Il Parco Regionale Spina Verde è
caratterizzato, oltre che dai numerosi resti e testimonianze storiche
che coprono un arco di più di 2000 anni, anche da siti di estremo
interesse naturalistico. Non a caso il Parco Regionale ha ottenuto lo
status di Parco Naturale e quello di Sito di Interesse Comunitario
proprio per le valenze ambientali intrinseche.
Una delle aree più
suggestive dal punto di vista naturalistico è l'area umida di Parè.
L'area umida di Parè è suddivisa in più pozze ed è l'habitat naturale
di numerose specie di piante e animali. Tra la specie vegetali è
possibile osservare alcuni ontani, che prediligono i terreni umidi
presenti nell'area, nonché numerose specie di felci e la caratteristica
vegetazione igrofila. Tra gli animali oltre alle rane comuni e alle
salamandre, nell'area umida di Parè si riproduce, ogni primavera, la
rana di Lataste. Questa rana è particolare per la colorazione rossa del
corpo; essa è tutelata anche dalle recenti normative europee in materia
di specie protette.
Tra gli ambiti più suggestivi dal punto di vista naturalistico in Spina Verde vi sono le Sorgenti del Fiume Seveso. Qui è possibile osservare la fonte monumentalizzata negli anni '90 del secolo scorso dall'Associazione Alpini Sezione di Cavallasca e dall'Associazione Amici di Cavallasca che ne curano la costante manutenzione. In realtà l'acqua sorge da una vasta zona della montagna; non a casa la zona è denominata Majocca, nome che richiama la radice celtica "moi" ovvero acqua. Radice che è rimasta oggi nel dialetto lombardo (moj - stare a mollo, essere bagnato). L'area ospita numerose specie di insetti e specie floreali che, in primavera, caratterizzano l'area per i colori brillanti.
Le rocce incise rappresentano un'ulteriore testimonianza dell'antica civiltà di Golasecca presente oggi nel Parco Regionale Spina Verde. Tra i luoghi dove è possibile osservare le incisioni rupestri vi è, primo per dimensione e importanza, il roccione di Pianvalle. Si tratta di una roccia-altare con incisioni forse a carattere rituale-devozionale connesso con culti delle pietre e culti solari; tra le incisioni rupestri figurative si segnalano incisioni a forma di ascia, di triangolo (da connettere con i simboli vulvari della fertilità), e quindi a forma di antropomorfo a "phi" dotato di piccole corna.
Tra i luoghi del Parco dove è possibile osservare le incisioni rupestri vi è anche il cosiddetto Roccione di Prestino, segnalato per la prima volta nel 1877 da Vincenzo Barelli; esso presenta diverse incisioni tra cui gradini intagliati, piccoli fori a forma di coppella (semisfere rotonde e intagliate nella roccia), fori di ampia dimensione e profondità tra cui uno a sezione quadrata ed uno a sezione circolare che il Barelli interpretò come struttura di una tomba che in precedenza era stata privata della pietra di copertura e degli oggetti di corredo.
Le rocce incise, all'interno del Parco Regionale Spina Verde, possono essere ritrovate principalmente nei luoghi adiacenti agli antichi abitati di Pianvalle e al versante del Monte Caprino interessato dalla strutture abitative della Camere in Roccia. Una eccezione è rappresentata dai due massi incisi in località Albate, a più di un chilometro in linea d'aria dalle aree storicamente abitate dai Golasecchiani. Una della due è il cosiddetto "Sass della Stria", o Sasso della Strega. La roccia è interessata da numerose incisioni non figurative (coppelle spesso collegate con canalette) e incisioni figurative (croci).
All'interno del Parco Spina Verde, tra i numerosi reperti archeologici risalenti alla cosiddetta civiltà di Golasecca (fine età del bronzo e inizio età del Ferro - XI sec. a.C.) sono visibili le cosiddette Camere in roccia: esse rappresentano i più antichi resti di abitazione dell'area. Le camere in roccia sono strutture rettangolari, scavate nella roccia su due o tre lati, con un piano rialzato in legno e in argilla e la copertura sorretta da pali. La più evidente è la Camera Grande: essa ha la base rettangolare di 8 metri per 5 circa, tre pareti scavate a picco con un'altezza massima di 3,15 metri e presenta un argine di grosse pietre rinvenuto in corrispondenza della quarta parete che dava verso valle e che costituiva il basamento del muro.
