Ranch de Gibier de Nazinga |
L'Area Protetta |
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La Riserva del Ranch de Gibier de Nazinga |
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Il Ranch de Gibier de Nazinga, istituzione statale direttamente gestita dal Ministero dellAmbiente del Burkina Faso (ex Alto Volta), nacque nel 1973 come zona di protezione faunistica insediata su unarea forestale protetta. Grazie ad una attenta gestione dei rapporti con i villaggi esistenti ed alla costruzione di alcuni laghi artificiali per agevolare labbeverata dei selvatici nella stagione secca, la fauna è ricca di centinaia di elefanti e bufali, migliaia di antilopi e gazzelle, molte specie di scimmie, uccelli e rettili. Questo Parco offre al visitatore due diverse filosofie di approccio alla natura:
Intorno al Ranch de Nazinga esistono 11 villaggi di etnia prevalente Gurunsi con una popolazione totale stimata di 2600 abitanti, in parte costituita da famiglie che risiedevano allinterno del Parco ed ora trasferite nella zona di confine. |
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Il Gemellaggio |
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Nazinga è anche il nome di un villaggio della zona, abitato dai Gurunsi, una delle antiche etnie che vivono nel bacino del fiume Volta. Allinterno dellarea protetta le attività agrosilvopastorali sono estremamente limitate ed il buon rapporto tra Parco e popolazione locale non è scontato. E su questo fronte che, dintesa con la direzione del Ranch, lEnte Parchi e Riserve Cuneesi ha avviato le prime iniziative di cooperazione decentrata. Nel 1999 una missione italiana (autofinanziata dai partecipanti), si recava a Nazinga dopo che il Consiglio Direttivo dellEnte Parchi e Riserve Naturali Cuneesi aveva deciso di impegnarsi in progetto di cooperazione al fine di:
La scelta cadde su Nazinga perchè era considerata unarea protetta "laboratorio" da parte del Ministero dellAmbiente burkinabè. |
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I Progetti solidali |
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Una ipotesi di lavoro per ridurre il consumo di legna per gli essiccatoi è quella di sperimentare il loro funzionamento con lenergia prodotta da pannelli solari e per fare questo occorre riprendere la collaborazione con la Facoltà di Agraria di Torino che ne ha realizzato una in Niger, con lavvertenza che la scarsa diffusione di questa tecnologia, nonostante le ottime condizioni di insolazione, pone seri problemi rispetto alla manutenzione e al buon funzionamento dei pannelli solari. Il secondo progetto, iniziato nel 2002, riguardante lapicoltura è consistito nellacquisto di arnie in legno, più ampie e di facile smielamento di quelle tradizionali in cocci di terracotta e nella loro collocazione presso alcuni villaggi: nel 2003 si è iniziato a raccogliere il miele e a formare alcuni apicoltori; il progetto proseguirà con la formazione di altre persone alla produzione di un miele più puro che nel tempo potrà essere immesso nel circuito del commercio equosolidale, naturalmente una volta soddisfatte le necessità delautoconsumo. Infine negli anni precedenti era stato costruito il macello del Parco di Nazinga, nel tentativo di rendere più igieniche le condizioni delle carni degli animali cacciati e destinate al consumo degli abitanti dei villaggi e dei turisti del parco. Unultima iniziative del Comune di Boves riguarda la realizzazione della mensa della scuola di Sya, che favorisce la frequenza da parte dei bambini dei villaggi più lontani. Il successo delle prime iniziative, unitamente al crescente interesse alla cooperazione decentrata, ha fatto si che il rapporto con Nazinga sia proseguito con il progetto presentato da una cordata che vede come capofila il Comune di Boves, unitamente allEnte Parchi Riserve Naturali Cuneesi, l'Università di Torino, Facoltà di Agraria, la Provincia di Cuneo, la Comunità Montana Gesso Vermenagna e Pesio, i Comuni di Morozzo, Rocca de Baldi e Mondovì, oltre ovviamente alla Regione Piemonte. L'intervento mira a migliorare il livello di sicurezza alimentare sia con lo studio di fattibilità per l'introduzione nei villaggi di una nuova tecnologia, già sperimentata nel Sahel da parte dell'Università di Torino, per l'essicazione e la conservazione dei prodotti freschi (essicatoio Icaro), sia con la ristrutturazione del macello del Parco, adeguandolo sotto l'aspetto sanitario e funzionale. L'ingresso nel progetto dell'Università di Torino ha permesso inoltre di attivare un primo studio italiano sulla gestione dell'ecosistema di Nazinga, condotto da uno studente e seguito dal prof. Andrea Giordano della Facoltà di Agraria. |
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Il Progetto-pesca |
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E nata così la prima iniziativa del rapporto di gemellaggio con l'Ente Parchi Riserve Naturali Cuneesi: con due fasi di finanziamento (per un totale di Euro 20.000,00) si è strutturato l'appoggio a undici gruppi di donne (uno per villaggio per un totale di circa 400 donne) per migliorare ed incrementare l'attività tradizionale di affumicatura del pesce. Nel parco di Nazinga esistono infatti alcuni bacini artificiali (dighe in terra), per assicurare lacqua agli animali selvatici; non è consentito luso agricolo di queste strutture ma vi è permessa la pesca. Ogni gruppo di villaggio è stato dotato di una carretta con asinello, di un affumicatoio e di un piccolo fondo di credito, mentre unanimatrice ed il personale del Ranch hanno assicurato la necessaria supervisione e formazione. Le donne di ogni villaggio, a turno, si recano col carretto presso i laghi del parco dove comprano il pesce fresco dai pescatori autorizzati; raggiungono poi il centro di affumicatura dove procedono alla trasformazione del pesce. L'operazione dura due o tre giorni e comporta distanze di alcune decine di chilometri. Il pesce è commercializzato nei mercati locali, presso il Parco e nella vicina cittadina di Po. Ripetendo l'operazione alcune volte all'anno ogni donna ottiene una significativa integrazione di reddito. La diffusione del pesce sui mercati comporta altresì un miglioramento della dieta tradizionale, decisamente vegetale, grazie all'apporto proteico. I pescatori, con una seconda fase di progetto, sono invece stati dotati di nuove piroghe e reti, con ladeguata formazione alle nuove tecniche di pesca. |