La Palude di Torre Flavia è una zona umida di grande importanza per la
tutela dell'avifauna migratoria e per la conservazione di un ultimo
lembo dell'antica maremma laziale.
La zona umida è formata da un
terreno argilloso-limoso ricco di materiale organico di origine
vegetale che da luogo a un tappeto di sostanza organica in putrefazione
responsabile della formazione del fango nerastro. Lembi residuali di
una antica duna sabbiosa separano la palude dal mare. Un molo di
origine artificiale collega attualmente alla costa i ruderi dell'antica
Torre Flavia, rimasta isolata a circa 80 metri dalla spiaggia a causa
del fenomeno dell'erosione costiera qui molto accentuato.
Il territorio del Monumento Naturale Palude di Torre Flavia si estende
lungo la costa, tra Cerveteri e Ladispoli, in alcuni tratti separato
dal mare da un esiguo accumulo sabbioso e in altri raggiunto dal mare,
che mette a nudo parte dei sedimenti anticamente originatisi dal lento
accumulo di materia organica proveniente da residui di piante, alghe e
animali morti, costituita da un fango molto scuro. Il paesaggio è
quello delle aree umide costiere, che in passato erano diffuse lungo le
coste laziali, quando esisteva un vasto sistema di acquitrini e paludi
salmastre. Dietro la spiaggia (oggetto di intensa erosione ed
arretramento), corre un cordone dunale, che delimita la palude vera e
propria. Questa è formata da piscine, stagni e canali, inframmezzati da
lingue di terra, coperte da un fitto e inaccessibile cannucceto, che
penetra fino al cuore della palude.
Parte
dell'area sommersa è oggetto di attività produttiva, grazie alla
presenza di un impianto di pescicoltura sostenibile, la cui gestione
contribuisce alla manutenzione della Palude.
All'inizio del secolo
le bonifiche e la più recente urbanizzazione di Campo di Mare (anni
60'), hanno progressivamente ridotto la grande palude originaria, fino
agli attuali 37 ettari. E' così iniziato, per la Palude, un periodo di
abbandono e di degrado a cui l'azione della Provincia di Roma, in
collaborazione con il WWF Lazio, sta cercando di porre freno.
L'area
è una Zona di Protezione Speciale (SIC IT 6030020), che fa parte della
Rete Natura 2000 individuata dal Ministero dell'Ambiente, secondo la
direttiva 79/409/CEE "Uccelli". Nella zona antistante di mare aperto è
anche presente un Sito di Importanza Comunitaria ("Secche di Torre
Flavia" SIC IT 6000009; Dir. 92/43/CEE "Habitat") che tutela le
praterie di Posidonia oceanica.
Il territorio del Monumento Naturale Palude di Torre Flavia si estende
lungo la costa, in alcuni tratti separato dal mare da un esiguo
accumulo sabbioso, e in altri raggiunto dal mare, che mette a nudo
parte dei sedimenti anticamente originatisi dal lento accumulo di
materia organica proveniente da residui di piante, alghe e animali
morti.
La flora è in larga parte composta da specie di ambiente
umido, che si differenziano a seconda del grado di salinità dell'acqua
a cui sono adattate. I sali disciolti nell'acqua marina infatti danno
luogo alla cosiddetta "aridità fisiologica", che porta le cellule a
perdere acqua per osmosi: le specie vegetali alofile, tipiche degli
ambienti salini, tuttavia sopravvivono, grazie alla capacità di
accumulare soluti non tossici per la specie nel succo cellulare e di
poter così assorbire acqua dall'esterno anche nelle paludi salmastre e
sulle coste sabbiose. In alcune alofite la concentrazione di soluti è
talmente alta che in passato alcune specie venivano raccolte per
estrarne sostanze chimiche, come nel caso di specie del genere Salsola,
da cui venivano estratte soda e altre sostanze al fine di produrre
detersivi e vetro. Nella parte più interna e lontana dal mare, superata
una fascia di prati falciabili fortemente condizionati dall'intervento
umano, si trovano prati emersi con specie erbacee adattate ad ambienti
non sommersi ma costantemente umidi, come la carice villosa, ciperacea
tipica degli incolti umidi. Nella zona depressa, dove l'acqua è più
dolce, profonda e persistente, si sviluppano specie tipiche di acque
stagnanti come il ranuncolo acquatico, mentre ai margini la vegetazione
è dominata dalla cannuccia di palude.
L'area è estremamente interessante sotto il profilo ornitologico. Sulla
riva del mare è ancora oggi possibile osservare gli uccelli di ripa, in
gran parte migratori acquatici, visibili soprattutto in inverno e nei
periodi di passo. Tra questi il voltapietre, la beccaccia di mare e
corrieri. Nelle acque salmastre, in cui predomina la salicornia,
ritroviamo il corriere piccolo, il fratino, il piro-piro piccolo ed il
piro piro culbianco, oltre agli elegantissimi cavalieri d'ltalia. Varie
specie di anatre popolano gli specchi d'acqua interni tra cui, il
germano reale, il codone, la marzaiola e l'alzavola. Tra gli ardeidi,
I'airone cenerino e la garzetta. Tra i canneti è possibile osservare il
migliarino di palude, il cannareccione e la cannaiola. Queste ultime
due specie di passeriformi, assieme al beccamoschino risultano anche
nidificanti e risulterebbe di grande importanza studiare struttura e
dinamica di queste popolazioni, localizzate da altre consimili.
Fra
i mammiferi va menzionato il toporagno d'acqua. Regno di anfibi per
eccellenza, ritroviamo la comune rana verde e la raganella, fra i
rettili la biscia d'acqua.