Nei banchi calcareo dolomitici fenomeni di carsismo hanno originato
numerose cavità. In alcune di queste sono stati ritrovati resti di
fauna preistorica tra cui l'orso delle caverne. Sono inoltre stati
fatti altri importanti ritrovamenti etnologici di diverse epoche, dal
Paleolitico all'età romana.
Sono circa 30 le specie botaniche esclusive del Monte come la Daphne alpina, relitto glaciale e ben 16 specie di felci, tra cui il capelvenere, l'Osmunda regalis, e la lingua cervina; estesi tappeti di Pungitopo occupano il sottobosco meridionale ed occidentale del Monte Fenera.
Nel 1994 è avvenuta la prima nidificazione di Cicogna nera in Italia: dal 1996 il parco è centro di raccolta dei dati relativi a questo uccello forestale.
Pur essendo coperto per la massima parte da boschi, le peculiarità
faunistiche appartengono anche ad habitat differenti per la presenza
delle pareti verticali di dolomia, dei coltivi e delle aree di
brughiera alberata, queste ultime sviluppate ai limiti del Parco.
All'interno del Parco è possibile individuare due tipi di formazioni
arboree: una caratterizzata dalla presenza di piante imponenti e
senescenti, l'altra con prevalenza di piante di modesto diametro.
Nella
prima, con ex castagneti da frutto si trova una fauna tipica
indicatrice della vetustà del bosco: tra gli uccelli il Picchio rosso
minore, il Picchio muratore e rampichino; tra i mammiferi il Cinghiale
ed il Capriolo.
Nella seconda, come nelle boscaglie di
ricostituzione, troviamo specie diverse quali lo Scricciolo, la
Capinera ed il Toporagno, frequentatori abituali di formazioni
arbustive.
Fra i vari ambienti si evidenziano habitat particolari
come quelli rupicoli delle pareti calcaree dove vivono animali,
soprattutto uccelli, che raramente si trovano altrove in Valsesia, come
il Falco pellegrino, la Rondine montana ed il Picchio muraiolo.
Anche i coltivi, costituiti da prati, orti, frutteti e vigneti hanno
un'importanza vitale per la diversificazione delle specie animali che
li frequentano nelle fasce di transizione (ecotono). Troviamo ad
esempio: il Torcicollo, il Picchio verde e il Frosone fra gli uccelli;
il Capriolo e la Lepre tra i mammiferi, che utilizzano le colture per
pascolare ed il bosco per riposare.
In particolare il vigneto ospita specie da esso dipendenti in modo esclusivo, come la Tortora, il Canapino e lo Zigolo nero.
Nella
brughiera, che presenta una vegetazione rada e stentata dovuta al
terreno arido ed al passaggio del fuoco, albergano animali di
particolare interesse ecologico-naturalistico come il Succiacapre ed il
Falco pecchiaiolo.
La maggior apertura e la possibilità di una
migliore esposizione al sole propria di questo ambiente, favorisce la
vita dei rettili quali il Ramarro, il Biacco e la Vipera comune che
sono prede comuni del Biancone, grande rapace che popola i cieli del
Parco assieme alla Poiana ed al Nibbio bruno.
In
autunno, il territorio del Parco è interessato da due cospicue
direttrici di migrazione seguite da migliaia di uccelli che, in
direzione NE-SO si spostano verso le aree di svernamento del
Mediterraneo. Soprattutto in ottobre è possibile vedere grossi voli di
Columbidi, Corvidi, Fringillidi e Turdidi, accompagnati da rapaci come
Poiane e Pecchiaioli.
La conformazione del territorio del Parco, degradante dagli 899 metri
della punta del Monte Fenera ai 300 metri s.l.m., la varia esposizione
dei versanti e l'abbondante presenza di corsi d'acqua, anche se a
regime prevalentemente torrentizio, caratterizzano la notevole varietà
di piante ed essenze arboree, anche rare, esistenti.
