La parte del territorio, che viene denominato "Valdarno Superiore",
compreso tra la riva destra dell'Arno e le formazioni collinari che
fanno da preludio al Pratomagno, è contraddistinta da strutture
geologiche di particolare suggestione e bellezza, costituite da sabbie,
argille e ghiaie stratificati alte fino ad un centinaio di metri ed in
successione di forme diversificate, intercalate da profonde forre. Tali
strutture, denominate Balze, sono il risultato, allo stato attuale,
dello smantellamento degli antichi sedimenti provocato dagli agenti
atmosferici, ma anche segnati dalla presenza, nel tempo, dell'uomo.
Nel
'98 i comuni di Terranuova Bracciolini, Castelfranco di Sopra, Loro
Ciuffenna e Pian di Scò hanno promosso la tutela dell'area istituendo
un'Anpil (area naturale protetta di interesse locale).
La parte che
ricade nel comune di Reggello, in provincia di Firenze ha necessità di
difendere le balze dai danni paesaggistici ed in modo da salvaguardare
non solo gli aspetti ambientali, ma anche i valori culturali e
paesaggistici presenti.
Dal punto di vista turistico, le potenzialità della zona, che va dal
comune di Reggello a quello di Castiglion Fibocchi, lungo la fascia
della strada dei Setteponti, sono promettenti, se si considerano la sua
estensione, la ricchezza di valori, la vicinanza a tre città d'arte
come Firenze, Siena ed Arezzo, mete favorite di innumerevoli flussi
turistici, la presenza di grandi vie di comunicazione come l'autostrada
del Sole e la Direttissima, l'alta presenza di turismo straniero più
attento e consapevole.
Il Valdarno Superiore è un bacino intermontano tra Firenze ed Arezzo,
tra i più estesi dell'Appennino settentrionale, delimitato ad ovest dai
Monti del Chianti, con quota massima di 892 m e ad est dalla dorsale
del Pratomagno, con quota massima di 1591 m.
il Valdarno superiore
presenta numerose forme di paesaggio come la pianura, le colline, i
pianori, i versanti montagnosi appartenenti alla catena appenninica.
La temperatura media annua del fondovalle è di 12,8 °C con punte di
massima in agosto e minima in dicembre. In autunno e inverno il
fenomeno della nebbia o leggera foschia tende a stagnare nel
fondovalle, con frequenti brinate. Nei mesi invernali si hanno modeste
precipitazioni nevose sopra i 1000 m. I confini amministrativi
comprendono due Province: Firenze e Arezzo con 14 comuni, comunque la
sua conformazione così netta e precisa indica anche dal punto di vista
geografico un vero comprensorio noto in tutta la Regione.
Le rocce più comuni sono arenarie, sabbie e argille. Il Valdarno è una
delle zone più ricche di fossili di grandi mammiferi della terra e vi
si trovava il più grande bacino di lignite xiloide d'Italia.
E' attraversato nella sua lunghezza da importanti vie di comunicazione:
oltre alla statale, passa l'autostrada A1 e la direttissima Roma-Milano.
La Valle è attraversata in tutta la sua lunghezza dal tratto intermedio
del fiume Arno che insieme ai suoi affluenti ha eroso i detriti che
colmarono il fondo del lago pleistocenico che centomila anni fa si
erano accumulati in un'ampia area lunga 40 km circa (da Laterina a
Matassino) larga 10 km dal Chianti al Pratomagno e alta 300 m di quota.
Questo altipiano è stato eroso completamente dalla parte del Chianti
perché, trovandosi l'Arno spostato verso questa parte, le acque
superficiali, sono riuscite a demolire completamente lo strato di
sedimenti lacustri. Dalla parte del Pratomagno, invece, si è formato
un'altipiano in quasi tutta l'estensione della montagna e vi troviamo
costruiti paesi e frazioni, come Reggello, Pian di Sco, Castelfranco,
Persignano, Piantravigne, Montemarciano, Loro Ciuffenna, San Giustino,
Laterina.
La larghezza è di qualche centinaia di metri e l'altezza di 260 -280 m
s.l.d.m. L'altipiano si interrompe brusca-mente con pareti verti-cali
alte decine di metri che lo bordano alla base come una cornice quasi
ininterrotta di un tipico colore giallo ocra.
L'aspetto delle Balze è il prodotto dell'erosione delle acque di
dilavamento che scendendo dal versante del Pratomagno prima, e
dall'altipiano poi, arrivano finalmente all'Arno.
La strada dei Setteponti si snoda lungo l'altipiano ed unisce Arezzo a
Fiesole. E' molto panoramica e si possono ammirare le belle colline
coltivate a vite e olivi e le caratteristiche case coloniche, molte
delle quali sono attive Aziende agricole o Agriturismi. Da questa
strada partono molte altre che raggiungono il Pratomagno.
