All'interno del PNR delle Serre, vengono individuati ben quattro (SIC- Siti di interesse Comunitario): Bosco Santa Maria, Lacina, Stilo-Archiforo, Lago Angitola.
Tali aree, occupano il 37,08% della superficie totale del Parco delle Serre.
Serra San Bruno: L'anno di fondazione della prima Certosa è il 1090, anno in cui San Bruno giunse in Calabria. Il terreno dove poter edificare la Certosa, fu generosamente donato dal conte Ruggero il Normanno. Questi luoghi erano ideali per la contemplazione divina, la solitudine, il silenzio, elementi questi indispensabili per condurre vite eremitica (desertum). Fu qui che Bruno fondò l'eremo di Santa Maria del Bosco e poco distante, a 2 km, ove sorge l'attuale Certosa, fonda per i conversi il monastero di S. Stefano.
Ma il 7/2/1783 un terribile sisma arrestò tutto ciò distruggendo la certosa irreparabilmente. Della vecchia Certosa restano alcune tracce: la sala del capitolo, il refettorio, i ruderi della Certosa e del chiostro dei procuratori. Con un imponente fontana granitica del 600, le torri costruite nel 1534 e le mura di cinta oggi, annesso alla Certosa tuttora funzionante e pertanto inaccessibile, è stato creato un Museo della Certosa, che ripercorre attraverso testimonianze le tormentate vicende di questo luogo. Nel 1900 avvenne la ricostruzione della nuova Certosa, quella in cui a tutt'oggi, vivono i Certosini.
Proseguendo lungo la strada principale, a circa due km dalla Certosa, si trova il Santuario Regionale di Santa Maria del Bosco, immerso nell'omonimo fantastico bosco di maestosi abeti bianchi. Qui si trova un caratteristico laghetto artificiale, con all'interno la statua di S. Bruno, effigiato in ginocchio e concentrato nel pregare. Il laghetto fu creato dagli abitanti di Serra a testimonianza delle dure penitenze a cui si sottoponeva il Santo. Il laghetto è tutto in granito, con l'acqua che sgorga da una nicchia del 1645. Un piccolo ponte sulla sinistra porta ad una fontana in pietra datata 1190.
Oltre la grande scalinata in pietra si giunge al Santuario di Santa Maria del Bosco. L'ingresso è costituito da un semplice il portale in granito sormontato da un arco a tutto sesto; in una nicchia in cima alla facciata alloggia un mezzo busto di San Bruno. L'interno custodisce un altare creato con due stemmi certosini in marmo e una statua della Madonna in legno dell'Ottocento.
Di fronte, il "dormitorio" (cella del Santo ed il luogo della prima sepoltura), dove sono tumulate le ossa del Santo che qui dormiva e pregava.
In una grotta scavata nella pietra è posta una splendida statua marmorea sempre di San Bruno, opera dello scultore Stefano Pisani alla fine del Settecento.
Per info, visite ed approfondimenti: www.museocertosa.org - Museo della Certosa - C.da Certosa, 1 - 89822 Serra San Bruno (VV); Tel. 0963/70608
Bivongi: Il Monastero Ortodosso di S.Giovanni Theristis, un vero e proprio capolavoro dell'arte bizantino-normanna del sec. XI che dopo nove secoli di abbandono è divenuto, prima, sede dei monaci greco-ortodossi del monte Athos. Sono stati loro i veri artefici della ricostruzione ortodossa in Calabria riportando il monastero al suo antico splendore. Dopo essere stati per 14 anni custodi del Santo Mietitore, per vicende non molto note, nel 1998, sono ritornati sul monte Athos. Oggi, è sede dei monaci romeni-ortodossi. Vi si trovano degli affreschi realizzati secondo lo stile bizantino del XIII secolo, ma il più bel dipinto, una tela raffigurante la Madonna col Bambino, è stato trafugato.
Per info, visite ed approfondimenti: www.stiltour.it Stiltour, agenzia di promozione turistica, tel. 0964-732888 cell. 334-8002030
Serra San Bruno: La cella del certosino, dove il monaco passa la maggior parte del suo tempo nella contemplazione del Signore, è composta da un piano superiore ed un piano terra. Qui si trova una legnaia e la possibilità di accedere ad un piccolo giardino chiuso da tutti i lati dove il monaco può dedicarsi alle attività manuali. Al piano superiore, dopo una prima stanza della dell'"Ave Maria" - in quanto vi è la presenza di una statua o una raffigurazione della Vergine - vi è il vero cuore della cella certosina: il "Cubicolo". Si tratta di una vera opera d'arte. E' arredato con un letto in legno massiccio di quercia chiuso sui tre lati come fosse un armadio, un oratorio composto da stallo ed inginocchiatoio, e sotto la finestra, si trova un tavolo che funge contemporaneamente da scrittoio e da mensa. Completa l'arredamento una piccola stufa a legna che viene alimentata direttamente dal certosino.
