Il Parco delle Groane e della Brughiera Briantea, soprattutto nella parte più a nord, è disseminato di cascine che rappresentano piccoli scrigni di architettura agricola dei secoli passati da scoprire, uno per uno.
Ce ne sono a decine, alcune ben conservate e addirittura abitate, altre meno. Solo a Meda, per fare un esempio, ne sono state censite più di 20 tra cui Cascina Belgora, rappresentante di un tipo di abitato agricolo razionale molto comune una volta in queste campagne, con alti portici al centro dell'edificio dove abitavano i contadini, mentre la stalla e i fienili situati ai lati del grande cortile; e Cascina Colombera, eretta all'inizio del XVIII secolo come padiglione di caccia, era una delle cascine più significative del territorio e pregevole esempio delle antiche costruzioni rurali. La cascina, posta sul ciglio del pianalto morenico della Brughiera, domina il grande pianoro della "Cavallina".
Nella vicina Mariano Comense, nel cuore della Brughiera e vicina agli omonimi laghetti, c'è Cascina Mordina, oltre a Cascina Vignazza, che sono un esempio rappresentativo di una civiltà rurale che sapeva costruire edifici di notevole valore architettonico. Il cascinale rappresenta una tipologia rurale diffusa soprattutto nell'area mediana della Brianza. Cascina Mordina, in particolare, si estende su tre piani e presenta un corpo centrale diviso in quattro parti, con un porticato ed un loggiato. Un rustico di dimensioni inferiori e un forno sono annessi all'edificio principale che presenta cantine con volta a botte, molto rare nelle abitazioni rurali della Brianza. Interessante è anche la struttura del pozzo, che presenta una profondità notevole per raggiungere le acque freatiche. Ben tenuta a Cesano Maderno, sopra l'Oasi Lipu, c'è Cascina Montina.
A Figino Serenza ci sono tre cascine molto vicine fra di loro: Cascina Corno, già citata in documenti antichi; Cascina Croce e Cascina Ronchetto. Cascina Croce è molto semplice, costituita da una bassa costruzione a due piani con un ampio cortile che divide la casa per abitazione dalle stalle. Si pensa che, durante gli anni della Peste di San Carlo (1576-1577), questa cascina venisse utilizzata come Lazzaretto per la presenza di acqua sorgiva e perché era vicina al cimitero, per agevolare il trasporto dei morti alla fossa comune. A pochi passi dalla cascina svettavano due cipressi che, secondo la tradizione popolare, sorgevano sulle tombe di due religiose che prestarono la loro assistenza agli appestati. Fino al 1975 sorgeva, esternamente alla cascina, il lavatoio. Cascina Rochetto deve il suo nome al terreno intorno ad essa definito nel 1800 "fondo aratorio di mediocre qualità", che venne quindi modellato a terrazzi chiamati "ronchi" utilizzati per la coltura della vite, pianta che cresce facilmente anche in terreni aridi e poco adatti all'agricoltura.
Il cascinale, utilizzato come punto di raccolta e di pigiatura dell'uva, era costruito in maniera conforme allo schema comune delle cascine del paese: un portico per accedere ai locali del pian terreno adibiti a cucina o a granai ed una scala per salire al piano superiore in cui si trovavano le camere da letto con piccole e ristrette finestre.
Tra le colline di Cantù spicca cascina Santa Naga che è uno dei complessi rurali più interessanti all'interno del Parco. A Carugo, sopra le colline della riserva naturale Fontana del Guercio, c'è Cascina Sant'Ambrogio e poi Cascina Guardia.