L'area si estende sui territori dei Comuni di Rubiana e Viù tra i 1.013
e i 1.599 m di quota, ed è caratterizzata da brughiere, da boschi di
faggio con sorbo montano e sorbo degli uccellatori, da boscaglie
mesofile di ontano nero. Recenti ricerche hanno rilevato la presenza di
Euphorbia gibelliana, specie assai rara in Piemonte e già oggetto di
tutela nell'ambito della Riserva naturale integrale della Madonna della
Neve sul monte Lera.
La zona del Colle del Lys è stata teatro di
importanti avvenimenti storici, soprattutto durante la guerra di
liberazione; il Colle è considerato uno dei simboli della Resistenza in
Valle di Susa e nelle Valli di Lanzo e vi è stato eretto un monumento
che ricorda 2104 partigiani caduti.
Di grande rilievo storico e architettonico è la presenza del santuario seicentesco della Madonna della Bassa.
Sullo spoglio crinale, che corre a oriente del colle, mette radici
l'esemplare più significativo dell'area, l'Euphorbia gibelliana che
venne descritta per la prima volta nel 1892 da Paolo Peola il quale la
dedicò a Giuseppe Gibelli, allora docente e Direttore dell'Orto
Botanico di Torino.
E' da considerarsi un microendemismo poichè è
presente a livello mondiale esclusivamente in questa porzione di
territorio e nelle aree limitrofe al Parco. Per questo motivo è stata
segnalata come pianta in pericolo di estinzione dalla Società Botanica
Italiana nel "Censimento dei biotopi di rilevante interesse
vegetazionale meritevoli di conservazione in Italia" del 1971.
E'
quindi a tutti gli effetti un prezioso tesoro botanico e per questo da
proteggere. Non meno cura bisogna riservare all'area boschiva che le
importanti attività produttive (alpicolturali e selvicolturali) del
passato hanno contribuito a plasmare modificandone la vegetazione
originaria e creando infine nuovi equilibri. Attualmente, dove le
attività antropiche tradizionali sono state abbandonate, si assiste ad
una fase di rapida modificazione ed evoluzione della vegetazione.
Alle quote inferiori del Parco e sul versante di Viù vi sono boschi di
latifoglie, ma la gran parte della vegetazione arborea dell'area è
frutto di rimboschimenti, soprattutto di conifere come larice (Larix decidua), pino nero (Pinus nigra), abete rosso (Picea abies), abete bianco (Abies alba) e pino silvestre (Pinus sylvestris), il quale però è marginale, poiché soggetto a mortalità e danni da processionaria (Traumatocampa pityocampa). Si trovano anche aree a brughiera boscata, con sorbo montano (Sorbus aria) e sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), interrotte lungo i valloni da boscaglie mesofile di ontano (Alnus glutinosa) e faggio (Fagus sylvatica).
Il motivo del consistente rimboschimento è da ricercare nell'incessante
attività dell'uomo che, in particolare negli ultimi 2 secoli, a causa
del carico demografico, mise a coltura tutto il territorio con il
dissodamento delle aree boscate. I boschi erano utilizzati per produrre
legname per l'edilizia locale e per l'industria estrattiva: anche lo
sviluppo dei pascoli contribuì alla diminuzione costante della
superficie boscata sino alla quasi scomparsa, prima delle guerre
mondiali (come si apprende da un documento di Santi del 1904). Già da
tempi remoti infatti l'area del colle era ricca di alpeggi, con
discreta ricchezza di bestiame bovino ed ovino.
La successiva emigrazione dell'ultimo dopoguerra e i noti fenomeni
socio-economici che hanno determinato l'abbandono delle zone montane
assieme alle attività in esse praticate hanno indotto vistosi mutamenti
nella vegetazione, impoverendola di specie, in genere a favore di una
flora più banale, mentre la superficie boscata è tornata ad aumentare
sensibilmente, riconquistando superfici sempre più vaste a scapito
delle zone a pascolo alle quote più elevate.
Nel territorio dell'area protetta è piuttosto agevole distinguere tra
il substrato roccioso cristallino e i terreni di copertura.
Nel substrato roccioso cristallino possono essere individuate:
Le
coperture del substrato roccioso, invece, derivano dalle più antiche
rocce affioranti sottoposte a fenomeni erosivi, chimici e fisici dovuti
agli eventi meteorologici, all'azione dei corsi d'acqua e a fenomeni
gravitativi. All'interno del parco sono presenti pareti rocciose e
versanti particolarmente scoscesi.
L'azione erosiva dovuta al gelo
e disgelo dell'acqua nelle fessure e nelle discontinuità delle rocce,
unita all'azione delle piogge, favorisce la formazione, al piede dei
versanti, di falde detritiche costituite da frammenti di roccia di
varie dimensioni. Inoltre, potrete osservare forme ad anfiteatro,
inserite in prossimità dei crinali, che rappresentano i relitti
dell'esarazione glaciale.
