Il fiume Oglio, dall'uscita del lago d'Iseo, percorre la sponda bergamasca tra ripe scoscese, mentre più a valle si snoda tra le pianure cremasca e mantovana in territori ormai prettamente agricoli.
Tuttavia in questo paesaggio fortemente alterato da bonifiche, disboscamenti, pioppicoltura intensiva, si ritrovano relitti di boschi di ripa di notevole significato botanico ed ecologico, oltre che specchi d'acqua e meandri con vegetazione acquatica, i quali da soli giustificano, con le loro peculiari caratteristiche, gli interventi di tutela connessi con l'istituzione del Parco.
Il paesaggio che l'occhio coglie nel tratto di territorio sulle due sponde del fiume Oglio nella sua porzione mediana presenta una duplice natura segnata da una netta distinzione geomorfologica.
Alla pianura occupata da una serratissima trama parcellare fittamente intessuta dall'idrografia artificiale, da filari e siepi arboree, da strade, viottoli, sentieri, camparecce, e cosparsa da una costellazione di cascinali che fanno corona ai centri principali, si contrappone la valle fluviale, demarcata da costiere boscate, sul cui fondo serpeggia irregolare il corso dell'Oglio, profilato da biancheggianti ghiaieti che ne evidenziano le curve, gli sfioccamenti, gli intoppi.
In buona parte della pianura bresciana l'Oglio esercitò fin dai tempi antichi una funzione di limite tra territori amministrativamente distinti. In epoca romana il suo corso segnava il confine fisico evidente di contigui 'municipia', e tale funzione di limite la conservò stabilmente: i territori in sponda sinistra rimarranno bresciani e quelli in sponda destra Cremonesi.
Tra Adda, Serio e Oglio, un tempo c'era il mare. Non però il mare del Pliocene che faceva della pianura padana un grande golfo adriatico, bensì un mare o lago d'acqua dolce di epoca geologica molto più tarda, post glaciale: il Gerundo, o Gerundio, o Girondo. Esisteva ancora in epoca storica, ricordato parallelamente e confusamente dalla cronaca e dalla leggenda. Veniva chiamato ora lago ora mare, ma la parola mare va presa con cautela: nel nostro caso è una parola del basso latino mara che significa palude.
Protagonista primario del Parco è il fiume Oglio che dall'uscita dal
Lago d'Iseo, nei pressi di Sarnico (BG), sino a Gabbioneta Binanuova
(CR), percorre un lungo tratto tra ripe a tratti scoscese, litorali
fortemente antropizzati ed angoli suggestivi ancora incontaminati come
gli ultimi boschi residui ed alcune zone umide, a differenti gradi di
sviluppo (habitat di notevole importanza per l'avifauna e gli animali
acquatici).
Tra le specie vegetali presenti nel Parco, un posto di
primo piano spetta sicuramente a grandi alberi come l'acero, il carpino
bianco e nero, il castagno, l'ontano, il pioppo bianco e nero, la
fornia, la robinia, il salice e la canna palustre.
Tra le specie faunistiche, avventurandosi lungo i sentieri del Parco,
si possono incontrare animali come il moscardino, il ghiro, il riccio,
la talpa, la lepre, il coniglio selvatico, la rana e il rospo. Con un
po' di fortuna si può incorrere in animali più rari come la donnola, la
faina, il tasso e la volpe. Molto ricca è anche l'avifauna: uno sguardo
attento può colgliere il volo di uccelli quali la garzetta, l'airone
cinerino, la civetta, il gufo, la cornacchia, la folaga, il gabbiano,
il merlo, il picchio, la rondine.
All'nterno del territorio del Parco Oglio Nord, concentrate nella zona centrale, si trovano sette Riserve Naturali la cui importanza è dovuta alla presenza di specie botaniche e faunistiche di grande interesse e pregio naturalistico ed ambientale.
Le sette Riserve Naturali sono:
Queste areee protette presentano un notevole valore dal punto di vista naturalistico-ambientale, e di conseguenza richiedono una tutela particolare al fine della loro conservazione e valorizzazione.
La vegetazione varia dai boschi igrofili (come le "Lanche di Azzanello"), a boschi misti (come l'Isola Uccellanda), fino a boschi residui di querco-carpineto (come il "Boschetto della Cascina Campagna").
L'estensione media delle Riserve Naturali presenti nel Parco è di circa 30 ettari: passando da un'area pari ad 1 ettaro del "Boschetto della Cascina Campagna", fino ad arrivare ai 60 ettari dell'Isola Uccellanda.