Fra i coni avventizi dell'Etna, quello della Montagnola appare come uno dei più imponenti: esso si innalza a sud del Cratere Centrale, sull'alto versante meridionale dove si è impiantato a quota 2.500 m in seguito all'eruzione dell'estate del 1763.
I Monti Silvestri si sono formati a seguito dell'eruzione del 1892, lungo una frattura radiale (bottoniera) sulla quale si sono impostati 5 coni eruttivi.
Fra il Monte Silvestri Superiore e quello immediatamente sotto, detto Monte Silvestri Inferiore, passa la strada che da Zafferana e Nicolosi porta al piazzale del Rifugio Sapienza meta di tutti i visitatori che si recano sul versante sud dell'Etna.
L'apparato sommitale è attualmente costituito dal Cratere Centrale (Voragine e Bocca Nuova), dal Cratere di Nord Est (1911) e dal Cratere di Sud Est (1971). L'altezza del Vulcano è di circa 3.340 m s.l.m., ma tale quota subisce delle variazioni dovute da una parte all'accumulo di materiale a seguito di esplosioni, e dall'altra ai frequenti crolli delle pareti.
All'interno del territorio del Parco si trovano oltre 200 grotte di scorrimento lavico. Note sin dall'antichità, sono state utilizzate dall'uomo, come luoghi sacri e di sepoltura, come riparo o come luoghi destinati all'accumulo di neve, quando essa costituiva l'unica fonte di refrigerio in estate. Tra le più rinomate troviamo: la grotta dei Lamponi, dei Tre Livelli, del Gelo, delle Palombe.
La Valle del Bove, una delle emergenze naturalistiche più importanti del Parco, è un enorme catino posto sul versante est del vulcano che, secondo alcune teorie, è sorto dal collasso dell'originario apparato craterico; misura circa 7 km per 5 km di grandezza, con pareti che arrivano sino a 1.000 m. di altezza.
La notte tra il 13 e il 14 dicembre 1991, ad una quota di circa 2.400 m. nella parete della Valle si è aperta una bocca eruttiva che ha dato luogo ad una colata lavica che è durata sino alla primavera del 1993.
Nella primavera del 2005 l'Ente Parco dell'Etna si è insediato nella nuova sede, l'ex Monastero dei Benedettini di San Nicolò La Rena, antico e prestigioso edificio di grande valore storico e architettonico attorno al quale nacque e si sviluppò la comunità di Nicolosi.
Il Monastero, restituito alla collettività dopo lunghi anni di abbandono e un complesso lavoro di risanamento conservativo, rappresenta, per le genti dell'Etna ma anche per tutti coloro che, da ogni angolo del mondo e in ogni stagione vengono a visitare il territorio del Parco, una spazio riconquistato alla cultura, alla natura, alla promozione dei prodotti tipici. Ed anche un punto di riferimento fondamentale per accogliere ed ospitare, come è già accaduto più volte, significativi eventi culturali e scientifici e manifestazioni di educazione ambientale. Tra di essi, spicca il VI Congresso Nazionale della Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve, celebrato nel 2006 con la presenza di tutte le aree protette del nostro Paese. Dopo la palazzina d'ingresso, realizzata ex novo con la funzione di "front office" dell'Ente Parco, l'antico vialetto in pietra lavica e un'affascinante arco conducono nella zona antistante il Monastero, caratterizzata dalla presenza della cisterna "a quattro bocche", ancora oggi attiva con i suoi quattro pozzi. All'interno del piano terra, in quella che si presume sia stata una volta la cantina del Monastero, è stata realizzata un'area museale vulcanologica, che illustra le caratteristiche fondamentali dell'Etna: la storia geologica, le grotte, le colate laviche, le "bombe vulcaniche". Di fronte, la ricostruzione del mondo rurale etneo. Più in fondo, la biblioteca ed il centro elaborazione dati. Sempre al piano terra, in altra zona, c'è la sala conferenze del Parco laddove si trovava la vecchia chiesa. Vi sono conservati alcuni affreschi e iscrizioni, sopravvissuti al lungo periodo di degrado dell'edificio che ha preceduto la ristrutturazione ad opera del Parco. Al piano superiore, in quelle che erano una volta le "celle" dei monaci benedettini, ci sono oggi quasi tutti gli uffici dell'Ente.
