Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 14 - FEBBRAIO 1995


Il parco ed i suoi abitanti Un'indagine sociologica empirica sul Parco regionale dell'Alto Appennino Reggiano (Parco del Gigante)
Valerio Fioravanti *

Il questionario postale

Nel gennaio del 1994 il Parco regionale dell'Alto Appennino Reggiano (Parco del Gigante) ha inviato a tutte le famiglie residenti nei cinque Comuni che lo compongono un questionario auto amministrativo dal titolo: "Questionario sul parco ed i problemi dei paesi alto-montani".
L'iniziativa è stata promossa anche dai cinque Comuni del crinale reggiano: Busana, Collagna, Ligonchio, Ramiseto, Villa Minozzo.
Il questionario, allegato al notiziario mensile redatto dall'Ente di gestione del parco, Il Gigante, è introdotto da un articolo che illustra l'iniziativa ed è accompagnato da una busta con l'indirizzo pre stampato ed esente da affrancatura: a carico del destinatario.
La spedizione avviene nei primi 20 giorni del 1994 ed è di oltre cinquemila copie (5.057); a queste si aggiungono altre centocinquanta copie, consegnate direttamente dal personale del parco. Le spedizioni e le consegne riguardano:

  • le famiglie residenti, nei cinque Comuni del parco, circa 4.000 (con l'utilizzo degli indirizzari redatti dalle anagrafi dei vari municipi, che recano il nome del capo famiglia);
  • le persone, gli enti, le associazioni raccolti dall'indirizzario del parco, circa 1.200 (di queste circa 800 sono persone, enti o associazioni che non risiedono nel territorio dei Comuni del parco).
    Il modulo da auto-compilare è composto da quattro pagine e riporta 21 domande: le prime 10 riguardano il parco, le seguenti 10 i molteplici aspetti sociali ed individuali legati all'abitare nei paesi di montagna e l'ultima riguarda i dati personali dell'interrogato.
    Gli argomenti di fondo della ricerca sui quali si chiede l'opinione degli abitanti nei cinque Comuni del crinale reggiano sono due: il parco naturale e il vivere sociale ed individuale nei paesi alto-montani. I due temi appaiono ben distinti e dovrebbero essere studiati separatamente.
    Il parco per i suoi caratteri strutturali e per le sue finalità rappresenta un progetto di grande rilievo sociale e politico. L'estensione, l'autogoverno, la necessità di programmare e seguire una pluralità di fini, accanto a quello della protezione dell'ambiente, ne fanno un'iniziativa in grande stile che per forza di cose tende a modificare i rapporti sociali" '.
    Un parco regionale come quello dell'Alto Appennino Reggiano che è nato e si sta sviluppando intomo al tentativo di coniugare la tutela naturalistica allo sviluppo sociale, economico e culturale delle comunità residenti deve necessariamente riferirsi nei suoi programmi e nei suoi intenti ai cittadini che lo abitano.
    Attraverso il questionario si cerca di focalizzare l'opinione della gente su tre temi che derivano dalla impostazione della ricerca prima descritta:
  • 1) l'attività del Parco del Gigante: la gestione, la regolamentazione, le proposte ed i programmi, le aspettative di cambiamento, ossia gli aspetti inediti di governo del territorio che l'istituzione del parco pone ai suoi abitanti;
  • 2) il tipo di legame esistente tra i residenti in questi paesi montani ed i propri luoghi (ciò che alcuni ricercatori definiscono "senso di appartenenza territoriale");
  • 3) l'identificazione dei problemi più gravi che investono i paesi alto-montani e le possibili soluzioni ad essi.

