(Sesto S. Giovanni, 02 Apr 21) Negli ultimi mesi è cambiata la composizione del Consiglio di Gestione del Parco Nord Milano organo nominato dalla Comunità del Parco e composto dal Presidente e da cinque Consiglieri. Ciascun Consigliere ha una formazione e delle competenze peculiari e tutti insieme formano un gruppo di lavoro eterogeneo e ricco di qualità e professionalità a disposizione del Parco. Per conoscere meglio i nostri Consiglieri li abbiamo incontrati e intervistati; questa settimana vi presentiamo Paola Santeramo, Direttore Regionale di Cia Lombardia.
Come sei diventata Consigliera del Parco Nord Milano? Sono stata proposta perché conosco il Parco dalla sua nascita, è un luogo del cuore innanzitutto. L'ho visto crescere dall'allora Studentato Universitario di Sesto San Giovanni, ora clinica Multimedica, quando sono venuta a studiare Agraria a Milano da Matera. Successivamente ho insegnato nel Polo Scolastico del Parco Nord, e ho vissuto a lungo con la mia famiglia a Sesto San Giovanni. Ho quindi partecipato alle discussioni sull'impostazione stessa del Parco, non condividendo l'esclusione delle attività agricole. Pensavo a come sono presenti in quello di Monza, per esempio. Mi emoziona sempre tornarci, o passarci accanto. Oggi il Parco è una presenza bella, normale, ineliminabile, sembra ci sia sempre stato. Io ricordo spesso gli anni dell'impegno dei cittadini, dei Comuni, e di chi, area per area, zolla per zolla, lo ha letteralmente costruito.
Quali sono i temi che più ti stanno a cuore e sui quali vuoi lavorare durante la tua esperienza di Consigliera?Sicuramente al contributo che l'agricoltura può dare al Parco. Un ruolo per il benessere delle persone, a partire dalla coltivazione del cibo, da quello degli orti degli hobbisti a quello dei campi degli agricoltori; all'educazione alla nutrizione, per le nuove generazioni ma anche per gli adulti; e al mantenimento del paesaggio, che potrebbe pure consentire di ridurre i costi di gestione dell'Ente Parco.
Quale contributo pensi di poter portare al Parco? Cia – Agricoltori Italiani Milano, ha contribuito a ideare e sviluppare progetti per ricostruire il legame tra cittadini e campagna, tra uomo e cibo, tra alimenti e culture. Oggi è normale pensare all'agricoltura in città, al suo ruolo per la coesione sociale e il benessere delle persone, sia fisico che mentale, alla sua capacità di tutelare i beni comuni suolo, aria, acqua e paesaggio. L'Expo ha reso abituale ragionare nella città metropolitana in termini di agricoltura urbana e periurbana, di riduzione degli sprechi di cibo e di salubrità e sostenibilità degli alimenti. Come organizzazione di imprenditori abbiamo contribuito molto a ricostruire questa cultura, ricucire un rapporto che per noi si era erroneamente interrotto. È la base del nostro essere agricoltori, che si sentono custodi della terra per le prossime generazioni.
Qual era il tuo rapporto con il Parco prima di diventare Consigliera? È un luogo del cuore come dicevo, e che ho frequentato con le diverse intensità dell'evoluzione della vita in oltre quarant'anni. Oggi che abito a Milano mi piace venirci per lunghe passeggiate nel fine settimana tre, quattro volte l'anno. È una meraviglia, una rigenerazione urbana che ha riqualificato un'area e quelle circostanti in modo mirabile, e che continua a generare benessere. Quando mi hanno proposto di fare parte del Consiglio di Gestione mi sono emozionata, non lo nascondo.
Come vivi il tuo ruolo all'interno del Parco Nord Milano? Non ho avuto modo di viverlo come avrei voluto e dovuto. La pandemia, e le sue misure di contenimento, ci obbligano a tanta cautela. Ho però iniziato a ragionare su come rendere attuabili alcune iniziative con il coinvolgimento di agricoltori, però, ovviamente, sono molto cauta perché entrando nel Consiglio del Parco è giusto ascoltare. Il lavoro di questi decenni, di cui godiamo i benefici, è in primis da mantenere ringraziando chi lo ha fatto, quindi da far evolvere, anche spero grazie al mio contributo.
Una cosa che vuoi realizzare nel corso di questo mandato? Mi piacerebbe rinforzare il ruolo degli agricoltori nella gestione del verde coniugando le loro azioni con quelle di didattica, per ragazzi ma anche per adulti. Rivalutare il ruolo sociale di produttore di cibo, ma anche di generatore di benessere, grazie alle zone coltivate e verde. È una funzione oggi compreso, ma che ha potenzialità ulteriori. In numerose città del mondo i parchi di cintura metropolitana sono una risorsa ulteriore per sostenere questo tempo di pandemia, sia per il fisico che per la mente. Vorrei mettere in connessione il Parco Nord Milano con alcune aziende del Parco Agricolo Sud Milano, due realtà molto diverse, ma che possono scambiarsi conoscenze ed esperienze, per sviluppare questi aspetti di benessere sociale. Al Parco di Monza, per esempio, con assetto e vocazione ancora diversa, l'azienda agricola che si trova sul lato di Vedano al Lambro manutiene tutti i prati e grazie all'era fresca e al fieno ottenuto produce tutto l'anno un latte e uno yogurt di gran gusto e qualità, il tutto avendo anche un canone di locazione. L'impresa, inoltre, è aperta anche alle visite di bambini e adulti. Queste connessioni penso possano essere sviluppate anche nel Parco Nord Milano.