Il 93% della
superficie del Parco è coperta da boschi con prevalenza di castagno,
utilizzati per la produzione di legna da ardere e paleria, in cui è
possibile incontrare ancora piante secolari un tempo destinate alla
raccolta dei frutti.
Al
castagno si accompagnano altre specie quali il frassino, la farnia, il
rovere, il cerro, la betulla, l'acero, il pioppo tremolo, il ciliegio
selvatico, il salice e il sorbo montano; la robinia ha invaso le
colline meridionali, mentre negli avvallamenti umidi e lungo i torrenti
sono presenti l'ontano ed il pioppo nero.
A settentrione, nei
versanti più freschi, è ben presente il faggio, mentre a sud, su pareti
rocciose e terreni calcarei, si trova l'orniello, tipica essenza di
ambiente mediterraneo a cui appartengono anche il pungitopo ed il
ginepro che si trovano in abbondanza.
Le conifere naturali (pino
silvestre) sono presenti in modo sporadico mentre più diffuse sono
quelle d'impianto, preferite dall'uomo per la rapidità di accrescimento
(come il pino strobo). Tra gli arbusti tipicamente presenti nei boschi
si trovano il nocciolo, il corniolo, la sanguinella, il sambuco, il
biancospino, l'evolino, il crespino ed il ligustro.
Tra le piante erbacee oltre alle presenze più comuni di elleboro,
ciclamino, polmonaria, campanellino, croco e dente di cane, vanno
segnalate specie più rare come la Daphne alpina, Daphne laureola, Daphne mezereum, l'Iris graminea e la vite selvatica o rarissime, di elevato valore ornamentale, come la lingua cervina, la felce florida ed il capelvenere.
Un recente lavoro di catalogazione ha selezionato ben oltre 900 diverse specie botaniche all'interno dell'area a Parco.
Attraverso i secoli, a partire dal Paleolitico Medio fino ai giorni
nostri, si ha sul Fenera una continua presenza umana con genti molto
diverse che si sono succedute nel tempo lasciando importanti tracce del
loro passaggio.
Dai rozzi strumenti di pietra dell'uomo di
Neanderthal, dopo molti millenni si perviene alla ceramica del
Neolitico ed agli oggetti di metallo per arrivare all'epoca Romana con
monete in bronzo e in argento e, probabilmente, nel tardo romano o
primo Medioevo, ai più antichi segni dell'industrializzazione della
valle con i resti di una fucina per la lavorazione del ferro.
Infine il Medioevo ci ha lasciato più evidenti testimonianze con le
murature a spina del sec. XII, le rovine del Castello di Robiallo, il
sistema a castra sviluppato lungo le vie commerciali ed i nuclei
frazionali situati a valle risalenti al 1300; lo sviluppo urbanistico a
quote superiori è avvenuto invece in tempi successivi tra il XV- XVI
sec. Successivamente le testimonianze della presenza dell'uomo
diventano sempre più evidenti e ricorrenti: l'itinerario del
cinquecento e del Barocco è documentato dalla chiesa parrocchiale di
Grinasco e dalla cappella di S. Antonio a Casa Negri e si sviluppa
attraverso le chiese e gli oratori dei nuclei frazionali, in quota come
ad es. a Colma, Maretti e sulla cima del Monte Fenera.
L'itinerario dell'architettura antonelliana e del tardo Neoclassicismo
è documentato dalle chiese di Soliva, Castagnola e del Santuario di
Boca.
Testimonianze più recenti relative ad una vita rurale e pastorizia sono
identificabili negli alpeggi (Alpe Fenera, ai Camini...), nei nuclei
frazionali caratterizzati, sino al 1960, da case abitate con i tetti di
paglia, nelle manifatture quali le concerie ed i mulini, localizzati
lungo i corsi d'acqua, infine le cave con i carrelli trasportatori e le
strade di collegamento con le fornaci.
Le ultime testimonianze di importanti eventi storici sono relative alla
guerra partigiana vissuta e partecipata con particolare intensità dalle
popolazioni locali che hanno sofferto la perdita di parenti: lungo i
sentieri del Parco si possono infatti incontrare numerose lapidi di
caduti.