Chi ha risposto

I rientri dei questionari iniziano nella seconda settimana dell'anno e continuano per 14 settimane, fino all' 11 aprile, con un totale di 258 (il 5,10% sul totale delle spedizioni). Avvengono soprattutto nelle prime quattro settimane dopo la spedizione, con una punta massima di 68 rientri nella seconda, poi si verifica un progressivo declino, fino all'esaurimento. Sono consegnati di-
rettamente alla sede del parco 31 questionari.
La costruzione di un diagramma cartesiano che riporta in ascisse i giorni ed in ordinata il numero dei rientri descrive la classica curva campanulare. Il gruppo che ha risposto, come si deduce dai dati personali, appare fortemente caratterizzato dalla presenza di uomini, nelle fasce di età centrali (dai 25 ai 49 anni), con un buon livello di istruzione e di reddito, che vive in un nucleo familiare formato da 2 a 4 persone.
La composizione per classi di età di chi ha risposto descrive un campione proporzionalmente molto più giovane della media provinciale ed ancora di più rispetto alla composizione per età dei Comuni alto-montani. Questi aspetti sembrano essere ricorrenti quando si effettua un questionario postale: "Nei numerosi studi sulle caratteristiche delle persone che avevano risposto ai questionari postali sono risultati di solito sovrarappresentati i maschi adulti e le persone con un livello di istruzione medio alto (Magrit et al. 1962,111; Ferber 1966, 400; Goyder 1982)" 2,
I mancati rinvii da parte di donne, soprattutto in età superiore ai 40 anni, possono dipendere dal fatto che gli indirizzari del notiziario e del questionario erano riferiti ai capi famiglia, generalmente maschi.
Le "cadute" nei riguardi di quella parte di residenti in età superiore ai 50 anni e con un grado di istruzione meno elevato dipendono da una minore dimestichezza con la lingua scritta e dalla minore predisposizione ad esprimere per iscritto le proprie opinioni, ma soprattutto da una maggiore estraneità rispetto alle concettualizzazioni, al linguaggio, alle formalizzazioni dei problemi utilizzati dal questionario.
Come mostrano i numeri, il tasso dei rinvii del questionario è stato piuttosto basso. Questo è un problema frequente nei sondaggi attraverso questionario postale e, secondo vari autori, dipende in primo luogo dallo strumento stesso 3.
Tale strumento ha però garantito altri vantaggi: innanzitutto un costo più limitato per la ricerca, poi"... il questionario compilato direttamente dai soggetti appare uno strumento 'realmente' standardizzato, al riparo da eventuali elementi distorcenti degli intervistatori (...)"; ancora "quando garantisce l'anonimato, può indurre le persone a rispondere con più sincerità (...)"; infine "il fatto che i questionari postali vengono inviati contemporaneamente a tutti gli interrogandi offre maggiori garanzie che la situazione generale
non subisca grandi variazioni durante la rilevazione dei dati" 4.
Il basso tasso dei rinvii e, di conseguenza, l'inferiore rappresentatività del campione degli interrogati rispetto all'universo principale dell'indagine (i 9.000 residenti nei 5 Comuni del parco) non ha tuttavia compromesso le finalità della ricerca.
Infatti non si cerca di formulare degli "indici di gradimento" nei confronti del parco e delle sue scelte, ma soprattutto di raccogliere molte indicazioni e riflessioni rispetto a tutti i temi proposti. Anche se il questionario è abbastanza lungo e richiede un'attenta lettura, chi lo ha restituito, per la grande maggioranza dei casi, lo ha compilato in ogni sua parte, aggiungendo spesso osservazioni personali.
Inoltre il gruppo che ha risposto, anche se non costituisce un campione con un elevato grado di "rappresentatività" 5, è certamente un campione con un buon grado di "eterogeneità" 6,
Il livello di istruzione, la posizione professionale, il livello di reddito del campione è più elevato rispetto alla popolazione residente nei cinque Comuni. Le caratteristiche degli interrogati (lo status più elevato) fanno pensare che le loro risposte rappresentino un'opinione che può avere un grado di ascolto maggiore nelle piccole comunità del parco. Insomma il campione è, per una certa misura, composto da "testimoni privilegiati" 7.

