E' la maggiore e la più conosciuta "salsa" del Reggiano (un tempo oggetto di studio da parte di famosi studiosi come Antonio Vallisneri e Lazzaro Spallanzani) e si trova nella parte alta di un pendio che, inclinato ad oriente, fa defluire i fanghi in quella direzione. Com'è noto, il fenomeno trae origine per risalienza da notevole profondità (alcune centinaia di metri), lungo un complesso di faglie, di acque miste a gas (soprattutto metano, ma anche idrogeno solforato) e ad altri idrocarburi (sono frequenti le tracce di bitume e petrolio). Vengono così a giorno, sotto forma di fanghi, le argille di uno dei tanti "melanges" eocenici affioranti nel circondario ed un tempo compresi nelle cosiddette "argille scagliose": la presenza di sali, per lo più cloruri di sodio e potassio, deriva dal fatto tali argille si sono deposte in ambiente marino.