Il primo nucleo medievale di Avigliana, il Borgo Vecchio, sorge sulle pendici nord del monte Pezzulano. ll nome della città deriva verosimilmente dal nome di una famiglia romana (gli Avilii) presente nella zona pianeggiante del territorio, verso la zona chiamata "ad fines" che corrisponde all'attuale borgata Malano. ll Borgo Vecchio dalle sue origini ha svolto un importante ruolo negi scambi tra l'Europa occidentale e l'Italia in quanto punto di transito obbligato sulla via di Francia. Esso subì un ulteriore incremento con l'affacciarsi in terra italiana dei conti di Savoia. La tradizione vuole particolarmente legati ad Avigliana il Beato Umberto III (c. 1127-1189), ed il Conte Rosso (Amedeo VII 1360-1391).
Sono databili dal XII al XV secolo le costruzioni che caratterizzano
l'evoluzione dal romanico al gotico della Avigliana medievale: le
chiese (S. Pietro, S. Maria, S. Giovanni) le mura, le porte, i portici,
le abitazioni gentilizie di Piazza Conte Rosso e di Piazza S. Maria
lungo tutto il centro storico.
Con la scelta di Torino come
capitale del regno Avigliana perse parte della sua importanza come
città di confine. L'apparato difensivo del castello gradualmente
evolutosi dal primo nucleo eretto a difesa da possibili invasioni da
Arduino il Glabro a roccaforte apprestata dai Savoia a salvaguardia del
territorio, perse parte della sua importanza militare trasformandosi in
sede di castellania e abitazione signorile. Le amare vicissitudini del
secolo XVII ne determinarono la rovina: di fatto dopo aver subito gravi
danni nel 1630 (anno particolarmente infausto per Avigliana che subì
pesantemente l'imperversare della peste) fu ridotto allo stato attuale
dal maresciallo francese Catinat nel 1691.
Le colline ad ovest del Lago Piccolo, percorse da numerosi ruscelli
immissari del lago, sono ricoperte da boschi cedui di castagno, carpino
e frassino ed ospitano numerosi mammiferi (caprioli, volpi, tassi,
scoiattoli, faine) e uccelli (picchi, cince, fringuelli, luì piccoli,
ghiandaie, merli, rigogoli, cardellini) che animano i cespugli del
sottobosco e le fronde degli alberi. Una vita intensa che potrà
scoprire chi ne saprà ricercare le minime tracce: movimenti rapidi,
suoni curiosi o improvvisi battiti d'ali.
Le colline centrali di
Montecapretto, a nord del Lago Grande prive di corsi d'acqua, sono
caratterizzate da una maggiore xerotermia: infatti la roverella, cui si
accompagnano frassini, robinie, olmi e ciliegi è la pianta più tipica.
Sul monte Pezzulano infine, all'estremità nord del Parco, si ergono le
rovine del castello sabaudo la cui storia, con le prime edificazioni in
loco, si fa risalire al X secolo d.C.
Nelle formazioni boschive dell'anfiteatro morenico aviglianese è
possibile incontrare dei massi erratici, spesso di ragguardevoli
dimensioni, silenziose testimonianze del glacialismo quaternario in
queste valli: un sentiero appositamente predisposto consente la loro
scoperta collegando così il Parco con il territorio circostante.
La zona dei Mareschi è l'area umida più occidentale d'Italia, situata a
nord-ovest del Lago Grande; raccoglie le acque in uscita attraverso il
Canale della Naviglia e rappresenta un ambiente rinaturalizzato dove la
presenza discreta dell'uomo s'interseca con la prorompente natura.
Lungo quest'area il silenzio è incombente, rotto solamente dai suoni
della natura, si possono vedere grandi ciuffi di carici, canne di
palude e tife ondeggianti sotto il peso della mazza ed ascoltare il
gracidare di rane e rospi. Veloci fagiani attraversano i prati mentre
sulle garzaie o in volo si osservano gli aironi cenerini. Nel cielo si
ammirano anche, con un po' di fortuna e attenzione, falchi di palude,
poiane e nibbi.
Sul lato est della zona palustre si trovano i monumentali resti della
più importante fabbrica di esplosivi degli anni '40: la Nobel di
Avigliana, osservabile dietro la sede del Parco, che rappresenta uno
degli esempi più interessanti d'architettura industriale d'inizio
secolo. Fu teatro di bombardamenti e di azioni partigiane durante il
secondo conflitto mondiale per chiudere infine, per motivi di mercato,
negli anni '60.