Chi, lasciate le sponde del Lago Maggiore aperte ad ampi orizzonti, s'inoltra nell'angusta Val d'Ossola e giunge alla conca in cui si adagia la piccola "capitale" di quest'angolo d'Italia incuneato nel territorio svizzero, può facilmente notarlo. Il colle, che si stacca appena con la sua cima dalle pendici del sovrastante Moncucco, fu un tempo bastione fortificato contro gli invasori del settentrione; da oltre tre secoli ormai è consacrato alla memoria e al culto del Redentore crocifisso e risorto.
La croce che splende nella notte, quasi sentinella vigilante sul riposo degli abitanti della città e dei paesi della conca ossolana, si innalza sul massiccio torrione centrale dell'antico castello. A fianco del torrione, costruito sullo sperone di roccia più elevato del colle di Mattarella, un imponente muraglione, con i resti delle torri d'angolo, mostra ancor oggi qual era la terza cerchia di mura, la più interna, che lo cingeva un tempo.
L'origine del castello si perde nella nebbia della storia anteriore all'anno mille. Nel 1014 l'imperatore Enrico di Sassonia lo donava, col Comitato Ossolano, alla Chiesa di Novara, ed il Vescovo vi stabiliva una sua residenza. Più tardi, nel 1381, passava con tutta l'Ossola sotto il dominio dei Visconti di Milano, conservando la sua funzione di importante baluardo in difesa dei passi alpini finché, dopo varie vicende, veniva distrutto nel 1415 dagli Svizzeri scesi a conquistare l'Ossola.
Nella seconda metà del 1600, dopo oltre due secoli di abbandono e di rovine, iniziava per il colle di Mattarella una nuova storia. Accanto ai resti dell'antico castello, testimoni di invasioni, di lotte e di guerre, sorgevano nuove costruzioni che parlavano tutt'altro linguaggio: quel colle diventava il Monte Calvario, sacro al ricordo della passione di Cristo. Furono due frati cappuccini del convento di Domodossola, i padri Gioacchino da Cassano ed Andrea da Rho, i primi promotori dell'opera; e la Comunità ossolana se ne assunse l'impegno. Nel 1656 si piantò la croce sopra il colle, ed altre croci vennero poi piantate lungo la salita, sui luoghi scelti per le cappelle della Via Crucis. La prima pietra del Santuario del Crocifisso veniva posta il giorno 8 luglio 1657; nel marzo del 1662 veniva innalzato, sopra l'altare, il grande artistico crocifisso di Dionisio Bussola.
La venuta di Antonio Rosmini al Sacro Monte Calvario, nel febbraio del 1828, doveva segnare l'inizio di un nuovo periodo nella storia del colle di Mattarella. Le cronache di quegli anni ci parlano di un rifiorire della devozione popolare per quel sacro luogo: un accorrere di numerosi pellegrini, anche da paesi lontani, per accostarsi ai sacramenti e partecipare alle funzioni liturgiche nel Santuario del Crocifisso. Ma solo più tardi, nel 1863 - dopo la morte di Rosmini - l'Istituto religioso da lui fondato poté fissarsi stabilmente su questo Sacro Monte, facendone casa di formazione e di spiritualità.
Nel 1801, a seguito della soppressione degli ordini religiosi, molti dei beni appartenenti al Santuario furono messi all'asta e venduti. La casa degli Esercizi Spirituali rimase invenduta, perché non trovò nessuno che la acquistasse e nel giro di pochi anni divenne abbandonata ed inabitabile.
Tra gli artisti che hanno lavorato al Sacro Monte Calvario di Domodossola va ricordato l'architetto Tommaso Lazzaro della Val d'Intelvi, al quale furono affidate tutte le opere costruite dalla fondazione fino al 1690 circa.
Dopo questa data operarono gli architetti Antonio e Domenico Perini, sempre della Val d'Intelvi e successivamente Pier Maria Perini, che nel 1772 eseguì una preziosa mappa completa del Sacro Monte, oggi conservata nella cella di Antonio Rosmini.