L'Italia come la vediamo oggi è il risultato dello scontro lento ma
continuo tra due delle "zolle" in cui è suddivisa la crosta terrestre:
quella africana e quella europea. Da questo poderoso scontro, iniziato
circa 25 milioni di anni fa, ha avuto origine il sollevamento della
catena appenninica.
Una volta esauritasi la spinta che aveva
causato la compressione degli strati rocciosi sollevandoli dal fondo
del mare, dove si erano in prevalenza formati, trasformandoli in alte
montagne, tutta la zona appenninica è stata interessata da una sorta di
"rilassamento" in conseguenza del quale si sono originate una serie di
fosse: il Valdarno risulta essere una delle più grandi di queste conche
tra le quali ricordiamo anche il Mugello, la Valdichiana, il Casentino,
la Valtiberina.
Pertanto, quando alla fine dell'epoca pliocenica, il fondo dell'attuale
valdarno cominciò lentamente a sprofondare, le acque di scorrimento
superficiale, non potendo defluire, vi si accumularono, formando un
lago che dapprima occupò solo la parte occidentale del bacino e
successivamente il resto della valle.
Durante la prima fase lacustre il clima era simile a quello che oggi
ritroviamo nelle lussureggianti foreste tropicali, come testimoniato
dai ritrovamenti fossili di piante e animali oggi conservati nel museo
Paleontologico di Montevarchi.
E' comunque nella seconda fase lacustre del bacino valdarnese, tra due
milioni di anni fa e centomila anni fa che, trascinati dai corsi
d'acqua che scendevano dal Pratomagno si accumularono nell'antico lago
o in prossimità di esso i materiali, argilla alla base e poi sabbie e
ciottoli, che noi oggi possiamo osservare nelle pareti delle balze.
In questa fase il clima è divenuto meno caldo, sono scomparse le piante
tropicali, mentre arrivano dall'Europa orientale gli animali tipici
della savana come gli elefanti, i rinoceronti, gli ippopotami, le
tigri, le scimmie, le iene...
Il continuo trasporto di sedimenti prodotti dalla disgregazione delle
rocce operata dagli agenti atmosferici dalle zone più elevate verso il
lago ne determinò il progressivo riempimento trasformandolo dapprima in
un ampio stagno con tratti che rimanevano periodicamente all'asciutto e
poi colmandolo definitivamente. Si venne pertanto a creare un'ampia
pianura estesa per tutto il bacino. L'attuale superficie dell'altipiano
valdarnese è ciò che ancora oggi rimane della vecchia superficie di
colmamento.
Estintosi il lago, si formò un reticolo idrografico, con un corso
d'acqua principale che scorreva nel centro della pianura e
parallelamente ad essa, e una serie di affluenti trasversali.
Comincia così una nuova fase della storia geologica del bacino valdarnese: la fase erosiva.
Infatti a valle della soglia di Incisa i terreni sono a quote inferiori
rispetto alla pianura del Valdarno e così l'Arno e i suoi affluenti
iniziano l'opera di smantellamento dei terreni fluvio lacustri
accumulatisi in precedenza.
I terreni che hanno riempito il lago e formato un ampio tavolato,
vengono via via intagliati e scavati e si formano valli e vallecole. Il
corso dell'Arno si abbassa progressivamente fino a portarsi alla quota
attuale, circa 150 m più in basso rispetto alla superficie di
colmamento. Miliardi di tonnellate di terra vengono continuativamente
rimosse, l'attività erosiva modella i terreni formando colline
tondeggianti in corrispondenza delle argille verso il centro del
bacino, e pareti verticali, le balze, dove si incontrano i terreni più
resistenti all'erosione.
Pertanto quando ci poniamo in osservazione di una parete delle balze
non ci collochiamo semplicemente di fronte ad un ammasso di terre
inerti ma ad uno spaccato di storia naturale di grande valore, una
superstite di forze primordiali ed eventi catastrofici, una
testimonianza della lotta millenaria della natura alla costante ricerca
di un punto di equilibrio.
L'arretramento del fronte delle balze è dovuto alle acque dei borri e
alle acque di dilavamento lungo le pareti che le scalzano alla base
provocando il crollo, sotto il proprio peso dello strato conglomeratico
sovrastante non più sostenuto.
Al progredire dell'erosione, le pareti vengono via via smembrate in
forme isolate come torrioni, lame e piramidi di terra: sono le forme
finali della demolizione prima della scomparsa.
Questa terra, fragile come un castello di sabbia, a lungo andare cadrà
sotto i colpi del tempo. Questo non succederà domani e per centinaia di
anni a venire essa sarà ancora tra noi a ricordarci la stupenda storia
geologica del Valdarno superiore.
