(Assergi, 03 Ott 16) di Domenico Nicoletti
La Università italiane, dove la cultura dei parchi si è formata (con la sfida del 10%), e consolidata con master e corsi specialistici, hanno tracciato la linea sui processi di condivisione di un nuovo approccio culturale negli atteggiamenti scientifici disciplinari per le Aree Protette italiane.
Il 29 settembre 2016 a Barisciano (AQ) presso il Centro Floristico dell'Appennino, Centro di Eccellenza del Network della Biodiversità italiana, sulla scorta di un documento programmatico, predisposto dal Prof. Massimo Sargolini dell'Università di Camerino, e dal Prof. Roberto Gambino, emerito dell'Università di Torino, si sono confrontate eminenti personalità delle Università italiane per valutare criticità e le sinergie con i Parchi, sottolineando la necessità di una maggiore integrazione disciplinare ed una effettiva trasposizione, nelle realtà locali, delle migliori conoscenze disponibili per tradurle in pratica gestionale ottimale, partendo da:
Il tentativo di promuovere e potenziare il contributo dell'università alle politiche delle aree protette si basa sulla convinzione che un'istituzione universitaria non si qualifica tanto come un'isola "colta", appannaggio di ristrette élite di studiosi e decontestualizzata rispetto al territorio che la ospita, quanto come agente catalizzatore di idee ed esperienze, in grado di coinvolgere attori pubblici e privati.
A fronte dell'attuale paradigma economico-sociale fondato sulla conoscenza, la ricerca e l'alta formazione hanno acquisito un ruolo cruciale per la crescita dei territori" (2); si va affermando una nuova mission per gli atenei, come poli dello sviluppo locale. In tal senso, l'attenzione progettuale delle nostre università dovrebbe concentrarsi su tematiche che trovano riscontri e applicazioni concrete in aree e contesti territoriali e geografici come in sperimentazione nelle aree dell'Appennino Umbro-Marchigiano.
Alla luce dei segnali provenienti dalle amministrazioni, cresce l'interesse per il paesaggio inteso come risorsa essenziale per la sopravvivenza stessa di questo territorio, sia dal punto di vista ecologico che da quello socio economico. Questo processo messo in discussione nell'incontro del 29 settembre porterà al Manifesto di Barisciano con le integrazioni e le valutazioni delle rappresentanze di Federparchi, dei Parchi e delle Associazioni ambientaliste presenti all'incontro.
Cfr.: Gambino R., 2005 - "Risorse e territorio: separazione/integrazione", in: Sargolini M. (a cura di) Trasformare conservare, Kappa Edizioni, Roma, p.:16.