Un esempio di lettura delle risposte: il grado di consenso verso il parco

Le risposte alle 20 domande sono state incrociate con alcuni indicatori significativi della posizione sociale e dello status, ricavati dai dati personali forniti dagli interrogati (sesso, età, titolo di studio, situazione professionale) o dell'area geografica di abitazione (Comune o zona di residenza).
La lettura e l'analisi delle risposte, i possibili incroci tra queste è tuttora in corso, pertanto non è possibile, allo stato attuale della ricerca, presentare una relazione conclusiva dei risultati. Tuttavia un aspetto emerge già con chiarezza: i sottogruppi individuati nella disaggregazione del campione (per sesso, età, titolo di studio, situazione professionale, Comune o zona di residenza) hanno differenti orientamenti di pensiero, che
si confermano con notevole regolarità in tutte le
risposte. Ad esempio, riportiamo i risultati relativi alla domanda n. 8, quella decisiva sul tema del consenso al parco. Essa chiede: "In definitiva, lei pensa che l'istituzione del parco sia stata un fatto positivo?".
Il 70% sul totale degli interrogati risponde affermativamente, il 16% risponde negativamente, il 12% non sa o non risponde e 122 persone (il 49%) illustrano la propria opinione aggiungendo osservazioni.
Le donne che rispondono in senso positivo (73 %) sono più degli uomini (71%); il gruppo maschile dà maggiori risposte in senso negativo (17%) di quello femminile (7%); non sa o non risponde 1' 11 % degli uomini ed il 19% delle donne.
Rispetto alle fasce d'età i più giovani danno più risposte in senso positivo (81 %), seguiti dalla fascia intermedia (73%) e da quella anziana (72%). La fascia d'età più anziana è quella che più delle altre dà risposte in senso negativo (18%), seguita da quella intermedia (15%), mentre la fascia più giovane ha solo un 2% di risposte negative; non sa o non risponde il 17% dei giovani, il 9% della fascia intermedia e 1'8% degli anziani. Con l'elevarsi del titolo di studio aumentano anche i consensi sull'istituzione del parco: risponde infatti in senso positivo il 64% dei possessori di licenza elementare, il 69% dei possessori di licenza media o qualifica professionale, il 77% dei diplomati e 1'88% dei laureati. Le risposte in senso negativo riguardano il 20% dei possessori di licenza elementare, il 14% dei possessori di licenza media o qualifica professionale; il 10% dei diplomati e il 12% dei laureati. Non sa o non risponde il 14% dei possessori di licenza elementare, il 14% dei possessori di licenza media o qualifica professionale, il 9% dei diplomati e nessuno dei laureati.
Rispetto alla zona di residenza sono gli esterni all' area montana a dare il maggior numero di risposte positive (100%) seguiti dagli abitanti nella comunità montana (74%) e dagli abitanti nei Comuni del parco (66%). Da questi ultimi proviene il maggior numero di risposte negative (19%), seguiti dagli abitanti nella comunità montana (11%), mentre nessun non "montanaro" dice che l'istituzione del parco sia stata un fatto negativo. Non sa o non risponde il 13% degli abitanti nel parco, il 16% degli abitanti nella comunità montana e nessuno tra gli esterni alla zona montana.
I commenti sono numerosi: ben 122. Per tentarne una lettura critica li ho divisi in gruppi relativi ad un determinato aspetto preso in esame dal commentatore e al tipo di giudizi che ne dà. Questa suddivisione tuttavia diventa talvolta artificiosa perché alcuni commenti prendono in esame diversi argomenti e danno giudizi articolati. Un primo gruppo assai nutrito valuta positivamente l'istituzione del parco perché questo valorizzerà, nel senso più ampio e complessivo del termine, il territorio alto-montano e le sue caratteristiche (ambientali, culturali, economiche). Dà "un marchio di identificazione al territorio" e lo fa apprezzare maggiormente; il parco "va nella direzione di una richiesta di ambienti naturali" intatti "stimola un ruolo attivo degli abitanti" i quali "hanno preso coscienza delle risorse che l'area può offrire".