Alle spalle dell'edificio, insiste l'area recintata con quelli che quasi certamente sono i ruderi dell'originario Monastero e accanto c'è il vecchio palmento, oggi ancora chiuso ma destinato, nei piani dell'Ente, a diventare Museo della viticoltura dell'Etna. Infine, adiacente alla sede, c'è la grande area (circa tre ettari) con il campo collezione della Banca del Germoplasma Etneo e il Sentiero del Germoplasma.
Importante, sotto il profilo divulgativo e didattico, la presenza nelle adiacenze dell'edifico principale di una stazione sismica digitale e di una stazione di rilevamento chimico dei gas, installate dall'Ente nell'ambito dell'accordo di programma con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
L'intera l'area del Monastero, dallo scorso mese di ottobre, è stata resa accessibile anche ai disabili, agli ipovedenti e non vedenti.
Il campo collezione della Banca del Germoplasma è stato realizzato per la caratterizzazione e conservazione del patrimonio genetico vegetale etneo. Si estende su una superficie di circa tre ettari adiacente alla sede dell'Ente Parco e ospita specie di interesse naturalistico e agrario (vigneto, frutteto, ginestreto, piante di interesse forestale), ma anche specie aromatiche e officinali presenti nel comprensorio etneo e viene condotto secondo il metodo biologico di produzione codificato dal Reg. CEE 2092/91 e successive modifiche e integrazioni.
Il Sentiero del Germoplasma, lungo 1153 metri, è stato realizzato all'interno del campo collezione con pendenze inferiori al 7% e con uno strato superficiale atto a permettere il transito anche a mezzi di supporto delle attività motorie di persone diversamente abili. Sono stati in particolare installati, con la collaborazione della Stamperia Braille di Catania, apposite targhette esplicative di interpretazione ambientale anche per ipovedenti e non vedenti. E' stato, dunque, realizzato un vero e proprio "Sentiero dei cinque sensi", permettendone così la fruibilità anche a chi ha problemi fisici e ponendolo come possibilità di svago e di recupero del contatto dell'uomo con la natura e della naturale potenzialità all'uso dei sensi. Per raggiungere questi obiettivi, il Parco dell'Etna, assieme ad alcuni Dipartimenti dell'Università degli studi di Catania, ha istituito un consorzio, denominato CEVASABI (Centro per la valorizzazione e la salvaguardia della biodiversità della Sicilia Orientale), del quale fanno parte il Dipartimento di Botanica e l'Orto Botanico di Catania, il Dipartimento di OrtoFloroArboricoltura e Tecnologie Agroalimentari (DOFATA), il Centro Universitario Tutela e gestione Ambienti Naturali e Agroecosistemi (CUTGANA).
Fondamentale è stato il concorso di diversi Enti ed Istituzioni, come l'Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente, che sostiene le azioni del Parco; l'Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste; l'Azienda Regionale Foreste Demaniali, titolare della misura che ha consentito la realizzazione della Banca del Germoplasma insieme alle SOAT del territorio; l'Università di Catania; la Stamperia Regionale Braille; l'Assessorato Regionale al Turismo, che con i fondi del progetto "Turismo Verde" ha consentito il miglioramento dell'accessibilità del sentiero del germoplasma e dell'intera sede del Parco.
Tali azioni sinergiche, attraverso le quali il Parco dell'Etna intende porsi all'avanguardia tra le Istituzioni che hanno maggiormente contribuito al raggiungimento dell'Obiettivo 2010 per la riduzione della perdita di diversità biologica, rappresentano un esempio di esperienza finalizzata al raggiungimento degli obiettivi tendenti al miglioramento della qualità della vita.