Regolamento del Parco San Lorenzo (PDF - 40Kb)
Il territorio di Pegognaga ha subito nel tempo notevoli
trasformazioni, perdendo (come del resto tutto l'Oltrepo Mantovano)
quelle connotazioni paesaggistiche che nei secoli si erano lentamente
affermate.
Molteplici attività umane hanno determinato
l'impoverimento della flora e della fauna che per secoli avevano
regnato nella Pianura Padana: basti pensare, ad esempio, alla
realizzazione del collettore della Bonifica dell'Agro
Mantovano-Reggiano, alle escavazioni legate alla produzione di laterizi
operate negli anni '60-'80 ed allo sviluppo dell'area urbana di
Pegognaga, giunta fino alla romanica Chiesa di San Lorenzo (XI secolo).
La storia del Parco San Lorenzo nasce per l'appunto dall'esigenza di
riconvertire un'area dedicata a polo estrattivo di argilla.
I tre laghetti di falda che lo caratterizzano sono infatti residuali
delle escavazioni di argilla operate dalla fornace "Cà Rossa" fino alla
fine degli anni '80.
La particolarità del Parco San Lorenzo è la presenza di vegetazione
tipica della "zona umida". L'esistenza dei laghetti e la buona qualità
delle loro acque consente la progressiva evoluzione della vegetazione
igrofila riparia dominata dalla cannuccia, dalla tifa e dal carice.
Partendo dall'ingresso del parco si nota la presenza di numerose
essenze ancora giovani messe a dimora nel '93: si individua una prima
zona dedicata a frutteto selvatico con melo comune e selvatico (malus domestica e sylvestris), pero (cyrus pyraster e comunis), ciliegio dolce, mirabolano, susino (prunus cerasifera, domestica, avium, cerasus, padus e spinosa), noce (juglans regia), gelso nero e bianco (morus nigra e alba), nespolo (mespilus germanica), biancospino (crataegus azarolus e monogyna), sorbo domestico e ciavarello (sorbus domestica e torminalis), sambuco (sambusus nigra), nocciolo (corylus avellana), rosa canina, olivello spinoso (hippophae rhamnoides), ribes rubrurn, rubus fructicosus e idaeus.
Da qui, passando per la via dei profumi tra caprifoglio e vite, si giunge ad una zona boscata con la presenza di querce (quercus robur), carpini (carpinus betulus), pioppi (populus nigra e alba), frassini (fraxinus excelsior), aceri (acer campestre), olmi (ulmus minor-ulmus laevis), prunus (avium e padus), lantana e pallone di neve (viburnu, opulus e lantana).
La presenza di fauna stanziale nel Parco San Lorenzo è ormai una realtà consolidata.
Non a caso il "logo" del parco, ideato dalla Prof. Doriana Lazzarini
con i ragazzi della scuola media, esprime graficamente la concezione
storico-naturalistica che per definizione qualifica il Parco San
Lorenzo: lo svasso maggiore, uccello selvatico coloniatore dell'Oasi
Falconiera, è inscritto nella figura rombica che simboleggia un invaso
artificiale, il tutto sorretto dal capitello stilizzato a richiamo del
reperto storico più significativo di Pegognaga, il "Pado Patri",
omaggio al grande Padre Po, risalente all'epoca romana.
La buona qualità delle acque consente la riproduzione di specie ittiche
rigorosamente autoctone: carpe, tinche, gobbi, pesce gatto nostrano,
cavedani, pesce persico, triotto, scardola, alborella, vairone, luccio
e altro pesce bianco.