Un altro vasto gruppo è composto da chi vede nel parco soprattutto un'iniziativa volta alla tutela e alla salvaguardia dell'ecosistema, alla sua conoscenza e al miglioramento del paesaggio. Alcuni affermano che il parco è necessario perché in sintonia con le politiche intraprese a livello mondiale per consegnare alle generazioni future un ambiente "migliorato". Altri pongono la loro attenzione soprattutto sulla conoscenza dell'ambiente e lo studio di esso anche attraverso personale specializzato.
Numerosi commenti giudicano gli aspetti della tutela ecologica, ambientale e paesaggistica in sinergia con la valorizzazione del territorio e con lo sviluppo economico. Questi commentatori considerano la presenza dell'uomo e il permanere di attività da esso esercitate fattori importanti per impedire il degrado dell'ambiente e garantirne la protezione.
Di orientamento opposto sono invece i commentatori che valutano il parco solamente come uno strumento di tutela ecologica, oppure coloro che non credono che esso possa essere efficace per altri scopi oltre alla difesa della natura (ad esempio per lo sviluppo socio-economico del territorio). Su una lunghezza d'onda simile è chi valuta il parco come un'iniziativa esemplare per accrescere l'attenzione dell'opinione pubblica sulle tematiche ambientali e stimolare una cultura più diffusa in tal senso.
Un gruppo più ristretto di commenti dà una valutazione positiva del parco, delle sue "idee" e dei suoi "obiettivi" senza spiegare il perché. Tra questi c'è chi afferma che un parco è sempre una
cosa positiva e bisognerebbe fame di più: commenti insomma che esplicitano una adesione ideale nei confronti dei parchi naturali.
Un cospicuo gruppo condiziona il proprio parere positivo nei riguardi del parco alla concretizzazione di certi aspetti e di certi programmi, oppure al non verificarsi di fatti ritenuti negativi. Gli argomenti che determinano la sospensione di un giudizio si basano su due tipi di aspettative: da un lato il fatto che il parco diventi uno strumento di sviluppo economico e di valorizzazione territoriale, che sia di stimolo ed aiuto alle iniziative locali, più concretamente, che assuma o comunque utilizzi per i propri servizi personale tra i residenti nei Comuni alto-montani. Dall'altro lato c'è chi chiede che il parco si concretizzi in quanto "parco", cioè che sia attento soprattutto alla tutela ambientale, e che operi per il miglioramento del paesaggio montano.
Altri commenti mettono in guardia il parco dall'impedire in futuro le attività attualmente svolte nel proprio territorio, oppure dall'agire in modo sfavorevole ai residenti rispetto ai visitatori esterni. Altri temono possibili involuzioni amministrative: ad esempio l'occupazione di persone in maniera improduttiva; temono insomma che il parco sia "mangiato dai politici"; che ci sia una gestione che lavori per il proprio lucro e non per l'ambiente.
Un gruppo più ristretto di commenti sospende ogni giudizio perché "è ancora troppo presto" e "perché bisogna prima vedere i risultati". Questi interrogati vogliono prima verificare con i fatti gli intenti che il parco ha dichiarato, soprattutto riguardo ai vantaggi per i residenti e allo sviluppo della montagna.
Altri commenti denunciano una carenza di informazione nei riguardi dell'attività del parco; questo ha spesso generato fraintendimenti e incomprensioni. Simili quelli di chi afferma che l'opinione della "popolazione locale" non è stata considerata, e che quindi si è sentita "prigioniera in casa propria". Questi commentatori richiedono una maggiore informazione e sensibilizzazione sugli intenti e sull'attività del parco. Ancora più centrale è la domanda di maggiore coinvolgimento della popolazione residente e di partecipazione alle scelte, poiché "lo sviluppo del parco dipende dall'impegno di tutti". Alcuni chiedono anche di essere impegnati in prima persona.
