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L'Area Protetta

Carta d'identità

  • Superficie a terra: 38.20 ha
  • Regioni: Lombardia
  • Province: Mantova
  • Comuni: Ostiglia
  • Provv.ti istitutivi: DCR 1966 06/03/1985
  • Elenco Ufficiale AP: EUAP0306

 

 

L'Origine

L'origine dell'Isola Boschina è ancora avvolta nel mistero. Documenti storici sembrerebbero datarne la formazione intorno alla metà del diciassettesimo secolo, a seguito di successivi depositi di materiale sabbioso da parte del fiume, che avrebbe originato dapprima più isolotti, poi riunitisi a costituire un corpo unico.
Questa ipotesi contrasta tuttavia con il ritrovamento, avvenuto nel 1880, dello scheletro di un Megaceros, cervide quaternario ora estinto, sepolto tra i sedimenti dell'isola da migliaia d'anni.

Foto di L'Origine
 

La Storia


Dal Feudo onorifico al commercio del legname

Le isole di nuova formazione, in questo tratto di Po, venivano comprese tra le proprietà della Mensa Vescovile di Mantova, in base ad una millenaria concessione imperiale. L'isola Boschina risulta appartenere nel '600 a questa istituzione ecclesiastica, che a partire dalla fine di quel secolo la affidò in "feudo onorifico" a diverse famiglie nobili mantovane, tra le quali i Gonzaga di Vescovato, i Mainoldi ed infine i Nonio, che successivamente ne acquisirono la proprietà. Passò di mano in mano fino alla morte del generale Dandolo Battaglini, che la lasciò nel 1968 all'Opera Pia Ospedale Civile di Ostiglia.
Negli anni Settanta fu di Gian Battista Meneghini, già marito del celebre soprano Maria Callas. Venne successivamente acquistata da commercianti di legname modenesi per poi passare, nel 1987, alla proprietà regionale.

 

La Geologia


Un "chicco di riso" di sabbia e argilla

L'isola occupa una nicchia abbastanza riparata del fiume Po, immediatamente a valle di una tra le più strette sezioni fluviali del corso inferiore, quella posta tra gli abitati di Ostiglia e Revere. Questa strozzatura deve corrispondere ad un assetto geologico stabile, comprovato anche dal fatto che nei due paesi affacciati al Po i Romani ritennero di fissare approdi sicuri lungo una delle più importanti strade del tempo, quella via Claudia Augusta diretta Oltralpe attraverso la valle dell'Adige ed il Brennero.
La Boschina si colloca a valle del restringimento, presso la sponda convessa, al riparo quindi dai più violenti fenomeni erosivi. A questo si deve probabilmente la sua stabilità, contrastante con la generale provvisorietà delle isole fluviali.
La matrice dei suoli che formano l'isola è sabbiosa, soprattutto lungo i dossi che la cingono a nord ed a sud. All'interno, dove le piene defluiscono più lentamente, si sono depositati nel tempo sedimenti più fini (limi ed argille).
L'isola ha la forma di una lente biconvessa o anche, secondo un'immagine cara agli ostigliesi, di un chicco di riso. La superficie è di 37 ettari. E' lunga 1500 metri ed ha una larghezza massima di 400 metri. La maggiore elevazione sul livello del mare è di 18 m.

 

La Vegetazione


Preziosi boschi salvati dalla distruzione

Al momento dell'istituzione della riserva naturale l'isola appariva fortemente depauperata del suo patrimonio forestale. In realtà il paesaggio della Boschina era sempre stato caratterizzato da un'equilibrata mescolanza tra aree boscate e spazi agricoli.
Fin dalle sue origini infatti l'isola venne coltivata nella sua parte centrale, e difesa dalle piene del Po da una serie di arginelli in parte ancora visibili.
Nel secondo dopoguerra si è diffusa anche sulla Boschina la coltivazione del pioppo, per cui molte aree boscate vennero trasformate in impianti legnosi.
Nei primi anni '70 anche le superfici agricole lasciarono il posto ai pioppeti. La Boschina rischiava di trasformarsi in una sola grande distesa di pioppi euroamericani, sorte già toccata a molte altre aree golenali ed isole fluviali.
L'inversione di tendenza s'è avuta all'inizio degli anni '80, proprio in concomitanza con l'istituzione della riserva naturale avvenuta anche grazie all'intenso lavoro di sensibilizzazione della locale Sezione di Italia Nostra. I pochi residui boschi naturali (ne erano rimasti solo otto ettari) sono stati il riferimento per l'avvio di un processo di ricostituzione forestale effettuato gradualmente, man mano che i pioppeti, giunti a fine turno, venivano eliminati.
L'importanza di questi lembi relitti di bosco planiziale, che tempo addietro costituiva elemento dominante del paesaggio padano lungo i fiumi, è dovuta ora proprio alla loro rarità ed alla possibilità di avere un modello di riferimento per un programma di ricostruzione ambientale dell'area fluviale.
Il bosco è formato da quercia farnia (Quercus pedunculata), pioppo bianco (Populus alba) e nero (Populus nigra) che vanno a costituire lo strato dominante (alto fino a quaranta metri).
Poco sotto si collocano gli olmi (Ulmus minor) e gli aceri (Acer campestre), con qualche ciliegio (Prunus avium), frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa) e l'immancabile robinia (Robinia pseudacacia) che spesso diventa infestante.

