Mucche e cavalli allevati con 500 ettari di spazio libero a disposizione per pascolare allo stato brado, nutriti con foraggio e fieno a chilometro zero; 100 ettari di terreni coltivati a erba medica, orzo e tritacale con l'utilizzo unicamente di sostanze naturali e senza ogm né composti chimici di sintesi. Sono i numeri dell'azienda agrozootecnica della Tenuta di San Rossore che anche quest'anno ha confermato la certificazione biologica e ha di nuovo raggiunto l'autosufficienza alimentare grazie agli 8mila quintali di foraggio e fieno prodotti. «Puntiamo ad avere un'azienda all'avanguardia dal punto di vista biologico – spiega il presidente del Parco Giovanni Maffei Cardellini – un modello da esportare anche all'esterno del Parco, che possa indicare la strada verso un'agricoltura sostenibile per l'ambiente e di qualità per la salute delle persone». Le prossime sfide riguardano il completamento della filiera dei bovini, con l'introduzione dell'ingrasso dei vitelloni al pascolo per l'utilizzo efficiente dei pascoli e il loro miglioramento ambientale, e il contenimento degli ungulati. Per quanto riguarda quest'ultimo punto, a breve inizieranno i lavori per la manutenzione delle aree dei grandi pascoli: saranno installate nuove recinzioni nell'area lungo l'argine del Serchio che permetteranno ai bovini di pascolare senza la pressione degli ungulati, che saranno indirizzati con corridoi ecologici verso altre zone della tenuta.
L'allevamento bovino a San Rossore è costituito da circa 200 esemplari di tre razze diverse, mucco pisano, chianina e maremmana. A questi si aggiungono oltre 30 cavalli, e 3 dromedari, allevati al 'Boschetto' allo scopo di conservare le due razze presenti: i Monterufolini e i TPR (Tiro Pesante Rapido), i cui puledri hanno appena ricevuto la certificazione di appartenenza alla razza. Equini che, caso raro in Italia, si riproducono allo stato brado. L'azienda agricola si avvale della consulenza della società GreenGea