Per info, visite ed approfondimenti: www.museocertosa.org - Museo della Certosa – C.da Certosa,1 – 89822 Serra San Bruno (VV). Tel. 0963–70608 cell. 331-7798429 - email info@museocertosa.org
Badolato. La splendida chiesa dedicata all'Immacolata è situata oltre la porta est del paese, sul poggio dal quale lo sguardo può spaziare da Capo Colonna fino a Punta Stilo.
Iniziata nel 1686 ha un portale in granito attribuito agli scalpellini di Serra San Bruno. Due colonne su un piedistallo, poste ai lati del vano d'ingresso, reggono un'architrave con una nicchia nella quale si legge l'anno di fondazione della chiesa (1686) e l'anno del restauro (1859).
L'interno ha un soffitto, con stucchi in gesso, decorato da artisti di Serra San Bruno. La volta a botte è suddivisa in tre riquadri, intervallati da fasce con fiori. Al centro di ogni riquadro è posto un medaglione. Il fondo della volta è blu, con decorazioni a fiori e volute bianco e oro. Vicino all'abside c'è la cupola a forma di un ottagono semplice forato da una serie di finestre.
La cupola, che all'esterno finisce con una lanterna a forma di stella ricoperta da tegole in terracotta, è uno degli esempi più importanti del Seicento badolatese.
L'altare maggiore è in marmo bianco, il pavimento maiolicato con disegni a margherita. Sulla parete di sinistra si trova un olio su tela raffigurante la Croce Angelica di Tommaso Aquinate e diverse opere di artisti partenopei e locali.
Di pregio i pezzi in argento (calice, ostensorio, punta della mazza del priore) opera di artisti napoletani. Nel muro esterno dell'abside un pannello maiolicato (1800) raffigurante la Madonna Immacolata (realizzato a Squillace).
Stilo: La Cattolica è un tempietto greco-bizantino la cui costruzione risale al X secolo e sorge alle pendici del Monte Consolino. Le facciate della chiesetta, che ha forma più o meno quadrata, sono ricoperte da fasce di mattoni di argilla di colore rosso, interlineati nelle giunture da malta. A sinistra della porta d'ingresso si può notare un incavo, lasciato come è stato trovato, già nel 1914, che probabilmente era una tomba. Sovrastano la Chiesa cinque cupole di forma cilindrica rivestite da mattonelle disposte a rombo e spezzate al centro da mattoni simili, il tetto e le cupole sono ricoperte da tegole di colore giallo rossastro.
La porta d'ingresso è sormontata da una architrave in legno, poggiante negli stipiti della stessa. Sopra l'architrave un arco a tutto sesto incorniciato da dentellature di mattoni in cotto. All'interno, dal pavimento a quadretti di creta rossa, s'innalzano quattro colonne, due in cipollino, una in lunense e una in granito, che sorreggono le volte del soffitto; dividono l'interno in nove quadrati uguali, escluso l'incavo delle tre absidi.
Sul fusto della prima colonna a destra, si trova scavata una croce, attorniata da una scritta in greco e che tradotta, fa: "Dio il Signore apparve a noi". Di fronte alla porta d'ingresso si nota una larga apertura, forse anche questa un'antica tomba o più probabilmente l'antico accesso dei monaci che abitavano le grotte eremitiche esistenti su tutto il costone del monte, alle spalle della chiesetta. Di eccezionale valore sono gli affreschi che la Cattolica conserva.
Pizzo Calabro: La storia di questa Chiesa si snoda tra leggenda e fatti realmente accaduti. La prima narra che intorno alla metà del 1600 una nave proveniente da Napoli con a bordo il quadro della Madonna di Piedigrotta, venne colta da una tempesta violenta. Il capitano e il suo equipaggio iniziarono a pregare intensamente rivolgendosi al quadro che era collocato nella sua cabina.
La nave, durante il terribile nubifragio, si schiantò contro una scogliera e il carico andò perso. Fortunatamente l'equipaggio al completo, compreso il suo comandante, riuscì a raggiungere a nuoto la riva. Sullo stesso punto della costa approdarono il quadro dell'Effige e la campana di bordo datata 1632.
