(Tione di Trento, 20 Dic 19) Ormai quasi tutti sanno che ai piedi delle Dolomiti di Brenta, Patrimonio dell'Umanità UNESCO, esiste una parete d'arrampicata unica nel suo genere: la cosiddetta falesia dimenticata. Essa è facilmente raggiungibile a piedi sia dall'abitato di San Lorenzo in Banale, sia da quello di Dorsino. La particolarità del sito è data principalmente dalla roccia di cui è composta la falesia, ossia il conglomerato, un tipo di roccia costituito da sassi e terra rappresi. La parete rocciosa, inoltre, poggia su di una distesa d'erba, e da sotto di essa nasce una sorgente di acqua. Si tratta dunque di un luogo speciale, che però ha rischiato di rimanere inattivo e sconosciuto. La falesia, infatti, sorgendo su un terreno di proprietà privata, all'inizio degli anni Novanta era stata chiusa dal proprietario di allora. Fortunatamente, grazie alla campagna di raccolta fondi "Crowdfunding" promossa dall'associazione sportiva dilettantistica "Dolomiti Open", è stato possibile restituire l'eccezionale luogo sopracitato alla comunità.
Questo luogo magico affacciato sulle gole del fiume Sarca, quindi, appartiene ora al privato "Dolomiti Open", che lo ha reso pubblico e gratuito, concretizzando il concetto di bene comune condiviso. Oltre ad avere valorizzato un territorio abbandonato ridandogli linfa vitale, è importante sottolineare che la falesia è diventata dominio della collettività, per cui ogni membro della comunità che lo desidera può liberamente utilizzarla. Gli utenti della parete sono quindi aumentati, con tutte le conseguenze che questo ampliamento di frequentazione può portare con sé: per questo è necessario educare i climbers al rispetto della rinnovata falesia.
Per cominciare, grazie ad un progetto supportato dalla Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria, è stato installato un pannello esplicativo per illustrare la storia del progetto e sensibilizzare i fruitori del sito. Inoltre, è stata messa in atto una sorta di sperimentazione tecnologica. Innanzitutto, è stato posizionato un sistema di monitoraggio flussi, che consiste in un contapersone e serve per tenere controllato il numero di passaggi. Un'altra innovazione consiste nel diario di via: all'inizio di ogni via di arrampicata sono state realizzate delle targhette con un QR code, ciascuna delle quali indirizza al cosiddetto diario di via. In esso è possibile rintracciare varie informazioni sui singoli itinerari di salita (difficoltà, storia del nome, notizie di carattere culturale…). L'importanza di tali tecnologie risiede nel fatto che esse rendono possibile ricavare svariate informazioni (quante persone hanno aperto una determinata via, di che nazionalità sono i visitatori…), attuando quindi una forma di autocontrollo in vista di decisioni e scelte future.
Infine, grazie ad un finanziamento da parte del Ministero delle Pari Opportunità, sono stati realizzati i servizi igienici con fossa biologica a dispersione, sfruttando l'acqua presente nella sorgente sottostante la falesia.
Il ripristino e la valorizzazione della Falesia Dimenticata ha anche il merito di aver ridato vita alla zona, che sta riportando alla luce e all'interesse posti dimenticati del nostro territorio. Ad esempio i vecchi muretti a secco, che erano ormai coperti dalla vegetazione, sono stati ripristinati; i proprietari di terreni limitrofi hanno cominciato a curarli per migliorarli; è in corso la realizzazione di un B&B. Questa nuova vita rappresenta quindi una grande opportunità di crescita per nostra comunità e un'occasione per ottimizzare luoghi abbandonati, riscoprendo insieme i valori della condivisione dei magnifici beni naturali che ci circondano, e dell'unione come prerogativa per risolvere problemi che riguardano il bene collettivo.
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