"Il futuro è di chi lo fa: non c'è slogan migliore per raccontare la storia dei 'Briganti di Cerreto', cooperativa emiliana diventata modello di turismo di comunità.
L'Unione Europea l'ha infatti recentemente inserita, unica esperienza italiana, nelle venti buone pratiche del settore turistico che si sono distinte per innovazione, competitività e partecipazione comunitaria[1].
Siamo a Cerreto Alpi, in provincia di Reggio Emilia, una piccola frazione a poco più di 900 metri di altitudine, nascosta nel Parco Nazionale dell'Appennino tosco-emiliano. Il destino di questo borgo sembrava non essere diverso da quello di tante piccole comunità di montagna che hanno ceduto il passo alle città: nell'ultimo secolo, infatti, Cerreto è andato progressivamente spopolandosi, passando da 1.000 abitanti ad appena 80. Alla fine degli anni Novanta, quando anche l'ultimo bar è stato chiuso e l'intera popolazione stava per scivolare a valle per cercare nuove opportunità di lavoro, alcuni abitanti, che non volevano rassegnarsi a veder morire il luogo in cui erano nati, hanno preso in mano le sorti del paese.
Con un budget iniziale di 1600 euro – 100 euro a testa – 16 persone, per lo più giovani e tutti originari del luogo, hanno costituito una cooperativa e puntato su un'innovativa forma di turismo eco-sostenibile: hanno costruito un Rifugio di montagna per le attività escursionistiche; hanno recuperato le produzioni della tradizione, come quella della farina di castagna; hanno restaurato un antico mulino in pietra d'arenaria per ospitare i turisti.
Il lavoro è così arrivato non solo per i Briganti, ma anche per gli altri abitanti del paese, grazie alla ripresa e allo sviluppo di altre attività legate, direttamente o indirettamente, a quelle della cooperativa. Il negozio di alimentari, il bar e il distributore di carburante hanno riaperto, l'ex asilo è diventato un ostello. Oggi funzionano 3 ristoranti e altre strutture ricettive, anche grazie alla ristrutturazione, in chiave eco-sostenibile, di abitazioni abbandonate che hanno, in questo modo, riacquistato valore. Si è affermato così il turismo di comunità: un modello di offerta turistica integrata, gestito non da un singolo operatore, ma dall'intera comunità locale e i cui proventi e benefici economici sono appannaggio dell'intera collettività.
Il turista che arriva a Cerreto vive un'esperienza autentica, basata sull'incontro e la conoscenza dei residenti: partecipa alle feste religiose di Cerreto, visita il metato, il tradizionale essiccatoio appenninico per le castagne dove può ascoltare le storie degli anziani del paese, pesca la trota, si avventura nei boschi insieme agli abitanti del posto per raccogliere i funghi, assaggia la cucina locale a base di prodotti del luogo. Una formula che sta avendo molto successo, come dimostrano i 1000 pernottamenti registrati nel 2012 e confermati nel 2013, che sono un grande risultato per una piccola realtà come questa frazione. La presenza di turisti durante tutto l'anno, e non solo in alta stagione, garantisce, inoltre, la continuità dei servizi per il territorio, come la posta o l'assistenza sanitaria.
Grazie a questi risultati, la Cooperativa di Comunità di Cerreto Alpi è diventata un modello e ha stimolato la nascita di altri progetti simili, dagli Appennini alle Alpi, che dimostrano come un nuovo modo di vivere e visitare la montagna sia oggi possibile. La cooperativa della Valle dei Cavalieri a Succiso, l'associazione Vivere Sologno, la cooperativa di Civago: sono solo alcuni degli esempi di turismo di comunità che stanno ridando vita e anima ad alcuni dei borghi più belli della montagna italiana, creando posti di lavoro e offrendo esperienze turistiche uniche, perché nascono da chi questi luoghi li abita, li custodisce e li conosce davvero.
[1] Il giudizio viene dal Centre for Strategy & Evaluation Services di Kent, Regno Unito, che ha svolto la ricerca per conto della Commissione Europea.
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Fonte: www.lauraboldrini.it