Organi dell'ente: Comunità del Parco, composta da un rappresentante per ciascuno degli Enti territorialmente interessati; Consiglio di Gestione; Presidente e Revisore dei Conti.
Lo Statuto del Parco (544Kb)
Il Parco delle Groane è un'area protetta regionale istituita nel 1976 di 7.810 ettari in virtù del recente ampliamento e accorpamento dei territori che facevano parte del PLIS della Brughiera Briantea e della riserva naturale della Fontana del Guercio che ne hanno di fatto raddoppiato l'estensione. Dopo questo importante passaggio il "nuovo" Parco regionale delle Groane interessa i territori di 28 comuni (Arese, Barlassina, Bollate, Bovisio Masciago, Cabiate, Cantù, Carimate, Carugo, Ceriano Laghetto, Cermenate, Cesano Maderno, Cesate, Cogliate, Cucciago, Figino Serenza, Fino Mornasco, Garbagnate Milanese, Lazzate, Lentate sul Seveso, Limbiate, Mariano Comense, Meda, Misinto, Novedrate, Senago, Seveso, Solaro, Vertemate con Minoprio) unendo, di fatto, in un'unica grande area verde sotto tutela naturalistica, l'estrema periferia a nord di Milano fin quasi alla città di Como. Ospita numerose specie di flora e fauna, le brughiere più meridionali d'Europa e tre siti d'interesse comunitario (SIC), Boschi delle Groane, Pineta di Cesate e Riserva della Fontana del Guercio. Negli ultimi anni si è lavorato molto a favore della fruibilità da parte dei cittadini con la creazione di un fitto reticolo (50 Km. circa) di piste ciclopedonali e di sentieri. La sede, il Centro Parco Polveriera, è a Solaro e durante l'anno ospita numerosi eventi. Alle sue spalle sorge la ex Polveriera, un deposito di armi in tempo di guerra e ora riconvertito in un fantastico bosco visitabile il sabato e la domenica previa prenotazione. Dal 2018 è attivo un Ufficio Territoriale a Vertemate con Minoprio.
Il Parco delle Groane e della Brughiera Briantea deve il suo nome, probabilmente, al suo terreno duro e poco coltivabile. La formazione di questo terreno iniziò durante la ritirata glaciale del Pleistocene quando i depositi si accumularono in strati successivi; nel tempo furono modellati da agenti atmosferici e dall'acqua. Col passare dei secoli si alterarono miscelandosi al limo trasportato dal vento, formando infine il "ferretto" (argilla rossastra).
La brughiera è l'ambiente più caratteristico dell'area e si contraddistingue per la presenza di vegetazione a bassa crescita come arbusti e specie erbacee che si adattano a terreni acidi, argillosi, sabbiosi o limosi, e poveri di nutrienti.
La brughiera di Castellazzo di Bollate è la più meridionale d'Europa attualmente censita. Le altre più vaste sono quelle di Ceriano Laghetto, poco a nord della ex Polveriera, di Cesate, di Solaro a Ca' del Re, all'Altopiano di Seveso, all'interno dell'Oasi Lipu di Cesano Maderno e al Lago Azzurro a Lentate sul Seveso.
L'idrografia ha un ruolo importante in quanto l'area protetta è caratterizzata da molte zone umide. Per quanto riguarda il reticolo idrografico, nella parte settentrionale i principali corsi d'acqua a regime torrentizio sono il Seveso, il Terrò, il Serenza e il Valletta.
Possiamo trovare altri corsi d'acqua nella valle della Brughiera, nella valle di Cabiate, nella Valle del Boscaccio oltre alla Roggia Borromeo che nasce dal fontanile Testa del Nan dentro la riserva naturale Fontana del Guercio.
Tra le aree umide delle Groane si segnalano la Foppa di San Dalmazio a Ceriano Laghetto che ha un alto valore naturalistico visto che ospita alcune specie protette di anfibi. Su una delle alture di Mariano Comense ci sono i laghetti della Mordina che prendono il loro nome dalla cascina posta nelle vicinanze. Si tratta di due laghetti, uno naturale e uno artificiale, quest'ultimo creato per contenere le acque irrigue usate per i campi delle vicine abitazioni rurali; sono ricchi di flora e fauna. A Meda c'è la Zoca di Pirutit, un antica cava di argilla abbandonata, oggi trasformata in un piccolo bacino lacustre (utilizzato per la pesca sportiva). A Lentate sul Seveso, nascosto tra i boschi, c'è il Lago Azzurro anch'esso generatosi da una depressione causata da una cava d'argilla.
