(Tione di Trento, 05 Lug 19) Cinque petali cuoriformi, un inconfondibile colore fucsia, qualche prateria sassosa a rupi calcareo-dolomitiche e un areale di presenza estremamente ristretto. Mescolate bene questi ingredienti e otterrete uno dei fiori-simbolo della Riserva di Biosfera "Alpi Ledrensi e Judicaria": la Silene di Elisabetta (Silene elisabethae). Questo raro endemismo ha una distribuzione che si concentra esclusivamente nell'area compresa tra le Alpi Grigne (nei dintorni di Lecco) e la Catena Tremalzo-Tombea, al confine meridionale della Valle di Ledro.La sua scoperta risale solamente al 1832 quando l'allora direttore del Museo Civico di Scienze Naturali di Milano, Giorgio Jan, si prodigò nel gentile omaggio che si nasconde dietro al nome scelto per questa silene: Elisabetta, Viceregina del Regno Lombardo-Veneto, era la moglie dell'Arciduca Raineri, sovrano con la passione per la botanica.
Decisamente meno galante è la ragione del nome "silene": la forma del calice del fiore richiamerebbe infatti il ventre rigonfio del dio Sileno, inseparabile compagno di Dioniso (Bacco) in bagordi e gozzoviglie.
Le calde e assolate giornate estive, sono sicuramente il periodo più propizio per imbattersi nelle vivaci corolle di questo fiore, che ben risalta sopra il bianco dei calcari che formano la catena dei Monti Tremalzo e Tombea. Ciascun esemplare raccoglie in sé i principali adattamenti agli ambienti d'alta quota: un fusto ricoperto da una fine peluria, per riflettere la luce e limitare la traspirazione, fiori appariscenti (possono raggiungere i 5 cm di diametro), per attirare gli insetti nella fugace estate alpina, le foglie basali riunite in una rosetta, per resistere ai danni meccanici.
Per la sua bellezza, la Silene di Elisabetta è stata a lungo oggetto di intensa raccolta da parte di collezionisti e appassionati, con inevitabili conseguenze sulla sua conservazione. Oggi fortunatamente gode di una tutela rigorosa e la sua raccolta è assolutamente proibita. Resta però il piacere di raggiungerla nel suo habitat naturale e sostare ammirati di fronte alla sua umile grazie.