Il Parco Naturale delle Prealpi Giulie comprende i territori dei comuni
di Chiusaforte (552 ha), Lusevera (1275 ha), Moggio Udinese (280 ha),
Resia (4920 ha), Resiutta (1050 ha) e Venzone (1325 ha) per un totale
di 9.402 Ha; geograficamente è situato a cavallo di due unità distinte
le Alpi e le Prealpi Giulie tra le quali si trova, al centro, l'alta
Val Resia.
Delle Alpi è compreso nell'area protetta il versante
italiano del Monte Canin, l'intero altopiano del "Foran del Muss", il
"Bila Pec" e il "Col Ladris"; delle Prealpi Giulie sono invece comprese
le catene dei monti Musi, del Monte Guarda e del Monte Plauris che,
disposte parallelamente in senso est - ovest, a quinte degradano verso
la pianura friulana.
I rilievi meridionali raggiungono quote modeste (monte Plauris 1858 m
s.l.m.), mentre quelli alpini toccano i 2500 metri (monte Canin 2587 m
s.l.m.).
Il fenomeno carsico, sia superficiale che sotterraneo, rappresenta
senza dubbio una delle maggiori attrattive naturalistiche del Parco
Naturale delle Prealpi Giulie.
Il massiccio del Monte Canin, con i
complessi ipogei del Col delle Erbe e del Foran del Muss, la catena dei
Monti Musi con le centinaia di cavità e la Val Resia con il Fontanon
del Barman e le altre risorgenze carsiche, sono i tre principali campi
di azione dell'intensa attività di ricerca svolta dalle associazioni
speleologiche, principalmente regionali.
La regione alpina nell'ultimo milione di anni ha subito numerose glaciazioni alternate a periodi caldi che hanno provocato fenomeni erosivi glaciali e fluviali.
Nel parco si possono notare begli esempi di circhi glaciali di cui l'altopiano del "Foran del Muss" è il più recente ed imponente tanto da qualificare l'area come una delle aree di maggior interesse speleologico d'Italia.
Tuttora si può vedere un piccolo lembo di ghiacciaio nei pressi della cima del M. Canin.
Numerose valli glaciali sospese con dislivelli di oltre 200 m formano alte cascate e in alcuni casi sono conservate le tracce di ghiacciai stadiali posteriori all'ultima glaciazione che hanno formato i cosiddetti archi morenici.
Inoltre è visibile un esempio di valle fossile con cattura del corso d'acqua in località "Cjadinut".
La vegetazione arborea a causa della elevata piovosità della zona e della scarsa larghezza della base delle catene montuose, si sviluppa sino ad una quota massima di 1600 m. oltre i quali sono presenti estese praterie
Il clima è di tipo oceanico caratterizzato da temperature relativamente miti ed escursioni termiche ridotte.
Sui versanti più assolati, caratterizzati da suoli piuttosto poveri, permeabili e poco profondi si sviluppano pinete a pino nero e popolamenti misti di carpino nero ed orniello con presenza di acero montano e faggio che forniscono prevalentemente legna da ardere; a quote più elevate e su terreni migliori si sviluppano le faggete che forniscono invece prevalentemente legna da opera.
Le peccete si sviluppano dove il clima tende a divenire di tipo continentale.
Oltre i 1400 m. sono presenti qualche lariceto e diffuse mughete.
Le condizioni climatiche sopra richiamate unite alla varietà e all'esposizione dei suoli determinano la sopravvivenza di una eccezionale quantità di specie che vi hanno trovato rifugio durante il periodo di espansione dei ghiacciai.
Sul monte Plauris si registra la più alta concentrazione della regione di endemismi in particolare di tipo julico come Saxifraga tenella, Campanula zoysii, Ranunculus traunfellneri, Pedicularis julica, Festuca calva, Festuca laxa, Centaurea haynaldii julica e vi sono le uniche stazioni italiane di Gentiana froelichii ssp. froelichii.
Sul monte Canin oltre ai numerosi endemismi vi sono alcune piante notevoli come Alyssum ovirense, Saussurea pygmaea, Papaver alpinum julicum, Androsace helvetica, Trifolium noricum, Crepis terglouensis e in Val Uccea anche Thlaspi minimum, Cerastium subtriflorum e Saxifraga petraea.
Anche nella fauna come per la flora coesistono nell'area elementi di impronta meridionale, orientale e circummediterranea.
Tra i mammiferi di maggior spicco vanno citati l'orso, censito con regolarità dal 1968, la lince, notevoli le popolazioni di martora e tasso, nonché lo stambecco reintrodotto recentemente.
Sono presenti anche la faina, la puzzola, la lepre, il capriolo, il camoscio, il cervo e comune è il moscardino. Per la presenza di uccelli rari il parco è di sicura rilevanza internazionale; in particolare la presenza del Re di Quaglie (Crex crex) e della Coturnice delle Alpi (Alectoris graeca saxatilis attribuisce alle Prealpi Giulie detta valenza. E' rilevante la coesistenza di specie tipiche delle alte quote o delle pareti rocciose (come i Tetraonidi, alcuni rapaci come l'Aquila, il Falco pellegrino, ecc.), di ambienti forestali freschi e umidi (come il Falco pecchiaiolo, l'Allocco, la Civetta capogrosso, il Picchio cenerino ecc.) con elementi caratteristici di zone mediterranee come ad esempio il Biancone, il Succiacapre, e il Codirossone e la già citata coturnice che frequenta prati e pascoli.
Interessanti l'erpetofauna e l'entomofauna in particolare i coleotteri, i cerambicidi e i lepidotteri.
Le attività turistiche e la pressione antropica in generale risultano molto limitate, specialmente sui rilievi meridionali dove la morfologia dei versanti è molto aspra. L'area del monte Canin è interessata da un turismo sia escursionistico sia speleologico, facilitato dalla presenza di una funivia che permette di raggiungere agevolmente quota 1800. Al confine nord-orientale del sito si trovano gli impianti sciistici di Sella Nevea. Tutta la porzione più meridionale presenta invece un fenomeno di notevole abbandono delle tradizionali attività agricole e di pastorizia, così che molte delle aree a prato e a pascolo stanno oggi subendo un processo di incespugliamento con progressiva perdita di un paesaggio seminaturale di grande armonia.
Nell'ambito delle disposizioni della Legge Regionale n. 42/1996, istitutiva dell'area protetta, le finalità del Parco si possono riassumere in: