C.F. 94506780017
Si estende sulla destra della Val di Susa (Alpi Cozie Settentrionali), dai 1000 metri slm ai 2600 dello spartiacque.
Il
principale motivo di istituzione del Parco, risiede nel particolare
valore naturalistico del Gran Bosco vero e proprio: 700 ettari di
foresta mista di abete bianco e abete rosso, unica nel panorama della
vegetazione piemontese. I boschi sono di rilevante valore biologico e
comprendono, in condizioni qualitative notevoli, tutte le conifere di
pregio dell'ambiente alpino. Per i requisiti qualitativi non comuni,
parte del territorio è iscritto nel Libro Nazionale dei boschi da seme
per ben tre specie arboree: Abies alba, Picca excelsa e Pinus cembra.
Gran parte dell'interesse aveva in passato motivazioni di tipo
economico: queste abetine fornivano infatti già nel 1700 il legname per
le grandi travature a vena dritta impiegato nelle grandi opere di
ingegneria militare e civile, quali l'Arsenale di Torino, la Basilica
di Superga e il Castello della Venaria Reale.
Attualmente
la specificità di questa foresta è legata alla cospicua presenza
dell'abete rosso, raro nelle Alpi Occidentali, causa il clima
continentale ad aridità estiva; è quindi probabile che la sua
diffusione nel Gran Bosco abbia due cause principali: un microclima
particolare, con ristagno di umidità atmosferica, e l'esistenza di un
ecotipo resistente all'aridità estiva. Per queste ragioni, unite al
vigore vegetativo e alla buona conformazione dei fusti, i popolamenti
in questione (unitamente al Larice e al Pino cembro) sono stati
inseriti nel Libro nazionale dei boschi da seme, e destinati a fornire
materiale di propagazione utilizzato poi in rimboschimenti su tutto il
resto delle Alpi.
La grande varietà di ambienti e di specie floristiche, costituisce un
habitat ideale per una fauna altrettanto ricca. La sola avifauna conta
una ottantina di specie nidificanti, con una alta percentuale di quella
propriamente alpina. Troviamo quindi numerosi rapaci, tra i quali
l'Astore, lo Sparviere, la Poiana e il Gheppio, mentre una coppia di
Aquila Reale è regolarmente nidificante. Tra i rapaci notturni, oltre
all'Allocco, presente alle quote più basse, sarà possibile udire il
canto del Gufo Reale e, associata alle foreste di abete, della Civetta
Capogrosso che utilizza per la sua nidificazione le cavità scavate dal
Picchio Nero, il più grande picide europeo.
Nidificano nel Parco due
tetraonidi, la Pernice Bianca e il Gallo Forcello, che, insieme alla
Coturnice, sono simbolo dell'avifauna alpina; da segnalare la presenza
della Nocciolaia, strettamente associata sulle Alpi alla presenza del
pino cembro, dei cui pinoli si nutre.
Tra i mammiferi sono da
ricordare le lepri (comune e alpina), gli scoiattoli, le marmotte e
molti altri piccoli roditori; la volpe e i mustelidi (ermellino,
donnola, martora, faina e tasso).
Importante è la presenza di
quattro specie di ungulati: il Camoscio, da sempre presente in zona; il
cinghiale, la cui componente genetica originaria è ormai quasi
scomparsa a causa di ibridazioni ed incroci; il cervo e il capriolo,
introdotti nei primi anni '60 dall'Amministrazione Provinciale della
Caccia e che, in assenza di predatori naturali, hanno avuto una vera e
propria esplosione demografica, causando notevoli danni alle foreste
dell'intera Alta Valle di Susa.
Programmi di riequilibrio faunistico
consistenti in abbattimenti selettivi e catture per ripopolamenti di
altri territori, sono stati e saranno utili per cercare di mantenere il
giusto equilibrio tra presenza animale e forestale. Un nuovo ed
insperato aiuto in tal senso è arrivato dalla ricomparsa del lupo, la
cui presenza, accertata e continua a partire dal 1997, è oggetto di
tutela e di studio.
La grande varietà degli ambienti del Parco consente la presenza di
oltre 600 specie vegetali, tra cui tutte le più importanti specie
forestali del Piemonte.
Al confine con i prati del fondo valle,
troviamo una certa diffusione di latifoglie, tra le quali frassini,
betulle, aceri e ontani ed esigui popolamenti di faggio, nonchè la
presenza di alcuni piccoli nuclei di tasso.
