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Parco Regionale Gallipoli Cognato
Piccole Dolomiti Lucane

www.parcogallipolicognato.it
 

L'Area Protetta

Carta d'identità

 

 

La Flora

Il Parco di Gallipoli Cognato offre uno spettacolo di vegetazione unico costituito da alberi, fiori e specie di rara e a volte unica natura.
Il manto vegetativo si differenzia in funzione dell'altitudine, dell'esposizione e dell'umidità, con la presenza del Cerro Quercus Cerris, quale esmplare arboreo più diffuso. Nelle zone dove la vegetazione è più regolare e meno fitta i boschi presentano numerose piante come le felci, i ciclamini, gli anemoni bianchi e azzurri; nelle radure lo zafferanastro dai fiori giallo intenso e la Knautia Lucana, un'altra specie endemica esclusiva della zona, scoperta dal Lacaita.
Lungo le falde del monte Caperrino, ricoperte da cerrete e pascoli, in primavera si osservano vaste fioriture di orchidee, anemoni e ranuncoli.

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Orchis mascula ssp. Mascula
Orchis mascula ssp. Mascula
Foto di La Flora
 

La Fauna

Il Parco essendo un ecosistema dalla notevoli risorse, ospita numerose specie di mammiferi, volatili, rettili, insetti a volte molto rari.
Tra i mammiferi sono presenti il cinghiale, il lupo, la volpe, il tasso, l'istrice, il gatto selvatico, la lepre, il riccio, ghiri e scoiattoli, donnole e faine e, nei corsi d'acqua, la lontra. E' invece stato reintrodotto dall'uomo il daino nella zona centrale del Parco. I volatili rappresentano una vera e propria risorsa, il Parco è infatti segnalato dalle più autorevoli riviste di "birdwatching". Attraverso il binocolo è facile osservare tra i grandi rapaci gli splendidi esemplari di nibbio reale, la poiana, i gheppi e il falco pellegrino. Di notte s'incontrano facilmente il barbagianni, l'allocco, il gufo e la civetta. Nei boschi s'incontrano il picchio verde, il picchio muratore, la ghiandaia, l'upupa e il rigogolo. Nelle radure, in prossimità dei pascoli, vi sono pettirossi, codibugnoli, capinere, allodole e usignoli. Gli anfibi sono naturalmente numerosi in prossimità dei tanti corsi d'acqua del Parco. Vi sono la rana verde, la rana greca, il rospo smeraldino e l'ululone dal ventre giallo. Più difficile osservare per le abitudini riservate e appartate, la salamandra pezzata e la salamandrina dagli occhiali due specie molto rare.

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Progetto Cicogna nera in Basilicata
Una parte fondamentale del Progetto "Cicogna nera in Basilicata" riguarda la collocazione di una speciale telecamera nei pressi di un nido considerato ormai "storico" perché utilizzato da anni con successo da una coppia.
Grazie alle immagini raccolte, che sono disponibili e visibili a tutti in diretta, i ricercatori potranno acquisire dati utili a studiare il comportamento delle cicogne al nido, i tempi del loro arrivo, la riproduzione, il successo riproduttivo, l'alimentazione, l'involo dei giovani, ecc.
Naturalmente ogni anno potranno essere apportati miglioramenti al fine di ottimizzare i risultati scientifici e di divulgazione delle immagini attraverso la rete internet.

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Picchio rosso mezzano
Picchio rosso mezzano
Riccio
Riccio
Cicogna nera
Cicogna nera
 

Geomorfologia

I particolari caratteri geomorfologici derivano, oltre che dalla natura litologica dei siti anche, e soprattutto, dalle complesse vicende tettoniche che, a partire dall'era miocenica, hanno interessato la media valle del Basento.

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Foto di Geomorfologia
 

La Storia

Tra il 1300 e il 1200 a.C., fanno capo le prime consistenti immigrazioni di popolazioni provenienti dall'Anatolia (attuale Turchia), soprattutto i Lyki, i quali si stabiliscono nell'alta e media valle del Basento e alle sorgenti del Bradano dando, alla regione il nome di Lucania.
Segni della loro presenza sono gli interessanti centri fortificati del Monte Croccia - Cognato nella valle del Basento, di Serra di Vaglio (Vaglio di Basilicata) centro amministrativo delle città lucane, e del Monte Torretta.
A Croccia-Cognato oggi si osservano i resti di un grande insediamento databile tra il IV e il VI secolo a.C., edificato a 1.149 metri di altezza difeso da un imponente cinta muraria della lunghezza di oltre 2 Km. con grandi blocchi di pietra.
Da tutti i resti archeologici presenti nell'area e dagli analoghi di Serra di Vaglio e daii materiali archeologici del santuario del VI secolo a.C. della dea Mefitis, divinità protettrice dei campi e degli animali, si evince un'estrema unitarietà costruttiva nella parte della Basilicata detta Potentino. Qui è possibile, immaginare pensare e vivere lo spirito delle prime popolazioni lucane, che ancora sembra aleggiare negli insediamenti arroccati sui monti e sul territorio collinare digradante.

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Foto di La Storia
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