(Tione di Trento, 31 Lug 19) Da sempre il borgo di San Lorenzo in Banale è noto, fra le sue altre peculiarità e bellezze, per la qualità dell'erba che cresce sui prati del monte Prada, universo botanico unico a nord dell'abitato, compreso nel territorio del Parco Naturale Adamello Brenta e nella Riserva di Biosfera UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria.
Il fascino dei prati di Prada è rimasto incontaminato nel tempo e lo si può cogliere nella sua totalità anche oggi. Scientificamente chiamati Mesobrometi, questi pascoli magri sono caratterizzati da suoli sottili che non vengono mai concimati, né irrigati. Sono altresì poveri di humus, spesso pietrosi, bene esposti, e a ridotta copertura nevosa invernale. Tutte queste condizioni sono alla base dell'eccezionale varietà della flora di cui è costellata l'area, dove è possibile osservare la crescita promiscua di molteplici specie, anche con caratteristiche officinali e aromatiche, come la barba di becco, l'eufrasia, la genziana maggiore, l'iperico, l'arnica, e il paleo odoroso, uno dei maggiori artefici del buon odore del fieno.
Tale elevata diversità vegetale (più di 50 specie diverse) è il risultato, oltre che della composizione del terreno e dei fattori climatici sopra riportati, della gestione di questi prati.
A differenza dei prati nell'intorno al paese, sul monte si falciava una sola volta all'anno: si partiva dai prati privati situati a quote più basse, per proseguire gradualmente alle quote superiori. Il fen da mont veniva trasportato tramite slitte, tipico mezzo di trasporto che per anni ha caratterizzato questa zona. Erano infatti adoperate dalla gente del paese per procurarsi l'erba di montagna da utilizzare durante l'inverno per nutrire le mucche, le capre e le pecore.
Una volta falciata e seccata l'erba, si stendeva, in una zona il più pianeggiante possibile, una rete rettangolare costruita tramite intrecci di nodi di spago. Nel retél veniva inserito il fieno che, posto su slitte con una capacità massima di tre quintali, veniva trasportato a valle. Questi mezzi di trasporto speciali erano fabbricati partendo dalla base, con dei legni quadrangolari ricurvi nella parte anteriore (stanghe), i quali erano appoggiati su una lamella metallica che permetteva lo scivolamento. Il piano di carico era formato dalle bachéte, asticelle di legno lunghe circa due metri, che univano i traversi, legni orizzontali di betulla di 85 cm, i quali determinavano la larghezza della slitta. Tutto era sostenuto da puntoni verticali, detti piantoi: i due anteriori, più lunghi (50-60 cm), erano fissati con fil di ferro alla manécia (impugnatura a forma di grosso anello) e da 6 puntoni obliqui, gli sbedéci, in legno di corniolo.
La strada selciata che giunge al monte Prada da S. Lorenzo in Banale è un'autentica testimonianza degli antichi modus vivendi delle valli Giudicarie. Si racconta addirittura che i contadini che praticavano la fienagione, soliti salire fino le cime per falciare i prati, alla sera dormissero nelle cosiddette tende da mont, sdraiandosi sul fieno e ritrovando in questo modo benessere e riposo dopo il duro lavoro.
Questa usanza è sparita da una cinquantina di anni, ma sporadicamente le slitte sono ancora utilizzate per lo spostamento di legna nei luoghi non raggiungibili da altri mezzi.
La fienagione in Prada sicuramente è un'attività che, con le sue peculiarità, ha caratterizzato fortemente il nostro territorio, soprattutto perché "per secoli i prati del monte hanno costituito una vera, ma sudata risorsa per la nostra gente" [1], a tal punto da mettere a repentaglio la propria vita per accaparrarsi un mazzo d'erba.
[1] SOTTOVIA M., Vocabolario del dialetto di San Lorenzo e Dorsino, Curcu e Genovese, Trento 2008, p. 426