Il sig. Giulio Isnenghi, dilettante
appassionato di botanica, durante un'escursione in Val Cavallina nel
1939, incontrando un cacciatore locale, notò che portava sul cappello
una stella alpina che sembrava essere stata appena colta. Incuriosito, gli chiese da quale montagna provenisse, ma rimase stupito quando si sentì rispondere che proveniva da una zona posta nei pressi del Lago di Gaiano: la Valle del Freddo. Con Legge Regionale n. 86 del 1983 e con successiva deliberazione del Consiglio regionale N. III/2015 del 25 marzo 1985 è stato determinato il regime della Valle del Freddo e la sua istituzione come Riserva Naturale "orientata". |
Prerogativa singolare della Riserva, ubicata altimetricamente tra i 350 e i 700 metri è la presenza di un marcato fenomeno microtermico, che si manifesta con l'emissione, da alcune "buche" nel terreno, di aria fredda da cui si sviluppa un cospicuo numero di specie vegetali tipiche degli ambienti alpini. |
La
zona interessata dal fenomeno è caratterizzata dalla presenza di
aperture nel materiale detritico che si accumula al piede dei versanti.
Da queste aperture fuoriesce aria sensibilmente più fredda di quella
circostante, tale da far scendere la temperatura delle rocce
sottostanti il manto erboso fino a -12°. Il fenomeno, assolutamente inconsueto alle quote a cui si manifesta è di natura complessa e sulle sue cause sono più le interpretazioni e le ipotesi che i dati certi. La spiegazione potrebbe consistere sia in una circolazione aerodinamica particolarmente attiva che, sfruttando il carsismo sotterraneo, produce un raffreddamento in profondità da cui si svilupperebbe il ghiaccio o addirittura nella presenza nel sottosuolo di ghiaccio relitto. Indagini in corso serviranno a dar ragione di questa efficiente ghiacciaia naturale e dei suggestivi effetti che produce. |
Esiste un'enorme spaccatura che separa il Monte Clemo dal Monte Nà, il
Canale dei Cani, una faglia di scorrimento tra la dolomia norica e la
dolomia principale. Anche riguardo a questa formazione geologica esiste
una leggenda, famosa nella zona di Sovere: la leggenda del Mat Bunadöl
alla quale è legata la faglia chiamata Valle dei Cani. La leggenda
narra che un cacciatore della cascina Bunadöla, il Mat Bunadöl, perdeva
regolarmente Messa per andare a caccia con i suoi cani. Né la moglie,
né il parroco riuscirono a distoglierlo da questa abitudine. Quando
morì venne sepolto nel cimitero di Esmate, ma la sua cassa non voleva
saperne di restare sotto terra e ogni due o tre giorni, al suono delle
campane, affiorava dal terreno. Allora fu deciso di seppellirlo in un
luogo recondito, dove non si sentissero le campane e per questo fu
scelta l'isolata e silenziosa Valle del Freddo. Qui una dolina
piuttosto profonda si chiama "Busa del Mat Bunadöl".
Nelle notti di
luna piena, però, si udivano anche là i suoi cani abbaiare e da allora
in poi la faglia situata a lato del Monte Clemo, a est della Valle del
Freddo, viene chiamata Valle dei Cani.
La Valle del Freddo è stata per lungo tempo una terra permeata di sinistri presagi; le popolazioni di Endine, Solto Collina e Sovere la circondano ancora con l'antico nome di Valle del Diavolo. Secondo un'antica leggenda, infatti, un giorno il Diavolo decise di sfidare Dio invitandolo sulla cima del monte Clemo, da dove la vista poteva spaziare sulla Valle Camonica e lungo tutta la catena dell'Adamello, sulla Val Borlezza fino al massiccio della Presolana, sulla Valle Cavallina fino a tutto il bacino del lago di Endine, sul lago d'Iseo e Monte Isola, fino quasi alle colline della Franciacorta. La posta in gioco era il dominio delle anime che popolavano le quattro vallate sottostanti. La sfida consisteva nel lanciare il più lontano possibile uno di quei massi rossastri, arrotondati e grossi, che si trovavano sparsi sui pascoli del monte Clemo. Satana, lo sfidante, lanciò per primo la sua pietra che cadde non molto lontano, su un colle della località Pratilunghi, proprio dinanzi alla Valle del Freddo, rompendosi in quattro. Fu allora il turno di Dio. Egli lanciò il suo enorme masso che giunse addirittura al di là della valle, sui prati di Possimo. Il Demonio vedendosi sconfitto, per la collera battè con tale forza il tallone sulla roccia che la montagna con un rombo assordante si frantumò, inghiottendolo fin nelle viscere dell'inferno. Dalle profondità nelle quali era sprofondato, il Diavolo iniziò ad alitare un vento gelido, una sorta di respiro malefico, che ancor oggi si può sentire.