Come ci si innalza di
quota, si entra nel regno delle conifere. Nelle zone più aride e più
assolate, e sui suoli particolarmente superficiali e rocciosi
incontreremo il pino silvestre, talvolta ricoperto da grossi cespugli
di vischio. Tra i 1300 e i 1800 metri regnano incontrastati l'abete
bianco e l'abete rosso che si diffondono fino al confine orientale del
Parco. Verso il limite superiore dell'abetina troviamo una fascia di
transizione in cui si aggiungono il larice e il pino cembro che
prendono il sopravvento al di sopra dei 2000 metri di quota. Il cembro
è presente anche in formazione pura, molto rara nelle Alpi Occidentali,
con la bellissima cembreta del Piccolo Bosco.
Degna di nota la presenza di due specie erbacee rare: la Corthusa Matthioli, una primulacea con poche stazioni sul versante meridionale delle Alpi, e la Menyanthes Trifoliata,
caratteristica delle zone con acqua stagnante, un tempo largamente
diffusa nelle risaie del Piemonte ed oggi praticamente scomparsa.
L'interesse per la sua presenza nel Parco deriva dalla eccezionalità
della quota a cui si trova (2350 m. circa).
Per garantire il rispetto dell'ambiente e favorire un turismo di
qualità nel più assoluto rispetto della Natura, il Parco del Gran Bosco
di Salbertrand si è dotato nel 1991 di un Regolamento di fruizione,
una vera e propria legge che disciplina le modalità di utilizzo e di
fruizione da parte dei visitatori dell'area protetta proteggendo il
bosco, i suoi abitanti (animali, fiori, alberi… ma anche l'uomo!) ed i
delicati equilibri che li legano.
Nel Parco non si possono abbandonare rifiuti, non si possono accendere fuochi (ma nelle aree appositamente attrezzate è consentito l'utilizzo di barbecue e fornelli da campo), non
si possono raccogliere i fiori o i frutti del sottobosco, né disturbare
o uccidere volontariamente anfibi, molluschi o insetti. Norme di buona educazione che in realtà dovrebbero essere rispettate ovunque, anche al di fuori di un'area protetta.
I cani devono essere tenuti obbligatoriamente al guinzaglio e non possono uscire dalle aree attrezzate e segnalate dall'Ente Parco
(ma per venire incontro a chi ama passeggiare in compagnia del proprio
cane, tutta la strada che da Monfol porta alle Grange Seu è
utilizzabile a tale scopo). Dal 15 Maggio al 30 Novembre, salvo specifica autorizzazione del Direttore e sotto il controllo di personale incaricato, è proibita la "caccia fotografica".
Ciò per salvaguardare la tranquillità degli animali selvatici in un
periodo delicato qual è quello della riproduzione e delle nascite.
Non è necessario addentrarsi nel bosco, fuori dai sentieri, per godersi
la montagna ed i piacevoli incontri che essa ci può riservare. Il
regolamento, in questo senso, è piuttosto rigido: è vietato uscire dai sentieri segnalati.
Le strade carrozzabili interne all'area protetta sono chiuse al
transito dei mezzi motorizzati, ma l'Ente Parco può concedere
autorizzazioni giornaliere o periodiche per motivate e comprovate
necessità. L'accesso in bicicletta può avvenire liberamente
esclusivamente sulle strade carrozzabili interne e sui percorsi
segnalati dall'Ente. I gruppi organizzati che vogliano entrare nel
Parco sia a cavallo che in bicicletta devono essere in ogni caso
autorizzati dalla Direzione del Parco a seguito di specifica richiesta.
Nel periodo invernale, sui tracciati corrispondenti alle strade interne
è consentito l'utilizzo di sci di qualsiasi tipo mentre sono vietati i percorsi fuoripista.
Le comitive e le scolaresche possono accedere al Parco in numero
limitato e solo previa autorizzazione da parte del Direttore o
accompagnati dal personale messo a disposizione dall'Ente… un ottimo
sistema per assicurare a uomini ed animali la necessaria tranquillità
ed imparare a conoscere la montagna ed i suoi segreti grazie
all'intervento di guide esperte. Il campeggio è vietato su tutto il territorio del Parco, comprese le aree attrezzate, ma è
possibile pernottare presso il rifugio Daniele Arlaud di proprietà
dell'Ente e situato nel cuore dell'area protetta, presso Montagne Seu.