(Tione di Trento, 13 Mar 20) Ripercorrendo le storie di quanti hanno vissuto e lavorato nei territori della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria, è sempre motivo di sorpresa scoprire le vicende di personaggi illustri: artisti, inventori, sagaci imprenditori e stimati studiosi partititi da piccoli paesi di montagna e capaci di raggiungere i massimi livelli nella loro disciplina, coltivata con spirito di sacrificio e tanta passione.
È questo il caso del ledrense Costantino Ribaga [1], originario di Tiarno di Sopra, che nel 1895 si laureò in Scienze naturali presso l'Università di Padova, incamminandosi su quella che, già nelle premesse, si prospettava una brillante carriera accademica: il dottorato, le ricerche presso l'Istituto di Zoologia di Vienna, il trasferimento a Napoli, dove divenne stretto collaboratore di Antonio Berlese, rinomato studioso di entomologia agraria, che successivamente si trasferì all'Istituto di Entomologia Agraria di Firenze, sempre seguito dal brillante discepolo. Si deve proprio alla loro collaborazione la scoperta, nel 1906, di una vespa (la Prospaltella berlesei), capace di uccidere la Diaspis pentagona, piccola farfalla che in quegli anni stava devastando intere coltivazioni di gelso.
Fu però il 1910 l'anno che più di ogni altro segnò la vita di Costantino: in seguito alla morte del fratello maggiore, Vito, scelse infatti di abbandonare gli ambienti accademici e di tornare a Tiarno per occuparsi del patrimonio famigliare. L'interruzione della sua attività non segnò però la fine del suo impegno intellettuale.
Quando al termine del Primo Conflitto Mondiale, nel 1919, i profughi ledrensi tornarono nei loro paesi, lo scenario che si presentò ai loro occhi era un trionfo di desolazione: case diroccate, fienili distrutti, versanti disboscati, campi mutilati. Molti furono quelli che decisero di tentare fortuna altrove, ma ancora più numerosi furono quelli che invece scelsero di rimanere.
Tra di essi c'era anche Costantino Ribaga, che da quel momento investì tutte le sue energie e conoscenze a favore della rinascita dell'agricoltura ledrense. Ricostruì il Consiglio del Consorzio Agricolo Distrettuale di Ledro, seguì la bonifica dei terreni dagli ordigni bellici e il recupero delle attrezzature necessarie (dai buoi agli aratri), ripristinò fienili e malghe, gestì la distribuzione delle sementi e del bestiame, non senza risparmiare critiche e rimproveri all'inefficienza dell'allora Consiglio Provinciale dell'Agricoltura. L'efficacia delle azioni intraprese sotto la sua guida fu tale che, già nel 1926, la produzione di fieno aveva raggiunto quote record e oltre il 42% della popolazione era dedito alle attività agricole.
Solo un anno più tardi, tuttavia, gli stravolgimenti politici nazionali raggiunsero anche la piccola Valle, decretando la fine del Consorzio Agricolo a favore dell'Associazione Agraria, soggetta ad un rigoroso controllo statale. La nuova condizione mal si accordava con lo spirito libero e intraprendente dell'entomologo tiarnese, che nel 1933 decise di abbandonare definitivamente l'Associazione Agraria e il suo sempre più rigido sistema, con la consapevolezza però del virtuoso cammino fino allora percorso per il bene della sua amata Valle.
[1] Cis C. e Cis P. Costantino Ribaga: un contadino con il camice bianco (1870-1945). Tipografia Editrice Temi, Trento, 2013.
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