Le Balze hanno nell'insieme un particolare colore giallo ocra
differenziato da infinite sfumature, che si accende di toni più caldi
quando le pareti vengono illuminate dai raggi solari al tramonto.
Alcune di esse presentano anche strati di un'argilla di colore azzurro,
chiamata "turchino". Sopra le Balze, in direzione del massiccio del
Pratomagno, si estende un bellissimo altopiano intensamente popolato e
coltivato, percorso in tutta la sua lunghezza dalla strada dei
Setteponti interrotta da agglomerati di case, suggestivi e piccoli
centri storici, ricchi di punti di grande interesse artistico, da cui
si gode un magnifico panorama sul frastagliato paesaggio delle Balze.
L'insieme del paesaggio è molto suggestivo, le colline d'argilla si
innalzano tra aree coltivate, boschetti rinaturalizzati a farnie o
roverelle. Sono molto frequenti gli arbusteti, nelle zone più impervie,
ma prevalgono le aree lasciate incolte o destinate al pascolo e
l'abbandono da parte dell'uomo ha favorito la diffusione di robinia e
ailanto, notoriamente piante infestanti e competitive con le specie
autoctone.
La complessità del mosaico ambientale presente nel territorio delle
balze oltre a costituire uno spettacolare scenario paesaggistico, offre
una grande eterogeneità di habitat e numerose risorse di carattere
ambientale per una elevato numero di specie animali, in particolare
uccelli, mammiferi ed insetti. La presenza delle pareti verticali di
"terra", talune davvero molto spettacolari, offrono un ottimo rifugio a
numerose specie di uccelli.
Sono sempre più frequenti anche i casi di riutilizzo di vecchie edifici
di tipo rurale riadattati alla funzione di agriturismo oppure di case
per vacanza.
Le balze rappresentano un piano di rottura geografica tra il piano
collinare superiore costituito dagli ambienti dove sono prevalenti la
coltivazione dell'olivo e della vite, ed il piano inferiore, costituito
da territori pianeggianti, bassopiani vicino alle rive dell'Arno, dove
troviamo campi più estesi, coltivati in modo intensivo. Vi sono inoltre
territori utilizzati come pascolo oppure abbandonati in attesa di altre
destinazioni d'uso. Dal punto di vista ecologico ci troviamo di fronte
ad un territorio in cui la diversità di habitat e micro-habitat è
ancora buona, infatti per secoli la presenza dell'uomo raggiungeva
equilibri di alto valore con l'ambiente, di cui faceva parte e riusciva
a trasformarlo e a modellarlo con opere che nel tempo mostrano il lento
adattamento a cui è andato incontro arrivando infine alla definizione
di un paesaggio tra i più belli della Toscana.
Troviamo numerosi
borri che attraversano il territorio e che ricevono acque dai pendii e
dalle forre sovrastanti; numerose risorgive e laghetti artificiali di
raccolta delle acque piovane utilizzati come serbatoi per l'irrigazione
dei campi. I bacini artificiali così formati, con il passare degli
anni, si sono rinaturalizzati, costituendo dei piccoli stagni o
laghetti, importanti serbatoi di riproduzione di anfibi, insetti,
crostacei, molluschi e piante acquatiche. Questi, insieme ai torrenti,
che in alcuni punti formano delle piccole anse, costituiscono dei
preziosi ambienti umidi dove possono trovare cibo anche grossi uccelli
acquatici: negli ultimi anni capita sempre più spesso di incontrare, in
cerca di cibo, Aironi cenerini o Garzette. E' anche accaduto, in un
caso, di scoprire addirittura la presenza della rara Cicogna nera.
Oltre ai campi coltivati, ai campi abbandonati, alle piccole zone
umide, agli arbusteti e ai boschetti, troviamo numerosi muretti a secco
più o meno conservati, anche questi ambienti sono preziosi e vi trovano
ospitalità numerose specie per trascorrere i freddi mesi invernali,
soprattutto in quelli esposti a sud. La disposizione dei terreni, la
loro natura geologica, la loro esposizione ed inclinazione, determina
una diversità notevole di flora che caratterizza le pareti scoscese e
le sommità delle Balze.
Le cavità poste sulle pareti a strapiombo rappresentano un ottimo sito
di protezione e di nidificazione. Gli arbusteti ai piedi dei calanchi,
composti da ginestre, rose canine, scope, ecc, formano ambienti
ecotonali favorevoli al rifugio di uccelli e mammiferi che altrove,
dove gli estesi campi coltivati hanno cancellato siepi e filari, non
trovano più siti favorevoli al rifugio ed al riposo.
