Bosco Nordio è situato sul sistema di dune più antico del litorale
veneto compreso tra Chioggia (VE) ed il fiume Po che probabilmente
risale ad almeno 2 millenni fa (Pignatti, 1959).
L'apparato dunale
del bosco e del tratto di Rosolina mare (RO) sono la risultante
dell'opera costruttiva dei fiumi Po e Adige durante questi ultimi 4000
anni.
Bosco Nordio, che un tempo veniva chiamato Fosson o Cerreto (Beguinot,
1913), sembra avere origine preromana. Fu prima di proprietà della
città di Chioggia, fu poi dato alla famiglia Nordio nel 1565, la quale,
allo scopo forse di coltivare il terreno, distrusse completamente il
bosco. Andrea Nordio, alla fine del XVIII sec., fece però piantare una
pineta a pino domestico, sui resti dell'antico boschetto a leccio,
lauro ed altre specie mediterranee che rappresentavano "l'antico abito
del bosco" (Beguinot, 1913).
Nel 1959 fu venduto all'ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali e
venne istituita la Riserva Naturale Integrale con D.M. 26/7/1971.
Oggi è gestito da Veneto Agricoltura.
Il
Bosco Nordio è un residuo dell'ampia fascia boscata che caratterizzava,
in passato, gran parte del litorale veneto. Il volto della pianura
padana, così come si presenta oggi, è frutto di profonde modifiche che
con il trascorrere del tempo, hanno mutato radicalmente la vegetazione
e piano piano anche l'aspetto complessivo del paesaggio. A determinare
questi mutamenti hanno concorso soprattutto il clima, con un'azione
lenta ma costante e l'uomo con interventi più radicali e veloci. Nel
corso dei secoli l'ampliamento dei territori coltivati ha ridotto
notevolmente le superfici a bosco, tanto da relegarle a veri e propri
relitti, piccoli lembi di un'antica cintura verde vivente che un tempo
ricopriva la costa adriatica nord orientale.
La morfologia di Bosco Nordio ha condizionato e condiziona tuttora la distribuzione della vegetazione. I consorzi di leccio (lecceta o orno-lecceta), si stabiliscono sulla parte più alta delle dune, mentre nelle depressioni infradunali, è presente il querceto a farnia. Il passaggio tra una formazione e l'altra tuttavia non è così netto e i due tipi di vegetazione spesso si compenetrano e si sovrappongono.
Nelle zone di margine e recentemente colonizzate, troviamo un boschetto fitto composto, nel piano superiore da leccio (Quercus ilex) ed orniello (Fraxinus ornus) dalla struttura apparentemente disordinata, ma che in realtà rappresenta una fase preparatoria per l'orno-lecceta matura. Alle specie arboree si accompagna un rigoglioso strato di arbusti tipicamente mediterranei come l'asparago pungente (Asparagus acutifolius) e la vitalba minore (Clematis flammula) unitamente ad altre specie diffuse nella pianura padana come il biancospino (Crataegus monogyna), il ligustro (Ligustrum vulgare) e la sanguinella (Cornus sanguinea). Nello strato inferiore compaiono il pungitopo (Ruscus aculeatus) e l'edera (Edera helix).
Negli avvallamenti tra le dune, circoscritto in corridoi lunghi e stretti, si è stabilito il querceto a farnia (Quercus robur) nel quale singoli individui adulti raggiungono e superano i 20 metri. Alla quercia si aggiungono alcuni individui di tiglio (Tilia cordata), di pino marittimo (Pinus pinaster) e di pino domestico (Pinus pinea). Nei punti in cui vi è una maggiore disponibilità idrica per la presenza di una falda più superficiale, e quindi il terreno è più umido, compare qualche esemplare di pioppo bianco (Populus alba) e ontano nero (Alnus glutinosa), che sono specie igrofile, cioè piante che amano l'acqua.
La componente più diffusa e interessante della flora del Nordio è sicuramente quella mediterranea, dato che il Bosco si colloca in quella fascia territoriale che rappresenta il limite dell'areale del leccio, al quale si conferisce il carattere di relitto. Le specie mediterranee presenti sono, oltre al leccio (Quercus ilex), asparago pungente (Asparagus acutifolius), robbia (Rubia peregrina), pungitopo (Ruscus aculeatus), Osyris alba, clematide (Clematis flammula), caprifoglio mediterraneo (Lonicera etrusca) e fillirea (Phillyrea angustifolia). La flora si differenzia poi ulteriormente anche in relazione alla disponibilità di acqua, al microclima che si instaura e anche ad altri fattori.
La particolare collocazione geografica di Bosco Nordio, unitamente alla
molteplice diversità dei biotopi esistenti, determinano interessanti
presenze faunistiche.
Fino a qualche anno fa, l'aspetto più appariscente della fauna era senza dubbio la presenza di un rilevante numero di daini (Dama dama), introdotti nella riserva nel 1964. Diffusa era anche la presenza del tasso (Meles meles). La R.N.I. Bosco Nordio era stata segnalata quale antico limite settentrionale della diffusione dell'istrice (Hystrix cristata). Tra i mammiferi, da sempre presenti, la lepre, il riccio e la donnola.