Lo strato alto arbustivo è rappresentato quasi esclusivamente dal sambuco (Sambucus nigra), al quale si accompagnano talvolta biancospini americani (Crataegus mollis) e soprattutto gelsi (Morus alba, Morus nigra) inselvatichiti, testimonianza di antiche coltivazioni finalizzate all'allevamento del baco da seta. Frequente anche il mirabolano (Prunus cerasifera), usato come portainnesto nei frutteti e sfuggito alla pratica agricola.
Tra i bassi arbusti vanno ricordati il biancospino (Crataegus monogyna), il sanguinello (Cornus sanguinea) ed il ligustro (Ligustrum vulgare).
Numerosi anche i rampicanti: oltre alla sempreverde edera (Hedera helix) che si arrampica fino agli strati più alti del bosco, troviamo anche la lianosa vitalba (Clematis vitalba) ed il profumato caprifoglio (Lonicera caprifolium), mentre il luppolo (Humulus lupulus) è ospitato negli spazi un po' aperti. Nel sottobosco fiorisce alla fine dell'inverno la delicata violetta (Viola odorata), a cui si succedono in seguito la parietaria (Parietaria officinalis) e l'attaccaveste (Galium aparine). Nelle parti più basse dell'isola, poste lungo il perimetro e nella punta a valle, si estende invece il saliceto, costituito prevalentemente da salice bianco (Salix alba) nel quale si è diffuso negli ultimi anni il temibile, esotico, Sicyos angulatus, pianta infestante che compromette notevolmente la vitalità del bosco.

Foto di La VegetazioneFoto di La VegetazioneFoto di La Vegetazione
 

La Fauna


Una straordinaria varietà di animali

L'isola Boschina, anche in considerazione della povertà relativa di habitat naturali nei dintorni, ospita una fauna variegata che trova rifugio ed alimentazione nella complessità dell'ecosistema forestale.
Pochi sono i mammiferi, mentre numerose sono le specie di uccelli presenti grazie alla struttura pluristratificata del bosco e la diffusione di piante vecchie, seccaginose e tronchi morti.
Tra i primi i più diffusi sono il riccio (Erinaceus europaeus), la lepre (Lepus capensis), la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis) e la faina (Martes foina).
Tra gli uccelli ricordiamo innanzitutto i picchi: il picchio rosso maggiore (Dendrocopus maior) il cui tambureggiare sui tronchi dei vetusti pioppi accompagna il visitatore anche meno attento ed il picchio verde (Picus viridis) dall'inconfondibile verso che ricorda una squillante risata.
Da marzo a settembre, ovvero durante il periodo riproduttivo, non è difficile scorgere la nera sagoma di un bel rapace diurno, l'esigente nibbio bruno (Milvus migrans) che ha scelto proprio l'isola Boschina quale sito di nidificazione. Non hanno mostrato una tale preferenza gli ardeidi, che tuttavia frequentano le aree limitrofe la riserva ed in particolare i sabbioni nei pressi del guado e nel ramo mezzano.
Non è raro osservare l'airone cenerino (Ardea cinerea) o la garzetta (Egretta garzetta).
Nel fitto del bosco volano, ma soprattutto si riconoscono dal canto, numerose specie di uccelletti silvani: dal comunissimo merlo (Turdus merula) alla capinera (Sylvia atricapilla), dal luì piccolo (Phylloscopus collybita) alle numerose cince (cinciallegra - Parus major, cinciarella - Parus caeruleus, cincia bigia - Parus palustris), sempre all'erta per il pericolo di essere predate dal silenzioso sparviere (Accipiter nisus). L'Isola è importante luogo di sosta per gli uccelli migratori durante i periodi di passo, grazie alla fitta vegetazione presente.

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