Il Parco
Un migliaio di ettari sulle colline che si innalzano alle spalle di Monteveglio: a due passi dalla città, ecco il più piccolo tra i Parchi regionali dell'Emilia Romagna.
Un paesaggio gradevole e variegato, nel quale vigneti e frutteti si alternano a ripidi versanti boscati, e dove vallecole ben riparate racchiudono piccoli tesori naturalistici.
Il mosaico di coltivi, siepi e macchie boscate è bruscamente interrotto dai calanchi, affioramenti argillosi di antichissima origine che inaspriscono il paesaggio e lo rendono ancora più suggestivo.
Accanto agli ambienti naturali, le straordinarie testimonianze storiche: i resti del castello di matildica memoria, celebre per le sue tormentate vicende medievali, l'abbazia di Santa Maria, i bei palazzi signorili, gli oratori e i vecchi nuclei rurali circondati da campi e vigneti
La Valle del Samoggia
Territorio storico di frontiera e di contesa tra Bologna e Modena, la Valle del Samoggia comprende i comuni di Savigno, Castello di Serravalle, Monte San Pietro, Monteveglio, Bazzano, Crespellano.
La valle, che si sviluppa lungo il corso del torrente omonimo, presenta nel primo tratto i caratteri tipici del nostro Appennino: ampie zone boscate, case sparse al margine di rari seminativi, prati delimitati da lingue di bosco, filari di roverelle o alberi da frutto. A una ventina di chilometri dalla sorgente il Samoggia inizia a solcare la pianura, caratterizzata da agricoltura più intensiva.
La particolare conformazione geologica, unita alla notevole ricchezza idrica, ha favorito nel tempo lo sviluppo di una fiorente agricoltura connotata principalmente da vigneti, frutteti e cereali.
"Da oltre quaranta anni io sono venuto visitando un piccolo colle del nostro territorio, (...), conosciutissimo per antichi fatti storici con il nome di Mons Belli volgarmente Monte Velio. Esso offre raccolto e ordinato un compendio della Geologia bolognese".
Le parole usate nel 1870 dal geologo bolognese Giuseppe Bianconi sono ancora una eccellente introduzione alla geologia di queste colline, che davvero si presentano come un manuale da sfogliare passeggiando per i sentieri del parco. La varietà di ambienti che si alternano in poco spazio è dovuta proprio ai repentini mutamenti del substrato geologico, dalle più erodibili rocce argillose, sulle quali si approfondiscono i calanchi, alle più tenaci marne, calcareniti e arenarie, che hanno dato origine a rilievi pronunciati e profonde vallecole.
Praterie, coltivi abbandonati, arbusteti, boschi, seminativi e ordinati vigneti: la variegata copertura vegetale del Parco, conseguenza della grande varietà di rocce affioranti, offre senza dubbio una efficace sintesi degli aspetti naturali e paesaggistici della collina bolognese.
Un mosaico ambientale che, nel suo costante divenire, testimonia lo storico intreccio tra dinamiche naturali e intervento dell'uomo, e fa del Parco un laboratorio ideale per la sperimentazione di nuove modalità di gestione dei territori collinari.
La varietà di ambienti che caratterizza il Parco favorisce senza dubbio un notevole grado di biodiversità, creando le condizioni per una fauna diversificata e numericamente apprezzabile.
Un territorio tra i più ricchi dell'archeologia regionale, popolato fin dalla preistoria, cresciuto di importanza durante il periodo romano e bizantino, protagonista di drammatiche vicende nei secoli del medioevo, ai margini della storia durante l'epoca moderna.