(Tione di Trento, 26 Giu 19) Le Giudicarie Esteriori, dal 2015 Riserva di Biosfera UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria, sono un vero e proprio anfiteatro naturale: il vasto palcoscenico è formato dagli altopiani del Bleggio e del Banale e dalla Piana del Lomaso, mentre i muri perimetrali sono costituiti da una corona acuminata di diverse montagne collegate tra loro da importanti passi. A Nord-Ovest troviamo il passo Durone che collega la Giudicarie Esteriori con Tione. Vuole la tradizione che di lì sia passato il Gattamelata, un capitano di ventura che, nel settembre del 1438, partì da Brescia col suo esercito per raggiungere Verona superando il Lago di Garda a nord. E' credenza dettata dalla fede popolare che abbia valicato quel passo anche San Carlo Borromeo per partecipare al Concilio di Trento e abbia fatto sgorgare col suo bastone dalla roccia acqua viva che a tutt'oggi la gente chiama acqua santa. A fondo valle corre invece la strada statale che ha meno di due secoli di vita e che permette di raggiungere Madonna di Campiglio a destra e Brescia a sinistra. Spostandoci a sud-ovest troviamo tra il Cogorna e il Misone passo Ballino attraverso il quale si giunge a Riva del Garda. Tra Casale e Misone c'è l'antica strada che congiunge con Riva, a tratti ora quasi una mulattiera, ma che permetteva un tempo di trasportare merci e bestie verso il più ricco mercato della "Busa". A sud-est, nella parte estrema del Casale, corre l'antica strada per Trento. Sul suo percorso si apre il Passo della Morte intorno al quale è fiorita una leggenda tramandata da secoli nella nostra zona[1]:
Graziadeo di Castel Campo amava, senza esserne corrisposto, Ginevra di Stenico. La nobile fanciulla aveva però promesso la mano al nobile Aliprando di Castel Toblino, il quale spesso si recava dall'amata percorrendo la strada che dal guado delle Sarche saliva ripida e tortuosa fino a metà della costa del Monte Casale dove scollinava verso Comano.
Una notte Graziadeo attese il suo rivale al varco e lo minacciò di morte dicendo che lo avrebbe ucciso se, per raggiungere la donna amata, avesse osato di nuovo passare accanto ad un pugnale che si vedeva confitto in un faggio vicino. Il cavaliere innamorato non tenne conto della minaccia e dopo breve tempo nel sito dove prima si trovava il pugnale fu vista una croce. Da quel giorno il valico prese il nome di Passo della Morte[2].
Una storia di amore e gelosia che ancora corre sulle bocche dei valligiani e arricchisce quel prezioso bagaglio culturale che le persone del posto ben volentieri "si caricano" sulle spalle e tramandano alle future generazioni. Attraverso questo passo, oggi sentiero di montagna facilmente percorribile, è possibile intraprendere un'escursione che offre allo sguardo scorci naturali unici, lontani nel tempo da quella vicenda di sangue e nello spazio dalla vita frenetica quotidiana.
[1] A. Alimonta, Tesi di Laurea, Lezione di geografia: le montagne della nostra valle, Brescia, 2019[2] E. Lappi, Memorie del passato giudicariese – Strenna Trentina 2009