(Venaria Reale, 21 Gen 22) Alla scoperta delle rotte migratorie delle beccacce, seguendo Mandriana e Peppinella.
Nel Parco La Mandria recuperate le aree umide che le ospitano.
La prima volta che una beccaccia ("Scolopax rusticola") fu "equipaggiata" nel Parco della Mandria per essere monitorata nelle sue migrazioni, fu nel 2014. Un inizio di successo che ha sancito nel tempo il valore naturalistico del luogo di svernamento di questi timidi uccelli, collocato in un contesto ad alta protezione, precluso alla libera fruizione.
Il progetto di ricerca pluriennale è stato denominato "Scolopax Overland" (curato dall'Associazione specialistica "Amici di Scolopax", in collaborazione con il Dipartimento di Biologia dell'Università degli studi di Padova, e, successivamente anche in sinergia con la Federazione Italiana della Caccia ed il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell'Università degli Studi di Milano). L'obiettivo è stato di definire le direttrici migratorie e la distribuzione degli areali di riproduzione delle beccacce, comprendendo le fasi pre-nuziali, post-nuziali e gli erratismi, valutando così anche la fedeltà al territorio. La consistenza di dati e le notevoli informazioni emerse hanno consentito nel 2019 la pubblicazione di un articolo sulla prestigiosa rivista scientifica Current Zoology "Interindividual variation and consistency of migratory behavior in the Eurasian woodcock"
Nell'ambito delle attività di campo previste nella programmazione per la campagna 2020 sono state equipaggiate con tecnologia di ultima generazione 2 nuove beccacce battezzate "MANDRIANA" e "PEPPINELLA", insieme ad altre 12 provenienti da diverse zone italiane. I ricercatori hanno potuto constatare che degli individui marcati, 8 hanno completato la migrazione con successo. Altri sono invece stati abbattuti durante l'attività venatoria (2) o sono stati verosimilmente oggetto di bracconaggio (1), mentre altri ancora hanno cessato le trasmissioni precocemente oppure hanno trasmesso per un periodo prolungato senza apparentemente iniziare la migrazione, suggerendo la possibilità che siano morti per cause sconosciute. Tra le 8 beccacce che hanno migrato con successo ci sono anche Mandriana e Peppinella, che hanno effettivamente raggiunto nella primavera una zona a est di Mosca, in appena un mesetto!
Le attività di monitoraggio, che proseguono, sono destinate a produrre ulteriori contributi scientifici per una migliore conoscenza e gestione della specie.
Un'ottima iniziativa nel senso del miglioramento dell'habitat di questi uccelli è stata condotta dall'Ente Parchi Reali, gestore de La Mandria, che ha recentemente terminato i lavori per le sistemazioni idrauliche necessarie al miglioramento e ampliamento della "Beccaccinaia", con finanziamenti europei e regionali del PSR misura 441 "Elementi naturaliformi dell'agroecosistema".
In effetti la tenuta storica della Mandria, sin dai tempi in cui era la principale riserva di caccia della famiglia Savoia, comprendeva al suo interno un significativo reticolo di canalizzazioni ed un sistema di aree umide tra loro connesse, che si è progressivamente naturalizzato andando a costituire un habitat in grado di sostenere numerose specie animali e vegetali di grande interesse per la biodiversità. Nello specifico, l'intervento ha migliorato le connessioni esistenti tra i principali laghi esistenti all'interno del Parco la Mandria e il sistema di canalizzazioni e di piccole lanche che, sviluppandosi verso valle, riporta l'acqua alla storica zona umida denominata "Beccaccinaia".
Tutti i fossi ed i canali di deflusso esistenti, utilizzati per convogliare l'acqua proveniente dal Lago Grande alle due lanchette e alla Beccaccinaia, sono stati risagomati al fine di adeguarne la sezione di deflusso, inoltre sono state realizzate una serie di diramazioni del fosso esistente, al fine di consentire l'allagamento della zona Beccaccinaia". Si è quindi provveduto a risistemare gli argini delle lanchette, crollati in più punti, e a realizzare vari manufatti per la regolazione delle acque: paratoie collocate agli snodi idraulici che dai laghi a monte si susseguono fino alla Beccaccinaia, oltre ad una passerella metallica per consentire l'accesso agli organi di regolazione del Lago Grande.
L'area ha così acquisito una condizione di ampio potenziale per la coesistenza dei differenti habitat acquatici e terrestri, favoriti dallo scarso disturbo antropico (nell'area è vietato anche l'ingresso ai cani), che permette a specie vegetali ed animali, tra cui le timide beccacce, di insediarsi e permanere stabilmente.