Come noto, durante la seconda guerra mondiale fu la resistenza dei
partigiani a liberare l'Italia dagli invasori nemici ed in Piemonte il
fulcro della resistenza si collocò proprio nelle Valli di Susa e di
Lanzo dove molti uomini difesero il territorio e altri partirono alla
volta del confine orientale italiano.
Proprio per il loro coraggio
e patriottismo, il 2 luglio 2000 l'Associazione Comitato Colle del Lys,
ponendosi come promotore con la Provincia di Torino, ha realizzato un
sogno che aveva accarezzato da tempo: l'inaugurazione del Centro
Ecomuseale del Colle del Lys. Un Ecomuseo nato dalla volontà di
ripristinare e far conoscere i sentieri e le borgate disposte intorno
al Colle del Lys, pregni di ricordi e testimonianze che offrono ai
turisti la possibilità di unire interessi ambientalistici e
storico-culturali. La volontà è soprattutto quella di sensibilizzare il
pubblico, in particolare quello "giovane" delle scuole, sull'importanza
della memoria storica, ponendo nel contempo riflessioni più generali
sul collegamento tra passato e presente, per evidenziare anche la
situazione vissuta dalle popolazioni montane durante la logorante
esperienza di guerra e la loro situazione oggi, in un momento in cui la
montagna tende progressivamente a spopolarsi. E' dunque una splendida
realtà: sede di seminari, mostre, punto informativo delle quattro valli
(Susa, Lanzo, Chisone, Sangone) a cui fa da riferimento il colle del
Lys, punto di partenza per il percorso nei sentieri montani, sede per
manifestazioni e per la visione di filmati o programmi multimediali.
L'Associazione organizza tutti gli anni, la prima domenica di luglio,
la manifestazione al Colle del Lys per perpetuare la memoria dei 2024
Caduti Partigiani nel ricordo del grande drammatico rastrellamento
perpetrato dai nazifascisti il 2 luglio 1944.
Dopo l'8 settembre 1943 le unità partigiane operanti sul versante
settentrionale della bassa Valle di Susa andarono a costituire la
17esima brigata Garibaldi, che prese il nome di "Felice Cima", cui fu
assegnata la zona dal vallone del Lys fino a Mocchie; fu tra le prime
formazioni partigiane che si organizzarono in Valle di Susa e una tra
le più agguerrite ed attive; era costituita da centinaia di volontari e
nell'estate del 1944 arrivò a contare oltre 700 partigiani. I suoi atti
di sabotaggio si svolsero prevalentemente nelle zone di pianura e verso
Torino; più volte tedeschi e repubblichini cercarono di distruggere il
potenziale di guerriglia organizzato dai comandi partigiani a Rubiana,
con ripetuti rastrellamenti nelle case dei locali. Già nel 1943 il
progressivo intensificarsi delle azioni partigiane provocò la reazione
tedesca, che si manifestò con una serie di rastrellamenti tra marzo e
maggio del 1944 da Mompellato alla Valle di Viù, passando per il Colle
del Lys. Questo portò ad un temporaneo sfaldamento delle bande
partigiane. Una nuova ondata di rastrellamenti si concluse tragicamente
con l'eccidio del 2 luglio 1944 al Lys. Per annientare il movimento
partigiano l'offensiva nemica aveva elaborato un vasto piano che
prevedeva l'impiego di circa un migliaio di uomini; forze tedesche e
fasciste nella notte del 1 e 2 luglio attaccarono dal basso, protetti
da carri armati e motociclette armate di mitragliatrici pesanti. I
partigiani armati tentarono di coprire la ritirata dei compagni inermi;
non riuscendo a fermare l'avanzata nemica, cercarono scampo fuggendo
verso il monte Rognoso e il Civrari, mentre altri, aggirando il Colle
del Lys, si portarono verso Niquidetto e Col S. Giovanni; molti
fortunatamente trovarono rifugio e cibo nelle baite dei pastori della
zona. La fuga fu ostacolata da alcuni fascisti che, camuffati sia in
borghese che da alpini, si appostarono incitando i ribelli ad unirsi a
loro. I partigiani catturati anziché essere considerati prigionieri di
guerra furono concentrati in un punto e poi fucilati.
Alla fine del conflitto si propose la realizzazione di un mausoleo a
ricordo, da costruirsi sul colle, e di una lapide in prossimità della
fossa comune nella frazione Airetta, sotto il Colle del Lys, sul
versante della Valle di Viù.
Durante la guerra di liberazione in queste valli, il Colle del Lys ed i
valichi pedonali poco distanti da esso ebbero un ruolo importante anche
perché costituirono il principale collegamento tra le Valli di Lanzo e
la pianura, dal momento che gli altri collegamenti, più diretti, erano
sorvegliati dai fascisti e per recuperare il cibo per le Valli di
Lanzo, naturalmente povere, erano fondamentali i collegamenti con la
pianura.