Uno degli ambienti più caratteristici e da salvaguardare del Parco delle Groane e della Brughiera Briantea è, appunto, la brughiera.
È caratterizzata dall'abbondante presenza del brugo (Calluna vulgaris), un'ericacea che a fine agosto esplode in rigogliose fioriture rosate simile all'erica. Si tratta di una pianta colonizzatrice in quanto è in grado di insediarsi sui terreni brulli, ancora poveri di nutrienti e non ancora coperti di alberi ed arbusti. Assieme ad essa si trovano splendidi fiori come la genziana (Gentiana pneumonanthe), il ranuncolo (Ranunculus), il raro salice rosmarinifoglio (Salix Rosmarinifolia), la frangola (Rhamnus frangula), la molinia (Molinia arundinacea), giovani betulle (Betula pendula); nei ristagni d'acqua, acuminati giunchi (Juncus effusus) e l'elegante tifa (Typha latifolia).
La Genziana (Gentiana pneumonanthe) è una specie bandiera (rappresentativa dei bisogni di un ampio gruppo di organismi) minacciata dalla riduzione del suo habitat, di piccole dimensioni e con scarsa abilità competitiva. La presenza di questa specie e il suo periodo di fioritura (che negli ultimi anni risulta incostante a causa delle variazioni climatiche) sono fondamentali per il ciclo biologico della farfalla Maculinea alcon (vedi sezione fauna per il ciclo biologico).
Un'ampia parte del territorio del Parco è ricoperto da boschi dove, tra l'altro, si nasconde la fauna più interessante. Spiccano le quercete, i boschi più maturi con farnie (Quercus robur) e roveri (Quercus petraea), e le pinete che vivono però in condizioni estreme.
Nella parte settentrionale dell'area protetta, sui terrazzi più alti oltre a farnia (Quercus robur) e rovere (Quercus petraea), ci sono anche i castagni (Castanea sativa) e le betulle (Betula pendula) più il pino silvestre (Pinus sylvestris). Nello strato arbustivo troviamo frangola (Rhamnus frangula) e nocciolo (Corylus avellana) e nel sottobosco la felce aquilina (Pteridium aquilinum) e il mirtillo. Nei terrazzi più bassi dominano le latifoglie tra cui anche ciliegio (Prunus avium), tiglio (Tilia cordata) e carpino bianco (Carpinus betulus). Ovviamente risultano molto diffuse robinie (Robinia pseudacacia) e quercia rossa (Quercus rubra), due specie invasive provenienti dal Nord America. Nella riserva Fontana del Guercio spicca la presenza del bosco di ontano nero (Alnus glutinosa), ritenuto habitat di interesse prioritario per la conservazione della natura nell'Unione Europea.
I boschi del Parco sono popolati da numerosi mammiferi e uccelli, alcuni anche rari.
Se passeggi nel silenzio dei boschi del Parco delle Groane e della Brughiera Briantea può capitare, con pazienza, anche e soprattutto di notte, di scorgere molti animali o di sentire il canto degli uccelli. Un vero privilegio se pensiamo alla vicinanza delle città, nel cuore di una delle aree più urbanizzate d'Italia.
Tra i più diffusi lo scoiattolo (Sciurus vulgaris), la donnola (Mustela nivalis), la volpe (Vulpes Vulpes); e poi il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) quello verde (Picus viridis), l'upupa (Upupa epops), le cince (Parus palustri e Periparus ater), i fringuelli (Fringilla coelebs), l'airone cenerino (Ardea cinerea), il raro tarabusino (Ixobrychus minutus). L'avifauna è particolarmente ricca: tra i rapaci diurni è comune la poiana (Buteo buteo) e il gheppio (Falco tinnunculus), mentre nidifica il raro falco pecchiaiolo (Pernis apivorus); di notte il parco è territorio del gufo comune (Asio otus), dell'allocco (Strix aluco) e delle civette (Athene noctua). Nelle polle d'acqua numerosi e pregiati sono gli anfibi: la rana di lataste (Rana latastei), la rana dalmatina (Rana dalmatina) e quella verde (Rana lessonae e Rana esculenta), il raro tritone crestato (Triturus carnifex), il rospo smeraldino (Bufo viridis) e il rospo comune (Bufo bufo).