La baia che fu salvifica per gli uomini scampati al temporale non era frequentata da pescatori, come comunemente si racconta, ma da scalpellini che vi si recavano per tagliare i blocchi di roccia sedimentaria, erroneamente detta "tufo", utilizzata per le costruzioni edili. Costoro, insieme ai marinai, presero il quadro della Madonna e lo collocarono in un'insenatura nella roccia per preservarlo da eventuali mareggiate. Il tentativo risultò fallimentare: altre due successive mareggiate si portarono via il quadro ma, puntualmente, questo veniva ritrovato nel punto esatto in cui era approdato la prima volta. A questo punto quegli stessi scalpellini interpretarono i fatti come una precisa volontà della Madonna ed esattamente di fronte al luogo dei rinvenimenti, ingrandirono la grotta naturale ivi esistente per farne una Chiesa a lei dedicata dove riporre il quadro.
Per info, visite ed approfondimenti: www.cooperativakairos.net - Cooperativa Kairos, Via Nazionale, snc - 89812 Pizzo (VV) Tel. 0963/532523 - 392/0580111
Mongiana: Le Reali ferriere ed Officine di Mongiana sono state un importante complesso siderurgico realizzato a Mongiana nel 1770 - 1771 da parte della dinastia dei Borbone di Napoli. Parte integrante del complesso industriale e militare del Regno delle Due Sicilie, e impianto di base per la produzione di materiali e semilavorati ferrosi poi rifiniti sia in loco, che presso il polo siderurgico di Pietrarsa, arrivò nel 1860 a dare lavoro a circa 1.500 operai. Travolto dalle vicende legate al processo di unificazione politica della penisola italiana, fu messo in secondo piano da parte del governo sabaudo, ed iniziò un rapido declino, che lo portò a cessare le proprie attività nel 1881. Di recente si è riuscito ad recuperare i resti del complesso siderurgico ed è attualmente in corso un restauro con lo scopo di creare un museo-territorio fruibile da turisti e visitatori.
Stilo: Parte integrante della storia e delle opere d'arte di Stilo è la Ferdinandea, "vasta isola amministrativa", che sorge non molto distante dal paese, tra fitti e lussureggianti boschi di faggi e abete bianco.
Ferdinando II di Borbone la scelse come sua dimora estiva, secondo alcuni, mentre, altri ritengono si trattasse del nucleo secondario di una ferriera, succursale degli stabilimenti siderurgici di Mongiana.
Vero è che il vasto complesso borbonico, fu destinato, nella prima metà del 1800 a sede della direzione delle Regie Ferriere e della Fonderia, stabilimenti già in funzione da tanto tempo, e costituenti grande fonte di reddito per tutta la zona.
Da ammirare, all'interno della tenuta, un vivo e colorito giardino con al centro un laghetto artificiale.
Il complesso residenziale era completato da una Cappella o Oratorio, che esiste tuttora, e da un Museo privato che ormai da tempo non esiste più formato dalla cospicua raccolta di tele, ceramiche, materiale di antiquariato e altri oggetti di indubbio interesse artistico.
Arena: Castello Normanno dell'XI sec., ricostruito per la maggior parte dai Marchesi Concubet e dai Duchi di Acquaviva (tra il XVI ed il XVII sec.). Il castello venne distrutto dal terremoto del 1783. Oggi è visibile una parte delle torri angolari delle mura perimetrali che rimangono il più utile strumento per ricostruire i quasi 1000 anni di storia di una delle più importanti strutture difensive della nostra provincia, nonché il solo di chiara e certa origine normanna.
Per info e visite contattare Comune di Arena- 0963/355602
Per approfondimenti
Cardinale: Il Castello della baronessa Scoppa sorge su uno dei rilievi montuosi che circondano il Lago della Lacina (uno dei SIC del Parco delle Serre), nel territorio che appartiene al comune di Cardinale (CZ). Un tempo il castello, residenza estiva della baronessa che risiedeva a Sant'Andrea sullo Jonio (ultima proprietaria morta nel 1912), dominava la zona umida della Lacina di cui la stessa era proprietaria.
Non si conosce l'anno esatto dell'edificazione del castello, ma presumibilmente intorno alla seconda metà del 500 la costruzione del primo nucleo in muratura.
Oggi i possenti ruderi di questo castello sono avvolti in un bosco di pini, cresciuto in seguito alle opere di rimboschimento della zona, ed anche se non domina più la valle della Lacina continua a mantenere intatto tutto il suo fascino. La valenza di questo sito è dunque duplice: se da un lato è possibile visitare i resti di questo castello è possibile godere, altresì, della bellezza dell'incontaminato patrimonio naturale in cui esso è insediato.
