(Olbia, 23 Mar 11) Un team di scienziati, belgi e italiani, durante gli studi per un dottorato di ricerca si imbattono in una nuova specie. Un anfipode, piccolo gamberetto che vive tra le foglie della Posidonia oceanica nei mari di Tavolara.
Durante l'estate del 2007, il dott. Nicolas Sturaro, ricercatore del Laboratory of Oceanology University di Liege in Belgio, ha condotto degli studi per valutare gli effetti delle Aree Marine Protette sulle popolazioni degli anfipodi associati alle prateria a Posidonia oceanica, e le relazioni con le cascate trofiche. Una cascata trofica è una sorta di catena alimentare che lega tutte le forme animali e vegetali. Gli anfipodi, in questo caso, fungono da cibo ai predatori più grandi, i pesci. Quindi valutare lo stato di conservazione, anche di piccoli crostacei, serve a capire lo stato di conservazione dell'ambiente marino.
La prateria a Posidonia oceanica costituisce uno degli ecosistemi dominanti nelle coste del Mediterraneo. Da gli anni 80 questa specie è stata sottoposta ad una rigida protezione, in particolar modo nelle Aree Marine Protette. Alle praterie sono associati diversi invertebrati bentonici. Tra questi si trovano anche glia anfipodi. Questi piccoli animaletti, ignorati per tanto tempo, hanno un ruolo essenziale nell'ecosistema Posidonia. Infatti costituiscono un importante fonte di alimentazione per gli organismi di dimensioni maggiori, soprattutto per i pesci. Quindi si può capire bene come questo crostaceo abbia un ruolo, seppur indiretto, nell'effetto riserva.
La tutela della prateria è pertanto di fondamentale importanza per evitare che interazioni esterne, di origine antropica, causino alterazioni nella catena trofica. Questi effetti indiretti su livelli trofici inferiori sono ancora poco studiati, ma sono essenziali per valutare le risposte della comunità bentonica verso la protezione.
Il dott. Sturaro, durante le sue ricerche, ha dunque scoperto una nuova specie di anfipode, la Caprella tavolarensis, che proprio dall'isola di Tavolara ha preso il suo nome.
Questa scoperta è molto importante perché arricchisce il patrimonio di biodiversità dell'AMP.