L'origine dell'Isola Boschina è ancora avvolta nel mistero. Documenti
storici sembrerebbero datarne la formazione intorno alla metà del
diciassettesimo secolo, a seguito di successivi depositi di materiale
sabbioso da parte del fiume, che avrebbe originato dapprima più
isolotti, poi riunitisi a costituire un corpo unico.
Questa ipotesi
contrasta tuttavia con il ritrovamento, avvenuto nel 1880, dello
scheletro di un Megaceros, cervide quaternario ora estinto, sepolto tra
i sedimenti dell'isola da migliaia d'anni.
Le isole di nuova formazione, in questo tratto di Po, venivano comprese
tra le proprietà della Mensa Vescovile di Mantova, in base ad una
millenaria concessione imperiale. L'isola Boschina risulta appartenere
nel '600 a questa istituzione ecclesiastica, che a partire dalla fine
di quel secolo la affidò in "feudo onorifico" a diverse famiglie nobili
mantovane, tra le quali i Gonzaga di Vescovato, i Mainoldi ed infine i
Nonio, che successivamente ne acquisirono la proprietà. Passò di mano
in mano fino alla morte del generale Dandolo Battaglini, che la lasciò
nel 1968 all'Opera Pia Ospedale Civile di Ostiglia.
Negli anni
Settanta fu di Gian Battista Meneghini, già marito del celebre soprano
Maria Callas. Venne successivamente acquistata da commercianti di
legname modenesi per poi passare, nel 1987, alla proprietà regionale.
L'isola occupa una nicchia abbastanza riparata del fiume Po,
immediatamente a valle di una tra le più strette sezioni fluviali del
corso inferiore, quella posta tra gli abitati di Ostiglia e Revere.
Questa strozzatura deve corrispondere ad un assetto geologico stabile,
comprovato anche dal fatto che nei due paesi affacciati al Po i Romani
ritennero di fissare approdi sicuri lungo una delle più importanti
strade del tempo, quella via Claudia Augusta diretta Oltralpe
attraverso la valle dell'Adige ed il Brennero.
La Boschina si
colloca a valle del restringimento, presso la sponda convessa, al
riparo quindi dai più violenti fenomeni erosivi. A questo si deve
probabilmente la sua stabilità, contrastante con la generale
provvisorietà delle isole fluviali.
La matrice dei suoli che formano l'isola è sabbiosa, soprattutto lungo
i dossi che la cingono a nord ed a sud. All'interno, dove le piene
defluiscono più lentamente, si sono depositati nel tempo sedimenti più
fini (limi ed argille).
L'isola ha la forma di una lente biconvessa o anche, secondo
un'immagine cara agli ostigliesi, di un chicco di riso. La superficie è
di 37 ettari. E' lunga 1500 metri ed ha una larghezza massima di 400
metri. La maggiore elevazione sul livello del mare è di 18 m.
Al momento dell'istituzione della riserva naturale l'isola appariva
fortemente depauperata del suo patrimonio forestale. In realtà il
paesaggio della Boschina era sempre stato caratterizzato da
un'equilibrata mescolanza tra aree boscate e spazi agricoli.
Fin
dalle sue origini infatti l'isola venne coltivata nella sua parte
centrale, e difesa dalle piene del Po da una serie di arginelli in
parte ancora visibili.
Nel secondo dopoguerra si è diffusa anche sulla Boschina la
coltivazione del pioppo, per cui molte aree boscate vennero trasformate
in impianti legnosi.
Nei primi anni '70 anche le superfici agricole lasciarono il posto ai
pioppeti. La Boschina rischiava di trasformarsi in una sola grande
distesa di pioppi euroamericani, sorte già toccata a molte altre aree
golenali ed isole fluviali.
L'inversione di tendenza s'è avuta all'inizio degli anni '80, proprio
in concomitanza con l'istituzione della riserva naturale avvenuta anche
grazie all'intenso lavoro di sensibilizzazione della locale Sezione di
Italia Nostra. I pochi residui boschi naturali (ne erano rimasti solo
otto ettari) sono stati il riferimento per l'avvio di un processo di
ricostituzione forestale effettuato gradualmente, man mano che i
pioppeti, giunti a fine turno, venivano eliminati.
