Il Sacro Monte di Oropa, inserito nella lista del Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel mese di luglio del 2003, è costituito da 17 cappelle popolate di statue di terracotta policroma di cui 12 dedicate alla storia della vita di Maria e 5 dedicate ad episodi legati alla tradizione del Santuario.
Presso il Santuario è operativo dal 1998 il Giardino Botanico Nostra
Signora di Oropa, la cui gestione è affidata alla Sezione Biellese del
WWF Italia.
La stessa Associazione ha attivato, sin dall'inizio
della gestione, una serie di indagini sul campo, con la collaborazione
e la sovrintendenza del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e
del Dipartimento di Biologia Vegetale dell'Università di Torino. Esse
prevedono il monitoraggio conservativo (conservazione in situ) e la
coltivazione in vivaio (conservazione ex situ) delle specie floristiche
considerate critiche, rare o localizzate secondo la Lista Rossa
Regionale delle Piante d'Italia. A partire dall'anno 2001 è attiva
anche la "cellula museale" del Giardino, che conserva, per conto
dell'Amministrazione del Santuario di Oropa, le collezioni
naturalistiche di proprietà di quest'ultimo. In particolare, l'erbario
storico (promosso nei primi anni del '900 dall'allora direttore del
Regio Orto Botanico di Torino, Oreste Mattirolo), è stato oggetto di
una recente ricerca, curata con la sovrintendenza della Sezione di
Botanica del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, che ne ha
permesso la manutenzione conservativa ed il riordino informatico dei
dati in esso contenuti, premessa fondamentale per lo sviluppo di
successive indagini sul campo.
Con il termine "Sacro Monte" si intende oggi indicare un complesso religioso frutto di un vasto e particolare movimento di fede, arte e religiosità nato sul finire del XV secolo ed affermatosi poi, non solo in Italia ma in molte zone d'Europa, fino agli ultimi esempi manieristici realizzati nel tardo settecento.
Il Sacro Monte non è quindi un fatto sporadico ma il risultato di un'idea promossa all'origine dall'Ordine dei Frati Minori di S. Francesco, riprodottasi poi per quasi tre scoli soprattutto sullo slancio del rinnovamento operato dal Concilio di Trento contro la Riforma Protestante.
Il grande progetto di trasposizione in terra cattolica dei luoghi santi prese l'avvio dapprima in Italia con la "Nuova Gerusalemme" di Varallo Sesia (VC) e quella di Montaione (FI), quasi contemporaneamente a Braga in Portogallo; si sviluppò poi sull'arco alpino - Svizzera (6), Italia (17), Austria (oltre 60) - e nel resto d'Europa: Portogallo (7), Spagna (5), Francia (40 di cui 39 sono quelli Bretoni), Belgio (7), Germania (60), Cecoslovacchia (16) e con casi sporadici anche in Ungheria, Turchia, Russia e Jugoslavia.
I Sacri Monti nel loro insieme assunsero così l'aspetto di autentici sistemi territoriali leggibili alla scala europea. Oltre a quello italiano, da noi conosciuto, si sviluppò moltissimo quello portoghese, quello particolare dei calvari bretoni in Francia e quello polacco. In ognuno di questi esempi, pur con la peculiarità propria di ogni singolo complesso, rimane fondamentale (oltre alla matrice religiosa) il rapporto con la natura ed il paesaggio che circondano e sottolineano sempre, pur con effetti stilistici diversi, l'impianto urbanistico e compositivo di un Sacro Monte.
Il riconoscimento del sito "I Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia" nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.