Posidonia oceanica costituiva nel Golfo di Trieste vaste praterie formando un'ampia fascia discontinua da Punta Sdobba a Punta Tagliamento. Alla fine degli anni 60 P. oceanica era praticamente scomparsa da quasi tutto il Golfo. Testimoni della sua relativamente recente presenza sono i resti subfossili (rizomi). Dagli anni' 60 ai giorni nostri P. oceanica è andata via via riducendosi a "pochi ciuffi" in alcune aree prospicienti il litorale gradese. Secondo CAINER (1993-94) sono "formazioni estremamente limitate che non raggiungono neanche lontanamente lo status di praterie e costituiscono quindi solo zolle isolate di piccole dimensioni". Ciò è dovuto ai cambiamenti climatici, alla sensibilità della specie a diverse fonti inquinanti e all'azione delle turbosoffianti e dei ramponi per la pesca dei tartufi (Venus verrucosa) e dei fasolari (Pitaria chione). I popolamenti residui di Posidonia oceanica si trovano ad una profondità variabile tra 3 e 4,5 metri su substrato duro. Attorno, sul fondale sabbioso, invece si trovano rigogliose praterie di Cymodocea nodosa. La valenza biologica di questo popolamento risiede nel fatto che si tratta del limite più settentrionale raggiunto da P. ocenica e che presenta caratteristiche peculiari in quanto monoclonale. La vegetazione algale fotofila associata alle foglie di Posidonia di Grado è riferita al Myrionemo-Giraudietum sphacelarioidis Van der Ben, 1971, mentre quella sciafila associata ai rizomi è riferibile al Flabellio-Peyssonnelietum squamariae Molinier 1958. La biodiversità algale associata a Posidonia è relativamente elevata rispetto alle aree limitrofe (es. Laguna di Grado e Marano). Si rinvengono inoltre specie animali e vegetali presenti solo in questo sito.