Un altro gruppo di commenti critica più decisamente precisi aspetti o scelte di fondo compiute
dal parco, chiedendo, a volte, delle modifiche: due commentatori ne criticano l'estensione territoriale (troppo vasta), mentre a loro parere sarebbe più utile limitare la sua superficie e "sfruttarlo maggiormente come parco". Altri chiedono la modifica del regolamento, chi in modo da penalizzare in misura minore gli esterni per incrementare il turismo, chi chiedendo meno vincoli per i residenti e per i proprietari allo scopo di tutelare maggiormente le comunità locali. Un commentatore afferma che è l'intera legge sui parchi che va rivista; un altro ancora chiede che la sua gestione sia maggiormente protezionista, cioè che sia "gestito come veramente dovrebbe essere un parco".
I commenti che hanno un atteggiamento negativo di fondo nei confronti del parco si possono dividere sostanzialmente in due gruppi.
Il primo considera la sua istituzione inutile e improduttiva, esso è "positivo solo perpolitici o amministratori", funzionale ad ottenere finanziamenti pubblici per poi sprecarli ('spreca i soldi dello Stato"). In altri termini, il parco "va a beneficio di chi manipola i finanziamenti". Altre critiche, in parte simili, riguardano l'argomento delle assunzioni che, secondo alcuni commentatori, sarebbero state irregolari: avrebbero favorito "persone predestinate" o sarebbero servite ad "imboscare funzionari del P.d.s.". In più il parco è accusato di non avere creato quei posti di lavoro promessi, "indispensabili alla sopravvivenza di alcuni paesi" e quindi di non avere raggiunto alcun risultato, negando agli abitanti gli "attesi benefici". Sempre sullo stesso argomento un commentatore dice che si è assunto personale tra i non residenti in montagna, un altro che le assunzioni sono state fatte senza concorso pubblico.
Il secondo gruppo di commenti negativi condivide l'opinione che il parco sia stato imposto ai residenti dai politici e dagli esterni alla montagna. La maggior parte di questi insiste sull'imposizione politica o dei politici contro il parere contrario della "gente" montanara. Alcuni denunciano persino sistemi di tipo totalitario attuati per "governare l'ignoranza del popolo" e imporre i vincoli del parco, con l'aggravante che i montanari sarebbero già vincolati e penalizzati dall'abitare in un luogo emarginato di per sé. Un commentatore chiede un referendum per l'abrogazione del parco, di nuovo "istituito contro la volontà degli abitanti".
Altri commenti insistono maggiormente sull' "esproprio" dei beni privati o delle libertà di azione che i montanari sentono di avere nel proprio dominio: "vorrei gestire il mio terreno come voglio". Altri sottolineano che il regime vincolistico del parco toglie i diritti ai locali, per favorire gli esterni, "i cittadini", cioè chi è estraneo al territorio: "creerà una riserva indiana a favore della città", oppure "è a vantaggio della città". Un commentatore chiede l'abolizione del parco ed il ritomo alla situazione precedente.
Vi è poi una serie di commenti che non è possibile inserire nei gruppi prima descritti. Uno di questi afferma che i parchi "permettono un ritorno all'essere umano ed all'arricchimento spirituale". Un altro afferma che "il taglio del bosco è fatto male". Due commenti prendono in esame lo sviluppo del parco e della montagna: uno dice che "il parco non riesce a decollare perché una parte politica continua ad influenzare negativamente la popolazione"; un altro dice che "occorre uno sviluppo graduale, senza assistenzialismo". Un commento infine afferma che il parco può realizzare interventi sull'ambiente ed essere vicino alle istanze ed alle esigenze locali, che invece sfuggono ai livelli amministrativi più alti.