Pizzo: Eretto nella seconda metà del XV secolo da Ferdinando I d'Aragona, il castello di Pizzo ha due torrioni cilindrici angolari, dei quali la torre grande, detta torre mastra, è di origine angioina (1380 circa). Nelle sue sale, Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone, in un estremo tentativo di riconquistare il regno di Napoli, sbarcò alla marina di Pizzo domenica 8 ottobre 1815, tentando di far sollevare la popolazione contro Ferdinando IV di Borbone. Ma il tentativo non riuscì. Gioacchino e il suo piccolo drappello furono sopraffatti e rinchiusi nel castello, dove, 5 giorni dopo, a seguito di un processo sommario, il re venne condannato a morte dalla Commissione Militare disposta per forza di legge dal Governo Borbonico. Il castello presenta all'interno un museo aperto tutto l'anno al pubblico.
Per info e visite: 0963/532523; 340/6130383
Per approfondimenti
Stilo: I normanni giunsero e conquistarono il borgo di Stilo nel 1072 d.C. Per la sua posizione strategica a dominio dell'intera valle del torrente Stilaro, il borgo fu eletto a Regio Demanio e fortificato con la costruzione di un castello difensivo. La posizione di Regio Demanio, vale a dire città sotto il diretto controllo del re, venne mantenuta anche dagli svevi, dagli angioini e dagli aragonesi. L'impianto di origine normanna infatti non fu mai alterato, e ancora oggi si coglie benissimo nell'architettura delle torri di avvistamento, anche se il maniero è purtroppo ridotto allo stato di rudere.
Il castello di Stilo fu edificato intorno al XI secolo per diretto volere di Ruggiero II il Normanno a scopo eminentemente difensivo e di sentinella sulla valle dello Stilaro, e quindi sui territori della Calabria meridionale.
Si accede al Castello tramite un sentiero che parte dal luogo in cui si trova la Cattolica; e seguendo il percorso che conduce per le 14 stazioni della via Crucis, al termine del quale si nota il castello, di cui sono ormai visibili le mura laterali, e percorrendo un breve tratto si arriva a destinazione.
Serra San Bruno. Il Parco Naturale Regionale delle Serre, in occasione dell'arrivo della buona stagione, ricorda che il vivaio "Rosarella" – affidato all'Area protetta della Regione Calabria dal Comune di Serra San Bruno dal 2012. Il vivaio, dopo una situazione di degrado e d'incuria che lo ha visto protagonista in negativo negli anni passati, è stato completamente riqualificato grazie all'attenta e oculata gestione del Parco e all'esperienza degli operatori che si sono dedicati con dedizione e sacrificio alla sua cura, per risollevarne le sorti. Oggi, grazie a questa importante opera di rilancio, il vivaio rappresenta un autentico giardino botanico nel quale, sotto l'occhio vigile e competente di operai specializzati, vengono messe in campo tecniche di riproduzione e di allevamento di piante e piantine autoctone. La preferenza, a favore delle specie indigene non ha escluso, tuttavia, la sperimentazione di specie provenienti anche da un clima esterno a quello mediterraneo ma che in quello calabrese, ed in particolare in quello montano del comprensorio delle Serre, possono trovare condizioni favorevoli di sviluppo. Le piantine prodotte nel vivaio vengono variamente destinate: sono prima di tutto utilizzate nei cantieri di forestazione gestiti direttamente dall'Ente Parco delle Serre, e per l'educazione ambientale. Proprio in quest'ottica il vivaio "Rosarella" rappresenta un punto d'interesse di straordinaria importanza. Nei prossimi mesi, il Parco delle Serre, metterà in campo, proprio all'interno del vivaio "Rosarella" un laboratorio adeguato la cui funzione sarà quella della ricerca nella direzione dello sviluppo sostenibile diventando, in questo senso, una importante sede di attività di educazione ambientale che il Parco rivolge soprattutto agli alunni delle scuole. La palude, il laghetto, i campi coltivati e la stazione di compostaggio del verde infatti sono spazi in cui si svolgeranno i laboratori ed iniziative indirizzate sia ai bambini ma anche agli adulti, perché c'è sempre un'età giusta per imparare il rispetto dell'ambiente e del vivere nella natura.
Per info: Parco Naturale Regionale delle Serre servizio Divulgazione, 0963-772825