Oltre
ad ospitare nelle zone umide naturali una notevole varietà di anfibi,
rettili e mammiferi che un tempo erano presenti quasi ovunque nelle
nostre zone boscate di pianura (biscia d'acqua, ramarro, carbonasso,
tritone, rana, riccio, donnola, ecc.), la RNI è anche un importante
sito di nidificazione e rifugio per molte specie di uccelli, alcune
delle quali, tipicamente di foresta e in via di estinzione nelle nostre
zone di pianura, ormai irrimediabilmente depauperate di boschi di
apprezzabile estensione.
Numerose ed importanti sono le specie dell'avifauna che nidificano a Bosco Nordio tra le quali: il falco di palude (Circus aeruginosus), il gufo di palude (Asio flammeus), il torcicollo (Jynx torquilla), l'usignolo (Luscinia luscinia), il cuculo (Cuculus canorus), il saltimpalo (Saxicola torquata), il verzellino (Serinus serinus), l'averla piccola (Lanius collurio).
A queste si aggiungono innumerevoli elementi dell'avifauna che si sono
insediati in modo permanente trovando l'habitat ideale sia per il cibo
che per il loro rifugio: il fagiano (Phasianus colchicus), la civetta (Athene noctua), la garzetta (Egretta garzetta), l'airone cinerino (Ardea cinerea), il colombaccio (Colomba palumbus), l'allocco (Strix aluco), il picchio nero (Dryocopus martius), il pettirosso (Erithacus rubecula), il tordo bottaccio (Turdus philomelos), l'usignolo di fiume (Cettia cetti), la cinciarella (Parus caeruleus), la cinciallegra (Parus major), la ghiandaia (Garrulus glandarius).
Tra i mammiferi sono invece diffusi la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina) la martora (Martes martes), il tasso (Meles meles), l'arvicola terrestre (Arvicola terrestris) e quella d'acqua (Arvicola sapidus), il riccio (Erinaceus europaeus) e la talpa europea (Talpa europaea).
Tra gli anfibi, due rane "rosse": la rana agile (Rana dalmatina) e la rana di Lataste (Rana latastei).
All'interno
delle bassure presenti nel bosco, alimentate dall'acqua di falda che
nel Bosco Nordio, quasi ovunque è presente a circa 60 - 70 cm di
profondità, vi sono le premesse per consentire lo sviluppo di ambienti
umidi idonei ad ospitare le specie animali e vegetali tipiche. Si
auspica il ritorno, ad esempio, della rana verde (Rana esculenta), della folaga (Fulica atra), del germano reale (Anas platyrhynchos), dell'airone rosso (Ardea purpurea)...
Gli interventi di conservazione della Riserva Naturale Integrale di Bosco Nordio, avviati da Veneto Agricoltura nel 2000, sono volti a riportare l'area alle condizioni di naturalità che le sono proprie attraverso la ricomposizione floristica, il restauro del territorio e la tutela del sito. All'interno della Riserva erano presenti alcuni elementi estranei alla naturalità del luogo (quali specie vegetali ed animali non autoctone, aspetti orografici derivanti da attività antropiche) ed al concetto di integralità, volto alla conservazione e tutela della biodiversità correlata al mantenimento delle specie arbustive ed arboree autoctone; tali elementi sono di ostacolo ad una naturale ed equilibrata evoluzione dell'ecosistema. In aree perimetrali e negli spazi venutisi a creare a seguito dell'eliminazione delle specie arboree non autoctone (autoctono è l'organismo vegetale o animale originario della regione geografica in cui viene raccolto od osservato), al fine di arricchire la componente floristica e per accelerare un processo di colonizzazione che di per sé avverrebbe anche naturalmente ma con ritmi più lenti, si stanno mettendo a dimora giovani piante di specie tipiche delle nostre zone di pianura e litoranee tra le quali: leccio (Quercus ilex), farnia (Quercus robur), rovere (Quercus petrea), roverella (Quercus pubescens), orniello (Fraxinus ornus), olmo campestre (Ulmus minor), ontano napoletano (Alnus cordata), salice bianco (Salix alba), carpino nero (Ostrya carpinifolia), perastro (Pyrus pyraster). Le specie arbustive utilizzate sono state invece: ginepro comune (Juniperus communis), ginestra (Spartium junceum), prugnolo (Prunus spinosa), pado (Prunus padus), frangola (Rhamnus frangola), crespino (Berberis vulgaris), ligustrello (Ligustrum vulgare), scotano (Cotinus coggyria), biancospino (Crategus monogyna). Al fine di migliorare l'aspetto paesaggistico per ricostituire un'orografia più naturale, mediante movimenti di terra sulle zone piane e senza effettuare riporti di materiale dall'esterno sono state ricostruite le dune tipiche dell'ambiente costiero ed alcune bassure definendo inoltre un nuovo percorso della viabilità interna di migliore impatto paesaggistico.