Oltre i confini di Napoli si estende la città di Pozzuoli ricca di storia, cultura e natura.
La natura ha regalato a Pozzuoli paesaggi straordinari. Si possono
ammirare fenomeni naturali molto particolari quali la solfatara, il
bradisismo. Persino il tempo è stato generoso conservando fino ad ora
una città sommersa, una città sotterranea in cui cunicoli si
intrecciano tra loro in un labirinto di strade e vicoli che consentono
di ripercorrere la vita quotidiana di un tempo.
E qui, tra le rovine antiche, tra i vicoli del rione Terra, in una
città dove ogni sasso ha una sua storia e un suo passato da raccontare,
si presenta la sfida dell'innovazione tecnologica come un filo sottile
tra passato e futuro.
Napoli, città d'arte, si apre a forma di anfiteatro sul mare ed è
delimitata dal Vesuvio, dai Monti della costa e dalle isole di Capri,
di Ischia e di Procida e dal Capo Miseno.
Posta al centro del
Mediterraneo, capoluogo della Regione Campania e "Capitale" del
Mezzogiorno d'Italia, Napoli oggi copre una superficie di 117,27 Km2
con una popolazione di circa 1.020.120 abitanti.
La sua storia è ormai provata; la prima colonizzazione del territorio
risale al IX a.C., quasi 3000 anni fa quando "mercanti e viaggiatori
anatolici ed achei si affacciarono nel golfo per dirigirsi verso gli
empori minerari dell'alto Tirreno" e fondarono Partenope nell'area che
include l'isolotto di Megaride (l'attuale Castel dell'Ovo) e il
Promontorio di Monte Echia (l'odierna Monte di Dio e Pizzofalcone).
Alla Solfatara, nei pressi di Pozzuoli, è possibile vedere un cratere
di lava ribollente da vicino, con i suoi vapori e fanghi fumanti.
Questo vulcano attivo è visitabile e costituisce una delle principali
attrattive dei Campi Flegrei. Vi regna un'atmosfera inquietante: la
terra tormentata dal fuoco crea scenari surreali dai colori
inimmaginabili.
Nata 4000 anni fa quasi al centro dei Campi
Flegrei, la Solfatara (dal tardo latino Sulpha Terra, "terra di zolfo")
si manifesta vivacemente con fumarole, sorgenti di gas e di acqua
minerale, getti di fango caldo e scosse sismiche.
La maggiore delle fumarole è la Bocca Grande, una sorgente naturale di
vapore acqueo in pressione, che schizza fuori a 160° e contiene diversi
gas che conferiscono all'aria il caratteristico odore di "uova marce".
Il lago d'Averno è circondato da colline boscose.
Il paesaggio
austero e le acque immote indussero gli antichi a considerarlo
l'entrata agli Inferi (Eneide, Odissea). Lo stesso nome Avernus si
faceva derivare dal greco aornon, cioè "senza uccelli", i quali
fuggivano impauriti dalla bocca degli Inferi.
Nel I secolo d.C. l'imperatore Augusto decise di realizzare in questa
zona una base navale, il Portus Julius, collegando i due laghi con il
mare per mezzo di canali. Ma il nuovo porto in breve s'insabbiò; e
mentre la flotta si trasferiva a Miseno, le sponde dei laghi si
popolarono di ville e terme.
Il maestoso edificio (m. 58x75) noto col nome di "tempio di Serapide"
(per il rinvenimentodi una statua di questo Dio egiziano oggi custodita
al Museo Archeologico Nazionale di Napoli) è in realtà, uno dei
maggiori esempi pervenutici di macellum, il mercato dei commestibili,
eretto tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C. e restaurato al
tempo della dinastia dei Severi (III sec. d.C.). Esso è noto sin dal
1750, data di inizio degli scavi - intrapresi per impulso del re carlo
di Borbone - che durarono, con alterne vicende, fino al 1820 circa.
L'edificio è a pianta quadrata, con cortile centrale circondato su
tutti i lati da portici, lastricato di marmo e bordato da 30 colonne in
granito della Troade, intorno al quale si dispongono le botteghe,
secondo lo schema canonico per i mercati del del mondo romano. Esso
doveva avere anche un piano superiore, come testimoniano dalla
presenza, presso l'angolo meridionale, di una scala, e dal rinvenimento
di fusti di colonne non solo in granito ma anche in cipollino,
proveniente dall'isola greca di Eubea, di minori dimensioni
Il Museo Archeologico dei Campi
Flegrei ha sede dal 1993 nel Castello Aragonese di Baia, cui lavorò su
incarico del re Alfonso (1490-1493) Francesco di Giorgio Martini, e che
fu poi ampiamente ristrutturato in età vicereale. Superato l'ingresso, si trovano i "Gessi di Baia" esposti in un ambiente che si apre alla base delle mura del complesso. I "Gessi" sono uno straordinario insieme di frammenti di calchi in gesso di età romana, perché sono tratti direttamente dagli originali delle più celebrate e famose sculture greche dell'età classica, per lo più in bronzo e che sono andate irrimediabilmente perdute. I calchi sono stati utilizzati come modelli da un'officina di scultori locali specializzata nel realizzare, in marmo, le copie di quegi originali greci che gli aristocratici romani collocavano quale status symbol nelle proprie ville di lusse che sorgevano in tutti i Campi Flegrei. |
La cosidetta "Piscina Mirabilis"
è un altro degli splendidi monumenti misenati. Misene era il nome di un
compagno di Ulisse e diede il nome alla località; secondo l'altra
versione, dovuta a Virgilio, Miseno era il trombettiere di Enea che osò
sfidare Tritone e fu perciò precipitato in questo tratto di mare. La scelta di insediarci il porto romano dopo l'insabbiamento del Portus Julius fu pressoché obbligata viste le caratteristiche del sito, dotato anch'esso di un doppio bacino con un avamporto ben più profondo di quelli del porto dell'Averno e privo di problemi di insabbaimento. Tagliato l'istmo tra i due bacini, gli arsenali e le banchine furono impiantati intorno al Mare Morto, mentre sul promontorio fu costruita la colonia di Misenum, sede della famosa classis praetoria misenatis, la più imponente flotta militare romana. |