"Conosci il monte e il sentiero che tra le nubi si perde?
Il mulo cerca il suo cammino tra le nebbie,
l'antica stirpe dei draghi abita in spelonche,
precipita la rupe e, sopra, la massa di onde,
lo conosci tu forse?"
(da J. W. Goethe, Mignon)
La facies naturalistica e antropica del Parco Fluviale del Nera è il
risultato di una esigenza e di una volontà già millenarie: deviare i
corsi d'acqua e convertire in risorsa le potenzialità di un regime
idrico tanto copioso.
Dalle bonifiche dei Romani alle costruzioni del sistema delle centrali
idroelettriche della fine del XIX secolo. La Bassa Valnerina si
racconta così, passando attraverso i secoli dell'affermazione di pievi,
monasteri ed abbazie e quelli dell'incastellamento fino alla
acquisizione di un modello insediativo definitivo che, fondato sulla
vocazione rurale di territorio e popolazione, ha dettato l'imprinting,
in età contemporanea, di uno sviluppo socio-economico ecocompatibile e
la scelta di una vita di qualità.
Il Consorzio del Parco Fluviale del Nera che, dal 1995, ha in gestione
l'area protetta, compresa nei Comuni di Arrone, Ferentillo,
Montefranco, Polino e Terni, ha interpretato gli obiettivi prioritari
di riqualificazione ambientale, urbana e del patrimonio, culturale e
monumentale, impegnandosi in una pianificazione, diffusa e coordinata,
degli interventi. Qualche esempio: i progetti "Agricoltura Biologica
nel Parco" e "La Filiera della Carne Bovina del Parco"; il recupero dei
sentieri tematici, tra cui quelli di Tripozzo di Arrone e Monte Moro di
Montefranco, di interesse archeologico; la co-partecipazione ai
laboratori di didattica ambientale di "Adottiamo il Parco"; la
realizzazione, in collaborazione con il CIAV (Centro Iniziative
Ambiente Valnerina), del primo Centro di Documentazione Naturalistica
del Parco, allestito all'interno delle sale di Palazzo Magalotti di
Collestatte.
Il Centro di Documentazione rappresenta, oggi, l'ultimo fiore
all'occhiello del Parco che, dopo la "eredità" storica della Abbazia di
San Pietro in Valle, il Museo delle Mummie di Ferentillo e il Museo
dell'Appennino Umbro di Polino, vuol far conoscere proprio tutti gli
aspetti della sua identità e incoraggiare un turismo sempre più
consapevole.