Alcune primissime conclusioni

Come ho già detto, la lettura delle risposte, dei commenti e gli incroci tra queste ed i sottogruppi è un'operazione ancora in corso. Le considerazioni che seguono rappresentano un primo tentativo, limitato alla domanda n. 8, di interpretazione dei dati e dei commenti prima descritti.
Le tematiche e gli argomenti sollevati dai commentatori riassumono buona parte del dibattito teorico e gestionale delle aree protette.
In questo quadro complesso, ricco di punti di vista ed opinioni emergono, a mio parere, due principali dicotomie.
La prima è tra chi pensa che il parco sia uno strumento il cui scopo è la protezione, la conoscenza, lo studio della natura, la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui temi dell'ecologia, e chi invece lo ritiene uno strumento di valorizzazione territoriale, che, partendo dagli aspetti naturalistici, è orientato ad ottenere risultati nello sviluppo sociale ed economico di chi vi risiede.
La seconda dicotomia è tra chi chiede che il parco, nella sua azione di tutela, garantisca i diritti
reali e le consuetudini di chi abita nei paesi montani, anche con misure volte a limitare la libertà di azione degli "esterni", e chi chiede invece un regime vincolistico uguale per tutti, oppure chiede che esso sia meno penalizzante per i turisti. Forzando un poco queste opinioni rispetto alla fruizione di un territorio protetto si può dedurre il contrapporsi di una visione di tipo "localista" a una visione di tipo "centralista".
Infine, molti commentatori hanno richiamato il tema della corruzione (reale, presunta o potenziale) degli amministratori pubblici e quindi anche di quelli del parco. Questo forse è un problema più vasto, che riguarda la caduta verticale di credibilità della politica e dell'amministrazione pubblica nell'Italia di "Tangentopoli", periodo nel quale il sondaggio si è svolto. Anche se, spesso, appare evidente che un parere di tipo negativo sul parco o sull'operato dei suoi amministratori viene motivato con argomenti di questo tipo per rendere maggiormente radicale la propria opinione.

NOTE:
1. Giorgio Osti, La natura in vetrina. Le basi sociali del consenso per i parchi naturali, Franco Angeli, Milano 1992, p. 16. In Italia si deve a questo autore l'applicazione dei metodi e dei paradigmi della ricerca sociale alla tematica dei parchi naturali, alla loro istituzione e gestione. Egli ha sviluppato I ' argomento anche in altre pubblicazioni: Idem, Responsabilità politica e responsabilità tecnica nella gestione dei parchi naturali, Il nuovo governo locale, 1993; Idem, Il parco poliziotto, Parco Adamello-Brenta, 1993; Idem,Aree protette e consenso, Centro di documentazione e ricerca sulle aree protette, 1994.
2. Cfr. Maria C. Pitrone, Il sondaggio, Franco Angeli, Milano 1986, p. 149.
3. "A nostro avviso, infatti, il mancato rinvio va in parte imputato alla lontananza dei temi dal mondo vitale degli interrogati, alla distanza tra gli schemi concettuali dei ricercatori e dei soggetti studiati, all'estraneità del linguaggio del questionario. (...) in una ricerca che utilizzi I ' intervista, tale distanza viene in parte colmata dalla mediazione dell 'intervistatore. Nel caso del questionario postale, l'intervistato difficilmente compilerà e rinvierà il questionario se gli argomenti non lo interessano (...). La bassa percentuale dei rinvii è quindi il migliore specchio della distanza tra il mondo artificiale delle teorie sociologiche e la vita normale dell'uomo della strada (Capecchi 1972, 34-41)". Ibidem, p. 153.
4. Ibidem, pp. 145- 147.
5. Cfr. Chito Guala, I sentieri della ricerca sociale, NIS, Roma 1991, p. 247.
6. Ibidem, p. 246. 7. Ibidem, p. 253.

* Consiglio di amministrazione del parco