L'urbanizzazione e l'industrializzazione senza regole del fondovalle
hanno contagiato anche le zone collinari più fragili appiattendo il
paesaggio agrario e impoverendolo di alcuni tratti fondamentali.
E' questa la ricchezza, ma nello stesso tempo la fragilità della nostra
zona che subisce proprio in questi ultimi anni una forte minaccia di
perdita di identità per le pressanti richieste di utilizzo di grandi
estenzioni di terra per molteplici usi, del tutto estranei alle
finalità originarie.
Oltre ad essere di grande utilità per l'uomo, questi laghetti
artificiali si sono col tempo lentamente rinaturalizzati,
trasformandosi così in preziosi serbatoi di riproduzione di anfibi,
insetti, crostacei, molluschi e piante acquatiche.
Allo stesso
tempo rappresentano punti di ristoro per grossi uccelli acquatici, in
particolare ardeidi come l'Airone cenerino, la Garzetta e, durante il
periodo di nidificazione, la Nitticora.
Anche i numerosi muretti a secco, conservati più o meno bene,
rappresentano per la fauna presente un rifugio ideale in cui
trascorrere i freddi mesi invernali.
Le cavità poste sulle pareti a strapiombo sono utilizzate come luogo di
protezione e nidificazione, e anche la flora, con i suoi folti
arbusteti ai piedi dei calanchi, rappresenta per uccelli e mammiferi un
rifugio e un luogo di riposo. Da alcuni anni, si osserva sempre più
frequentemente la presenza dei Gruccioni, uccelli coloratissimi
presenti qui solo durante il periodo riproduttivo, e che formano,
diversamente rispetto ad altre aree di nidificazione, piccole colonie
di 4 – 5 coppie. Questi uccelli scavano il loro nido, fino a 2 metri di
profondità, proprio all'interno dei calanchi argillosi, e pertanto in
questa zona sembrano trovare un'area particolarmente propensa per la
loro riproduzione.
Nelle aree boschive si trovano anche piccoli mammiferi come il tasso,
la volpe, la faina e la donnola; in particolare questi ultimi si
spingono spesso nelle aree coltivate, tra i pollai dei contadini, alla
ricerca di galline ed altri animali domestici. Il bosco è popolato
anche da roditori come il moscardino e lo scoiattolo, mentre nelle zone
più aperte è ben visibile il capriolo e, numerosissimo, il cinghiale.
L'area è particolarmente conosciuta per il grande numero di Lepri, che
trovano in questi ambienti un Habitat ideale.
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Percorrendo i sentieri che attraversano il territorio, si rimane affascinati non solo dai paesaggi suggestivi, dalle Pievi romaniche, dai castelli e borghi medievali, dalle case coloniche, ma anche dalla diversità di vegetazione che arricchisce questi rilievi. Abbiamo detto che le pareti alternano o incrociano strati di sabbie e strati di ghiaie. Le sabbie spesso formano delle piccole terrazze dai bordi ripidi e scoscesi che segnano uno stacco netto con le argille sottostanti ben riconoscibili per il cambio vegetazionale, infatti sulle argille crescono piante erbacee, sulle sabbie arbusti e alberi.
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La presenza delle balze testimonia come nel lontano passato tutta
l'area era occupata da un grande lago, infatti esse rappresentano le
antiche sponde dell'ampio specchio d'acqua. In fasi successive, queste
sono state erose dalle acque meteoriche. Oggi l'intero territorio è
caratterizzato dalla presenza di numerosi corsi d'acqua provenienti dal
Pratomagno, tutti affluenti dell'Arno.
I torrenti di una certa
dimensione non sono molti, tra i più importanti troviamo il Resco, che
all'inizio è diviso in due corsi d'acqua, uno in provincia di Firenze e
l'altro in Provincia di Arezzo che si incontrano presso la frazione di
Vaggio, formando un unico percorso. Sempre nel comune di Reggello vi
sono il Vicano, la Marnia, il Chiesimone e il Rio di Luco che sono
destinati ad avere il massimo della loro portata solo nel periodo
autunnale e primaverile, ma che già ad inizio estate appaiono
praticamente a secco a meno di temporali e periodi piovosi. In
provincia di Arezzo incontriamo il Torrente Faella, il Ciuffenna e
l'Agna. Tutti di modeste dimensione e portata. Esistono anche altri
piccoli corsi d'acqua ma sono in pratica da considerarsi torrentelli e
fossi di scarso valore. Lungo questi corsi d'acqua troviamo un modesto
ma vitale ambiente lotico, dove vivono ancora numerosi
macroinvertebrati acquatici, anfibi, pesci e anche uccelli,
naturalmente durante i periodi di maggiore abbondanza d'acqua.