A circa 11 miglia dalla costa, nei fondali al largo di Ravenna, si trova il relitto della piattaforma di perforazione "Paguro", costruita dall'AGIP a Porto Corsini nel 1963 per l'estrazione del metano. Il sito ha coordinate lat. 44°23'11" N, long. 12°34'98" E e giace sempre sotto il pelo dell'acqua. Si tratta di una struttura artificiale collassata nel 1965 in seguito ad un'esplosione, con il cratere tuttora evidente sul fondale fangoso a sud del relitto, con una profondità massima che raggiunge i 33 m, mentre la parte più alta dei tralicci che costituiscono il relitto giace a 10 m di profondità. La struttura sommersa, accresciuta nel tempo per la successiva collocazione in loco di ulteriori masse ferrose provenienti dalla rimozione di altre piattaforme, ha assunto il ruolo di "artificial reef", una vera e propria scogliera artificiale la cui ubicazione, su fondali fangosi molto distanti da altre scogliere, rende il sito un polo di attrazione per la flora e la fauna marina. Per giunta, l'area è caratterizzata da elevata trofia, dovuta agli apporti fertilizzanti del Po che sfocia una quarantina di chilometri a nord e, quindi, nonostante la modesta e discontinua estensione del fenomeno, l'area risulta ad elevata produttività e diversità biologica; una concentrazione di vita per specie che hanno trovato le idonee condizioni per crescere e riprodursi. Questo relitto, in sostanza, rappresenta oggi un'importante peculiarità ed un'ambiente ideale per gli organismi di substrato duro in assenza di altre forme più naturali. La trasparenza delle acque è molto variabile: la visibilità può passare da poche decine di centimetri fino a un massimo di 15/18 metri. La scarsità di luce può manifestarsi per intere settimane e rappresenta il fattore limitante alla crescita delle macroalghe, che si insediano in genere nella parte più alta del relitto. E' sempre presente una corrente Nord-Sud, che risente notevolmente delle escursioni di marea e che, a seconda delle condizioni, contribuisce all'intorbidimento delle acque, oppure al ripristino della trasparenza. Le specie più sensibili a queste condizioni possono manifestare segni di sofferenza sino a scomparire. Ripristinate le condizioni normali, i vuoti vengono rapidamente ricolonizzati. Il Paguro non ha, quindi, un volto statico, ma è soggetto a continui cambiamenti e marcate oscillazioni stagionali. Nella zona più alta del reef (da -9 a -12 m) le strutture metalliche sono interamente ricoperte da mitili, ostriche e altri organismi sessili (Tunicati, Poriferi, Briozoi, Policheti e Celenterati). Gli invertebrati mobili più presenti sono Echinodermi, Olotulidi ed Asteroidi; abbondantissimi gli Ofiuridi. I pesci sono quelli tipici dei fondali rocciosi, difficilmente riscontrabili in altre parti dell'Adriatico nord-occidentale: Corvine, Occhiate, Mormore, Scorfani neri, Spigole e Gronghi. Sul fondale fangoso attorno al reef vive una rigogliosa fauna: numerosi esemplari del grande bivalve pinna, molti Celenterati, Asteroidi ed Ofiuridi. L'area attualmente occupata dal relitto del Paguro e dalle vicine piattaforme posizionate negli anni 1990-1991 e 1999-2000 è di circa 15.000 mq e costituisce un importante punto di riferimento per la ricerca scientifica e per i subacquei, soprattutto in relazione alla loro particolare ubicazione (Alto Adriatico) ed all'incredibile vita che ha colonizzato le strutture, offrendo spettacoli di impareggiabile bellezza e fascino, difficilmente riscontrabili anche in aree più rinomate del nostro Paese. L'area istituita quale Sito di Rete Natura 2000 - un rettangolo di 66 ettari - sostanzialmente coincide con la Zona di Tutela Biologica istituita dal Decreto del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali del 21 luglio 1995.
Il Piano di gestione dell'ex SIC, ora ZSC, "Relitto della piattaforma Paguro", vigente dal 2014, prevede una gestione coordinata attraverso un percorso partecipativo che vede coinvolti anche la struttura oceanografica Daphne-ARPA Emilia-Romagna ed i circoli subacquei locali, fissando indicatori e programmi di monitoraggio, e promuovendone la valorizzazione, pur regolamentandone gli accessi. L'associazione Paguro di Ravenna, in particolare, organizza visite subacquee (circa 3.000 all'anno), mantenendo un indotto turistico speciale, insolito e di tutto rispetto per una realtà come l'alto Adriatico.