Gettato fra i due opposti versanti della valle del Mincio, da più di sei secoli, il ponte visconteo, chiamato comunemente "ponte lungo", per la sua lunghezza di gran lunga maggiore di quella che necessiterebbe per oltrepassare il fiume, disegna il paesaggio nei pressi dell'abitato di Valeggio sul Mincio. L'imponente struttura è alta circa 9 metri, lunga 590 e larga 25 alla base e 20 alla quota stradale. Sebbene si presenti allo stato di rudere, sono ancora riconoscibili le torrette sporgenti e le merlature, oltre ai fortilizi posti ai due imbocchi del ponte e in corrispondenza del guado del Mincio, che inglobavano le porte e i ponti levatoi. La diga era, infatti, dotata di torri-porte: una alla testata di ponente, una seconda più grande nel mezzo, in corrispondenza delle arcate di deflusso del fiume, e la terza più piccola a oriente, dove il ponte confina con le mura del castello di Valeggio. Le torri di testata erano ciascuna munite di ponte levatoio e di passerella pedonale; quelle poste a difesa del tratto mediano avevano invece doppio ponte levatoio e passerella pedonale. La torre centrale maggiore - posta sulla riva destra del fiume - fungeva da residenza castellana ed era affiancata, sulla riva opposta, da una torre più piccola con funzione di rivellino. La prima era completata nella parte sommitale da una struttura di beccatelli, tra i quali si aprivano le caditoie. Nella porzione centrale alle due suddette torri era collocato il ponte levatoio, che consentiva l'interruzione della strada. Al piano dell'acqua si trovavano quattro gallerie trasversali per il deflusso normale delle acque, che poteva essere interrotto mediante saracinesche di legno manovrabili da una balconata soprastante. A lungo si è ritenuto che il suo scopo fosse quello di dirottare le acque del Mincio per disseccare i laghi di Mantova, rendendola espugnabile.