Le incisioni rupestri di Biestro
Il limite estremo della zona interessata dalla presenza di rocce incise
pare collocarsi a Biestro, sulla sommità del Bric Gazzaro, lungo un
costone orientato in senso Est-Ovest e caratterizzato da un
affioramento di arenarie a grana molto fine e compatta. Qui l'area di
incisione pare delimitata, ai due estremi, da due grosse coppelle
incise sulle piattaforme del banco roccioso; entrambe sono state incise
in modo accurato e sono profonde e ben rifinite. Entrambe giacevano
sotto uno spesso strato di terreno ed erano pertanto completamente
ignote a tutti.
Sulla sommità del costone si trova invece
l'elemento più ambiguo delI'intera area di incisione: la piattaforma
sommitale del banco di arenaria, ricoperta di terriccio, è solcata
longitudinalmente da una profonda fenditura naturale; all'estremità di
questa, quasi a volerne chiudere lo sbocco, furono collocati quattro
grossi ciottoli di forma ovoidale infissi verticalmente.
All'estremo Ovest dell'affioramento troviamo appoggiata una piattaforma
di modeste dimensioni su cui è incisa una sequenza di undici coppelline
disposte a cerchio; l'interno del cerchio delimitato dalle coppelline è
incavato e forma così una specie di vaschetta circolare di circa
quaranta centimetri di diametro.
I massi delle croci
Un secondo complesso di incisioni si trova sull'antistante dorsale del
Bric della Costa: qui, a ridosso di una carraia, che insiste su un
antico itinerario medievale collegante il Finalese con Cairo e le
Langhe, giace il "masso delle croci": una piattaforma in arenaria che
in origine doveva essere collocata in positura orizzontale; oggi la
piattaforma è collocata in positura verticale, leggermente inclinata a
Sud, con la superficie incisa rivolta verso il margine della
carreggiata.
L'abrasione dei mozzi dei carri ha danneggiato
sensibilmente la parte inferiore del masso, rendendo illeggibili
eventuali segni incisi; le incisioni rimaste nella parte superiore sono
identificabili come croci cristiane, profondamente incise con uno
scalpello a lama larga, oppure con punta metallica a graffio ripassato.
Il masso-altare di località Colla
Ad ulteriore convalida di una forte presenza di segni incisi troviamo
qua e là incisioni isolate di modesta consistenza; in alcuni casi si
nota anche la presenza di resti di lavorazioni tarde, volte allo
sfruttamento dell'arenaria per fini pratici e quindi queste presenze
potrebbero trarre in inganno. Ma il grande masso inciso, collocato a
poca distanza dalla chiesina di S. Anna e S. Lucia sul valico della
Colla, pare fugare ogni dubbio: alto un metro circa, largo un metro e
venti centimetri, questo masso presenta sulla superficie piana
sommitale una sequenza di undici coppelle profondamente incise, il cui
diametro varia tra i sei e gli otto centimetri. La disposizione di
queste coppelle ci rivela che gli autori disponevano di una conoscenza
dei punti cardinali, poiché paiono disposte a raggiera e convergenti
verso il centro del masso; la loro disposizione ripete però anche uno
schema a scacchiera.
I menhir di Millesimo
La presenza dei menhir di Millesimo è nota ormai da molto tempo,
tuttavia l'accettazione della loro identità fu messa in discussione per
anni, in base ad una teoria, peraltro assai debole come argomentazioni,
che negava la possibilità di una presenza megalitica nel territorio
ligure.
In realtà erano già noti il menhir di Tramonti, quello dei
Piani di Invrea a Varazze e la stele di Triora. I menhir di Millesimo
sono tre, ubicati a pochi metri uno dall'altro in posizione dominante
sulla valle sottostante; il maggiore di essi raggiunge l'altezza di due
metri circa e pare infisso nel terreno; gli altri due, di dimensioni
assai più modeste, poggiano su una base di arenaria.
Tutti e tre paiono provenire da una retrostante parete di arenaria da
cui sarebbero stati estratti per essere collocati in sito.
Il sito archeologico si trova in una dolina alla quota di circa 500 metri sul livello del mare, il cui inghiottitoio è costituito da una cavità naturale, nota come "Tana dell'Orpe" o, meglio, "Tana della Volpe". Si tratta di un'area collinare, prospiciente la Valle della Bormida di Millesimo, conosciuta dal punto di vista naturalistico per i fenomeni di carsismo superficiale e profondo, che interessano rocce calcarenitiche oligoceniche (Formazione di Molare), dando origine a depressioni circolari, chiamate doline, e a grotte. Il territorio delle valli delle Bormide è ricco di testimonianze della frequentazione dell'uomo fino dall'epoca preistorica, costituite principalmente dei reperti collezionati nel secolo scorso da Padre Ighina di Carcare. Si tratta perlopiù di asce in pietra levigata, alcune delle quali provenienti da zone circostanti, ossia da Cosseria, Cairo Montenotte, Cengio, Rocchetta Cengio, Rocchetta Cairo, Roccavignale, Plodio. Esse vengono in generale fatte risalire genericamente a frequentazioni di età Neolitica e riferite all'attività di disboscamento. Prima d'ora non erano comunque noti nell'area insediamenti archeologici ubicabili con sicurezza. Il sito scoperto sul Bric Tana costituisce pertanto un'eccezione nel quadro delle conoscenze, sia per quanto riguarda la preistoria della zona, che per quanto concerne i siti d'abitato all'aperto della media età del Bronzo in Liguria. Esso permette finalmente di definire la facies culturale di questo periodo con maggiore ampiezza, facies che era nota finora solo da scarsi materiali rinvenuti all'interno di alcune grotte del Finalese.
Millesimo: cenni storici
La zona di Millesimo era già abitata in epoca preistorica, come indicano i recenti ritrovamenti dell'insediamento abitativo del Bric Tana. Recenti studi hanno datato questo insediamento in un periodo che va dal 1700 al 1200 a.C. Ricordiamo, per fissare le idee, che nel 1700 a.C., età del bronzo medio nell'area Europea, in Egitto siamo nell'epoca caratterizzata dalla fortificazione della zona orientale del delta del Nilo e dalla costruzione dei santuari di Karnack; quando il sito del Bric Tana viene abbandonato, nel 1200 a.C., siamo in Egitto nel periodo della XIX dinastia, e si stanno costruendo i tempi di Luxor e Karnak.