(Camerino, 14 Ott 20) Sono ormai trascorsi 50 anni da quel lontano 1970, giorni in cui il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, Presidente dell'Associazione Italiana per il WWF e proprietario dell'area della Montagna di Torricchio, decise di donare quel territorio all'Università di Camerino grazie all'impegno del Prof. Franco Pedrotti. L'atto di donazione venne firmato il 27 Aprile, con lo scopo di istituire una Riserva Naturale: 317 ettari localizzati tra i Comuni di Pievetorina e Montecavallo, nella Provincia di Macerata. UNICAM accettò la donazione il 14 Ottobre dello stesso anno, istituendo un regime di protezione integrale con la finalità di garantire la conservazione della natura e la ricerca scientifica.
La Montagna di Torricchio diventò così la prima area protetta della Regione Marche, a cui seguirono i riconoscimenti come Riserva Biogenetica (nel 1979) e la sua inclusione nella rete ecologica Europea denominata Natura 2000 e nella rete internazionale di ricerca a lungo termine (LTER-Italy).
Oggi inquadrata come Riserva Naturale Statale, la Montagna di Torricchio è gestita da UNICAM (Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria - Unità di gestione degli ecosistemi e della diversità vegetale) con lo scopo primario di mantenere i processi ecologici spontanei. La proprietà e la gestione di una Riserva Naturale da parte di una università rappresentano un unicum in Italia, condiviso soltanto con la più piccola Riserva Bosco Siro Negri gestita dall'Università di Pavia. Il mezzo secolo di vita della Riserva costituisce una pietra miliare per ricordare il cammino percorso, ma anche e soprattutto un'occasione per affrontare con nuovo slancio le sfide del presente e gli orizzonti futuri.
Dall'istituzione della Riserva, sono state realizzate centinaia di stage e tesi di laurea da parte di studenti UNICAM e di altri atenei che beneficiano di quello che è un vero e proprio laboratorio all'aperto. Decine di ricercatori da oltre 20 paesi europei ed extra-europei hanno visitato l'area protetta e hanno contribuito ad effettuare studi nel campo floristico, faunistico, vegetazionale, pedologico, geo-morfologico, sui processi dinamici della vegetazione, oltre che sulle relazione tra organismi ed ambiente.
Il presente ha imposto una sfida rilevante, infatti il terremoto del 2016 ha ridotto l'attività degli operatori e dei collaboratori, oltre ad aver danneggiato il casale presente all'interno della Riserva.
Tale struttura rappresentava un elemento logistico fondamentale per tutte le attività di didattica, ricerca e di gestione dell'area protetta. Oggi, grazie ai fondi stanziati dal Ministero dell'Ambiente, sono in corso i lavori di restauro della struttura che nel 2021 tornerà nella sua piena operatività e diventerà un vero e proprio centro di ricerca sul campo. Questo consentirà di rilanciare l'attività di partecipazione a reti nazionali ed internazionali riguardanti le aree protette e la ricerca scientifica.