(Tione di Trento, 06 Mar 20) "Storo ridente e vago: ha per corona i monti e per confine il lago"
Recita così un semplice adagio popolare che parla del piccolo paesino della Valle del Chiese, ai margini meridionali della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria. Un luogo dove un moderno camminatore risalendo i pendii della Rocca Pagana, imponente piramide di roccia che sovrasta il paese può raggiungere la Chiesa di San Lorenzo, per poi arrivare poi al Doss de Chigòl da cui ammirare la piana coltivata che arriva fino al Lago d'Idro.
Un luogo pacifico e silenzioso, uno scorcio sul paesaggio umano e naturale tipico della Valle. Ma siamo sicuri che sia sempre stato così pacifico? O qualcosa qui conserva la memoria di avvenimenti burrascosi del passato?
Si è già ampliamente parlato di Storo durante la Prima Guerra nell'articolo Massimo Spirito di Sacrificio ma ora il salto indietro nel tempo da fare è molto più lungo, almeno di 500/600 anni.
Se ci fossimo trovati su questo dosso nel periodo compreso fra la fine del 1400 e gli inizi del 1500 avremo potuto certamente sentire il rumore di qualche battaglia nella piana sottostante e in questi boschi. Ma le guerre e le battaglie non sono di solito combattute vicino alle grandi città, ai grandi porti o vicino alle grandi vien di comunicazione? Perché allora nella piana di Storo, che si trova oggi come allora a più di 70 chilometri da Trento, Brescia e Rovereto, principali centri urbani di riferimento?
Il perché è molto semplice: fra il 1400 e il 1500 e fino alla Grande Guerra questi luoghi sono state terre di confine politico e culturale fra il mondo germanico e il mondo latino e in particolare in quegli anni erano il confine fra la Repubblica di Venezia, che governava la vicina Val Sabbia (Brescia) e il Principato Vescovile di Trento, legato a stretto giro con l'imperatore Germanico.
In questa zona di contatto fra culture erano perciò frequenti attriti sia fra le due grandi potenze sia fra gli abitanti dei paesi che parteggiavano per l'una o per l'altra dominazione; in questa zona cuscinetto aveva vita facile la potente famiglia nobile dei Lodron che si poneva in una condizione di "neutralità" sia verso Venezia sia verso il Principe Vescovo di Trento, neutralità che in realtà serviva in realtà talvolta per schierarsi con i Germanici, talvolta con i Venezia in base alla convenienza politica ed economica. I Lodron poi, in quel periodo particolarmente legati a Venezia, vista anche la vicinanza con la Valle Sabbia, spadroneggiavano continuamente sui paesi della Valle del Chiese, infastidendo in maniera particolare i Comuni di Storo e di Condino, estremamente legati alla figura del Principe Vescovo.
Fu così perciò che gli Storesi per difendersi dai soprusi dei Lodron e per controllare al meglio la via di comunicazione con la Valle di Ledro che allora passava per le pendici della Rocca Pagana, decisero di edificare sul Doss de Chigòl, intorno al 1455/1460 una bastia, ovvero un fortilizio leggero che permettesse di dominare l'intera vallata, di tenere a bada i Lodron ed impedire eventuali discese dei Veneziani provenienti dalla vicina valle di Ledro.
Subito i Lodron avversarono questa scelta e con svariate missive si appellarono al Doge veneziano affinché chiedesse al Principe Vescovo di rimuovere questa costruzione, ma per alcuni anni, questo ultima fece "orecchie da mercante" e lasciò il presidio a controllo delle mire espansionistiche dei Lodron e dei Venezia.
La Bastia però ebbe vita breve in quanto nel 1484 i Lodron, alleati di Venezia in quel periodo riuscirono conquistarla e occuparla, occupazione che però duro poco in quanto tre anni dopo, nel 1487 a seguito della Guerra Roveretana, che vide Venezia perdente, i Lodron dovettero abbandonare il fortilizio, ottenendo però nel trattato di pace con il Principe Vescovo, che la bastia venisse completamente distrutta. Una storia perciò di pochi anni circa venti, venticinque anni, in cui la Bastia funse da presidio germanico, nei confronti della Serenissima e dei Lodron.
Una storia di cui ora rimane solo qualche muro e un interessante sentiero che ripercorre anche grazie all'uso di statue in legno la storia di questo luogo. Un luogo da visitare e da scoprire, in cui se saprete rimanere in un profondo silenzio forse sentirete risuonare ancora il clangore delle spade e lo scocco delle balestre delle antiche battaglie qui combattute.
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