruire due fabbricati in legno; loro perlopiù intenti a guardare e a scambiare tra loro indecifrabili commenti in lingua Masai. Non dura molto la diffidenza. Un Masai, Lazàro, incomincia a copiare ciò che noi facciamo e a poco a poco l'integrazione è fatta. Giorno dopo giorno il lavoro prosegue con la realizzazione di due fabbricati, uno per i Masai ed uno per i turisti del Camel Safari, quattro piazzole in legno per tende e due servizi. Poco prima della partenza sono stati montati l'impianto fotovoltaico e la stazione radio, indispensabile per la gestione delle attività turistiche. Racconta Canavese: Incontriamo i bambini nella loro scuola di Mkuru. Un solo maestro, inviato dal Governo, ha iniziato faticosamente l'insegnamento dello Swahili, lingua ufficiale della Tanzania, in quanto loro parlano solo Masai. Una borsa di plastica, un quaderno sgualcito ed una matita sono il corredo di scuola che portano in mano per chilometri nel tragitto tra villaggio e scuola. Abbiamo portato loro quaderni, matite, temperini, gomme, un pallottoliere e dei colori. I bambini, seduti in tre, stretti in un solo banco, che è la metà dei nostri, ci accolgono, ci sorridono, ci salutano felici intonando canti che sentiremo in tante occasioni durante la permanenza in Africa.
Le tre settimane passano velocemente e alla fine viene organizzata dai Masai una festa in costume a cui partecipano anche le autorità locali. Nell'occasione il gruppo delle Alpi Marittime consegna il campo dove due bandiere, una del Parco Alpi Marittime ed una dei Masai di Mkuru sventolano, con lo sfondo del Kilimangiario e del Monte Meru. Racconta ancora Canavese: Portiamo e porteremo dentro per tutta la vita gli sguardi dei bambini di Mkuru, le loro carezze sulle mani e sulle braccia, gli abbracci un poco goffi ma commossi di Isàia, Lazàro, Meru e di tanti altri, la saggezza degli anziani, i loro semplici doni. Sull'esperienza maturata alle Marittime abbiamo toccato con mano come, per una corretta conservazione e gestione dell'ambiente, è fondamentale coinvolgere le popolazioni locali. L'attività del Camel Safari di Mkuru è un esempio di turismo culturale sostenibile che lascia ai Masai pochi scellini che per loro rappresentano una risorsa fondamentale per garantire quel minimo di condizioni umane di vita. E' la politica delle piccole e concrete cose che risulta sempre vincente rispetto alle grandi opere.
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Il Parco Alpi Marittime ha proseguito la sua attività di sostegno alla popolazione Masai, che vive nei villaggi presso il Parco di Arusha in Tanzania attraverso il lavoro del proprio personale che nel 2008 ha revisionato le attrezzature del Camel Safari Camp, gestito dalla popolazione locale per attività turistiche verso i parchi vicini come il Kilimangiaro; è stato sistemato un parasole per il fabbricato destinato ai turisti; è stata realizzata la casa del maestro della scuola di Mkuru, come richiesto, con i relativi arredi; sono stati riparati il pavimento della scuola e realizzato l'impianto fotovoltaico; sono state realizzate altre tre selle per cammelli e una passerella di accesso alla scuola di Kimosono; è stata valutata la possibilità di realizzare un impianto a energia eolica; sono state realizzate riprese fotografiche e cinematografiche a documentazione delle attività svolte.
Il costo del progetto è di Euro 27.200,00 a cui si aggiunge come valorizzazione il lavoro del personale del parco.
Il Parco Alpi Marittime ha anche avviato un'attività di miglioramento delle tecniche di costruzione delle case, che in particolare nel caso dei villaggi masai rivelano gravi situazioni di insalubrità.
Nel 2006 sono stati prelevati campioni di terra che sono stati analizzati dai proff. Gloria e Roberto Mattone della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, sia dal punto di vista chimico che delle caratteristiche meccaniche, dando risultati discreti.
Si pensa pertanto nella primavera del 2009 di effettuare una ricognizione in loco per individuare i siti migliori dove estrarre la terra , setacciarla e prepararla; realizzare una formazione delle persone, in particolare delle donne, disponibili a imparare le tecniche di realizzazione dei mattoni; acquistare la pressa studiata per estrarre l'acqua dall'impasto, che funziona con una leva azionabile anche con poca forza; le prime costruzioni potranno essere eseguite con l'aiuto di muratori Meru, che hanno già lavorato nelle precedenti costruzioni e possono fungere da traino per gli abitanti dei villaggi che vogliano impadronirsi di questa tecnica di autocostruzione e farne anche in futuro un'attività economica.
Il sistema è stato scelto perché la realizzazione dei mattoni avviene a freddo, quindi senza gli inconvenienti dovuti alle fornaci a catasta che non riescono a cuocere in maniera uniforme i mattoni, né a raggiungere le temperature sufficienti per dare loro una buona cottura; l'impasto di terra, sabbia, un legante per la stabilizzazione in dosi prestabilite e un poco di acqua viene versato nella pressa a mano per espellere l'acqua e prende la forma di un grosso mattone; i mattoni devono essere lasciati maturare per 36 giorni in ambiente umido, al riparo dal sole diretto, per evitare incrinature e sono pronti per la costruzione.
Per facilitare il montaggio i mattoni presentano su una faccia due piccole protuberanze cilindriche a cui corrispondono due fori sulla faccia opposta che consentono di incastrare i mattoni l'uno nell'altro, sfalsati,senza necessità di legante, volendo la muratura può essere intonacata con una miscela più liquida dello stesso materiale. La qualità del materiale che ha buone caratteristiche igroscopiche e coibentanti sia rispetto al caldo che al freddo, garantisce condizioni abitative più sane, necessità molto viva, soprattutto presso i villaggi masai. |