Tra i rettili, i più diffusi sono il biacco (Hierophis viridiflavus), la natrice dal collare (Natrix natrix). Il rettile più comune del Parco è comunque la lucertola muraiola (Podarcis muralis), un altro tipo di lucertola presente ma più grossa rispetto alla prima è il ramarro occidentale (Lacerta bilineata). Molto presente soprattutto nella parte centro-nord del Parco è l'orbettino italiano (Anguis fragilis).
Uno dei cicli biologici più caratteristici dell'area è quello della farfalla Maculinea alcon. Essa, oltre a dipendere dalla genziana (Gentiana pneumonanthe), necessita della presenza della formica Myrmica sp.
Partendo dalla farfalla adulta, questo ciclo biologico si articola con la deposizione delle uova da parte della Maculinea alcon sui boccioli delle genziane. Alla schiusa delle uova escono dei bruchi, i quali si cibano dei suoi fiori non ancora aperti; successivamente si calano a terra tramite un filo di seta. Una volta al suolo ingannano la formica Myrmica, tramite l'emissione di segnali chimici e sonori, la quale credendole sue larve le porta nel formicaio dove le nutrirà fino alla primavera successiva. A questo punto, i bruchi usciranno dal formicaio e si prepareranno alla metamorfosi, diventeranno farfalle adulte. In 20 giorni si feconderanno e deporranno le uova, ricominciando così un nuovo ciclo biologico.
Le superfici terrazzate presenti nel Parco delle Groane e della Brughiera Briantea sono tra le più rilevanti in Lombardia e rappresentano la testimonianza di un'era geologica, il Quaternario, caratterizzato da importanti variazioni di clima.
Dal punto di vista geologico l'area è situata nell'Alta Pianura milanese, costituita da terrazzi fluvioglaciali appartenenti al periodo mindelliano. A causa dell'antichità del substrato e della lisciviazione dei sali minerali dovuta alla forte piovosità, il suolo è ferrettizzato, caratterizzato cioè da un'elevata percentuale di argilla, con ossidi e idrossidi di ferro. Questa peculiarità causa ristagni d'acqua superficiali, ossia un drenaggio insufficiente e una perdita di nutrienti: il suolo ha un humus molto povero che influenza il tipo di vegetazione che si instaura.
Il substrato ferrettizzato è giunto a noi attraverso centinaia di migliaia di anni, risparmiato da processi erosivi devastanti avvenuti durante le fasi di ritirata glaciale, che hanno di volta in volta cancellato intere pianure depositate dalle glaciazioni precedenti. Il Parco delle Groane e della Brughiera Briantea insiste per buona parte sul terrazzo fluvioglaciale antico, elevato rispetto alle superfici adiacenti, che si è costituto durante le fasi di ritirata glaciale del Pleistocene medio - inferiore (glaciazione Mindel); i margini del parco comprendono poi piccole porzioni di terrazzi fluvioglaciali intermedi (ascrivibili alle glaciazioni del Riss) e di pianure ghiaiosa fluvioglaciale (glaciazione Würm).
Le Groane, costituite da ripiani argillosi "ferrettizzati", sono decisamente poco adatte all'agricoltura. Infatti l'uomo nel corso della storia sfruttò queste aree aprendo cave per l'estrazione dell'argilla, la quale veniva lavorata, impastata, modellata, essiccata e cotta in fornaci per la fabbricazione di mattoni pieni. Sorsero quindi in abbondanza, a partire dalla metà del Settecento, moltissime fornaci; alcune di loro, ridotte a ruderi tra brughiere e boschi, sono sopravvissute e si distinguono nel paesaggio per l'alta ciminiera.
A Castellazzo di Bollate permangono i ruderi di due forni Hoffmannn danneggiati dall'esplosione del 1917. A Garbagnate Milanese le più famose sono la Fusi e soprattutto la Maciachini che si notano vicino alla pista ciclabile. A Solaro c'era la fornace Borghi e Cattaneo, a Limbiate la Produzione Commercio Laterizi e Aliberti, a Cesano la Snia e la Giussani. Quella di Cogliate, la Fornace Pizzi è forse quella più documentata (e recente), in funzione dal 1924, cessò di farlo nel 1971. Ce ne sono anche più a nord, come la Fornace Fusari a Mariano Comense, tuttora funzionante. A Meda sorge la fornace Ceppi, anch'essa in disuso.
Sul territorio del Parco ci sono tre SIC (Siti d'Interesse Comunitario) riconosciuti dall'Unione Europea nel quadro della "Direttiva Habitat" per la tutela degli ambienti naturali e delle specie: Pineta di Cesate, Boschi delle Groane e la Fontana del Guercio.