L'importanza di questi lembi relitti di bosco planiziale, che tempo
addietro costituiva elemento dominante del paesaggio padano lungo i
fiumi, è dovuta ora proprio alla loro rarità ed alla possibilità di
avere un modello di riferimento per un programma di ricostruzione
ambientale dell'area fluviale.
Il bosco è formato da quercia farnia (Quercus pedunculata), pioppo bianco (Populus alba) e nero (Populus nigra) che vanno a costituire lo strato dominante (alto fino a quaranta metri).
Poco sotto si collocano gli olmi (Ulmus minor) e gli aceri (Acer campestre), con qualche ciliegio (Prunus avium), frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa) e l'immancabile robinia (Robinia pseudacacia) che spesso diventa infestante.
Lo strato alto arbustivo è rappresentato quasi esclusivamente dal sambuco (Sambucus nigra), al quale si accompagnano talvolta biancospini americani (Crataegus mollis) e soprattutto gelsi (Morus alba, Morus nigra)
inselvatichiti, testimonianza di antiche coltivazioni finalizzate
all'allevamento del baco da seta. Frequente anche il mirabolano (Prunus cerasifera), usato come portainnesto nei frutteti e sfuggito alla pratica agricola.
Tra i bassi arbusti vanno ricordati il biancospino (Crataegus monogyna), il sanguinello (Cornus sanguinea) ed il ligustro (Ligustrum vulgare).
Numerosi anche i rampicanti: oltre alla sempreverde edera (Hedera
helix) che si arrampica fino agli strati più alti del bosco, troviamo
anche la lianosa vitalba (Clematis vitalba) ed il profumato caprifoglio (Lonicera caprifolium), mentre il luppolo (Humulus lupulus) è ospitato negli spazi un po' aperti. Nel sottobosco fiorisce alla fine dell'inverno la delicata violetta (Viola odorata), a cui si succedono in seguito la parietaria (Parietaria officinalis) e l'attaccaveste (Galium aparine).
Nelle parti più basse dell'isola, poste lungo il perimetro e nella
punta a valle, si estende invece il saliceto, costituito
prevalentemente da salice bianco (Salix alba) nel quale si è diffuso negli ultimi anni il temibile, esotico, Sicyos angulatus, pianta infestante che compromette notevolmente la vitalità del bosco.
L'isola Boschina, anche in considerazione della povertà relativa di
habitat naturali nei dintorni, ospita una fauna variegata che trova
rifugio ed alimentazione nella complessità dell'ecosistema forestale.
Pochi sono i mammiferi, mentre numerose sono le specie di uccelli
presenti grazie alla struttura pluristratificata del bosco e la
diffusione di piante vecchie, seccaginose e tronchi morti.
Tra i primi i più diffusi sono il riccio (Erinaceus europaeus), la lepre (Lepus capensis), la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis) e la faina (Martes foina).
Tra gli uccelli ricordiamo innanzitutto i picchi: il picchio rosso maggiore (Dendrocopus maior) il cui tambureggiare sui tronchi dei vetusti pioppi accompagna il visitatore anche meno attento ed il picchio verde (Picus viridis) dall'inconfondibile verso che ricorda una squillante risata.
Da marzo a settembre, ovvero durante il periodo riproduttivo, non è
difficile scorgere la nera sagoma di un bel rapace diurno, l'esigente
nibbio bruno (Milvus migrans)
che ha scelto proprio l'isola Boschina quale sito di nidificazione. Non
hanno mostrato una tale preferenza gli ardeidi, che tuttavia
frequentano le aree limitrofe la riserva ed in particolare i sabbioni
nei pressi del guado e nel ramo mezzano.
Non è raro osservare l'airone cenerino (Ardea cinerea) o la garzetta (Egretta garzetta).
Nel fitto del bosco volano, ma soprattutto si riconoscono dal canto,
numerose specie di uccelletti silvani: dal comunissimo merlo (Turdus merula) alla capinera (Sylvia atricapilla), dal luì piccolo (Phylloscopus collybita)
alle numerose cince (cinciallegra - Parus major, cinciarella - Parus
caeruleus, cincia bigia - Parus palustris), sempre all'erta per il
pericolo di essere predate dal silenzioso sparviere (Accipiter nisus).
L'Isola è importante luogo di sosta per gli uccelli migratori durante i
periodi di passo, grazie alla fitta vegetazione presente.