La R.N. di Monte Catillo si estende per circa 1320 ettari sui Monti di
Tivoli, in continuità con le propaggini meridionali dei Monti Lucretili
e interamente compresi nel comune di Tivoli. Prende il nome da una cima
dei Monti Comunali Tiburtini, che si erge fra la via Empolitana e la
via Tiburtina presso l'area urbana di Tivoli, facilmente riconoscibile
per una croce posta alla sua sommità. L'area protetta ricade ai margini
della campagna romana e dell'area cornicolana, dove una pianura
costellata di bassi terrazzi fluviali, collinette tufacee e isole
calcaree entra in contatto con i primi rilievi appenninici. Lungo i
sentieri che attraversano la Riserva, dominando il corso dell'Aniene,
si avvicendano suggestivi punti panoramici sulla campagna romana a
sud-ovest, sull'Appennino laziale a nord-est e, localmente, sulle
imponenti cascate del fiume Aniene, il centro storico di Tivoli e Villa
d'Este.
La ricchezza del patrimonio floristico e vegetazionale
caratterizza l'area di Monte Catillo e ha motivato l'istituzione della
Riserva con fini di conservazione e tutela; si è scelto, pertanto, un
elemento botanico per rappresentare simbolicamente questa Riserva. Il
logo è stato elaborato in collaborazione con gli allievi dell'Istituto
Superiore d'Arte di Tivoli, utilizzando il profilo stilizzato di una
foglia di pseudosughera, specie rara presente con alcuni esemplari
nelle zone boscate.
L'area si estende interamente nel territorio del Comune di Tivoli. Si
tratta di un gruppo montuoso calcareo che assume a tratti un
caratteristico aspetto da altopiano carsico. Notevoli gli scorci
panoramici sulla campagna romana a sud-ovest e sull'appennino laziale a
nord-est e, localmente, sullo scenario delle cascate del fiume Aniene e
dei templi di Vesta e della Sibilla a Tivoli.
L'area studiata
ricade nel punto di passaggio tra la caratteristica morfologia della
Campagna Romana, a basse colline tufacee, e i primi contrafforti
appenninici costituiti dai Monti Tiburtini, di cui Monte Catillo è
parte integrante, e dagli adiacenti Monti Lucretili. Il territorio è
ben delimitato da contrafforti rocciosi anche molto aspri, cui si
affiancano, nella parte interna, una alternanza di colli e piccole
vallate di origine carsica.
Dal punto di vista geologico il substrato è costituito essenzialmente
da rocce mesozoiche di 100-200 milioni di anni, principalmente calcaree
("calcare massiccio") insieme a rocce calcareo-marnose e marne legate
all'orogenesi appenninica, con differenziazioni dovute alle modalità di
deposizione sui fondali marini. Queste rocce sono interessate da
intense fessurazioni, che le rendono molto permeabili, e attraverso le
quali le acque piovane si infiltrano per riemergere più a valle.
Collegati alle rocce calcaree e alla loro dissoluzione ad opera delle
acque superficiali e sotterranee sono i fenomeni di erosione carsica,
ben rappresentati da ottimi esempi di "campi solcati", grotte e doline.
L'area protetta ricade nel punto di passaggio tra la caratteristica morfologia della Campagna Romana, a basse colline tufacee, e i primi rilievi appenninici costituiti dai Monti Tiburtini, di cui Monte Catillo è parte integrante, e dagli adiacenti Monti Lucretili.
Il territorio è ben delimitato da contrafforti rocciosi anche molto aspri cui si affiancano, nella parte interna, un'alternanza di colli e piccole vallate di origine carsica.
La flora e la vegetazione della Riserva sono straordinariamente diversificate, non solo per l'alto numero di specie presenti, ma anche perché le specie sono differenti per origine geografica e tipo di ecologia, in alcuni casi hanno un portamento e dimensioni notevoli e si raggruppano a formare boschi, cespuglieti e praterie con le più varie composizioni e strutture.
Geograficamente i Monti di Tivoli si trovano in un nodo di scambio dove specie cosiddette "occidentali" (adatte a un clima oceanico, in cui l'aridità estiva e il freddo invernale sono mitigati dall'influenza tirrenica) si incontrano con specie termofile, capaci di resistere a una relativa aridità e dove specie normalmente diffuse su substrati vulcanici crescono rigogliose accanto a specie ecologicamente legate al substrato calcareo.
La vertebratofauna è rappresentata da specie tipiche delle zone appenniniche degli agroecosistemi marginali ad esse collegate. Tra gli uccelli si possono osservare rapaci come il gheppio e la poiana, l'allocco, la civetta e l'assiolo. Le aree forestali e arbustive ospitano numerose specie di piciformi e passeriformi. I mammiferi comprendono il cinghiale, la volpe, tra i mustelidi il tasso, la donnola, la faina, e diverse specie di roditori ed insettivori. Lungo i fossi e presso le raccolte d'acqua si rinvengono la biscia d'acqua, i tritoni e diverse specie di anfibi. I rettili meritano di essere citati.