All'interno del Parco Spina Verde, tra i numerosi reperti archeologici risalenti alla cosiddetta civiltà di Golasecca (fine età del bronzo e inizio età del Ferro - XI sec. a.C.) si trova la suggestiva Fonte della Mojenca; si tratta di una struttura con percorso in galleria che ricopre il corso d'acqua sorgiva; a sostegno della struttra vi sono murature laterali a secco realizzate con grossi lastre e blocchi di areanaria gonfolitica e granito; degna di nota è la copertura superiore con lastre di arenaria e granitoidi di ampie dimensioni e peso.
La civiltà di Golasecca (fine età del bronzo e inizio età del Ferro - XI sec. a.C.) ha lasciato numerosi segni nel territorio oggi amministrato dal Parco Regionale Spina Verde. Tra i più diffusi lungo il sentiero tematico n°11 "protostorico" vi sono le cosiddette "tracce di carro".
Recenti studi hanno rilevato come, a partire dall'età protostorica, sia stata intrapresa una vasta attività di sfruttamento dell'arenaria che avrebbe avuto in seguito, dall'età romana fino agli inizi del XX secolo, una documentata continuità che di recente Furio ha sottolineato pubblicando notizie intorno alle numerose cave, ancora oggi visibili all'interno del territorio del Parco; tra queste ricordiamo, oltre alla cava del cosiddetto Roccione di Prestino, quella detta grande di Caversaccio, quella di Salvadonica, la cava detta azzurra (poco discosta dalla strada carrabile che porta alla baita Pianvalle).
Nel Parco Regionale Spina Verde è possibile trovare numerosi siti di
interesse culturale anche al di fuori degli ambiti prettamente
archeologici che caratterizzano il versante sud del Parco in località
Prestino e Rebbio. Il Parco Regionale Spina Verde ha infatti una
caratteristica unica nel suo genere: è un parco di confine e per questo
motivo permangono sul suo territorio alcuni manufatti singolari
costruiti proprio per "difendere" il territorio italiano.
Una delle
più caratteristiche è sicuramente la Scala del Paradiso. Il nome rende
bene l'idea dei più di novecento gradini di cui è costituita la scala e
che collegano Ponte Chiasso con il Sasso di Cavallasca. Costruita alla
fine dell'ottocento per favorire il controllo del confine da parte
della Guardia di Finanza, ha paradossalmente finito per essere una
"infrastruttura" a servizio di chi, illecitamente, ha contrabbandato
beni di diverso genere tra Svizzera e Italia negli anni 50-70 del
secolo scorso.
E' possibile ritrovare, in numerosi punti lungo il sentiero confinale n°2, tratti della rete di confine, denominata "Ramina". La rete sorge tutta all'interno del territorio Italiano, infatti è possibile notare come il vero confine di Stato, segnalato con bassi cippi di pietra, sia almeno 5-15 metri oltre la stessa Ramina. Nel secolo scorso la Guardia di Finanza pose dei campanelli sulla Ramina al fine di segnalare la presenza di contrabbandieri intenti a oltrepassare illegalmente il Confine.
Simbolo ed emblema del Parco Spina Verde è il Castello Baradello.
La fortificazione sorge su un colle che, per le sue caratteristiche
orografiche, è stato più volte utilizzato come postazione strategica
per il controllo del territorio circostante: lo stesso appellativo
Baradello proviene dal vocabolo celtico "barrus" - ovvero luogo elevato
- facendo presumere un suo utilizzo già ai tempi della dominazione
celtica. Ritrovamenti di monete romane hanno fornito l'indicazione di
un avamposto difensivo e di avvistamento di epoca romana, mentre le
parole di Giorgio di Cipro nella sua "Descriptio Orbis Romani" (647
d.C.) ci dicono che, ai tempi della difesa dell'ultima romanità nei
confronti dei popoli barbarici, la località era utilizzata come
avamposto militare del Limes ovvero del confine dello Stato Romano.
Il Parco delle Rimembranze sorge in prossimità del Castello Baradello.
L'area rappresenta uno dei punti più suggestivi dell'area compresa tra
il colle Bradello e il Colle del Respaù. La particolare conformazione
"a catino" fa si che non vi sia inquinamento acustico. Giunti al Parco
delle Rimembranze sembrerà di essere tornati indietro di 1000 anni al
tempo del Barbarossa. Presso il grande prato è stato realizzato dagli
Alpini un altare di commemorazione dei caduti presso il quale talvolta
si svolgono cerimonie e S. Messe.
Il Parco Spina Verde si caratterizza per essere un balcone panoramico a 360 gradi sul territorio circostante. Tra i principali punti di vista vi sono il Monte Sasso di Cavallasca, la dorsale collinare di Como e il Monte Goi di Albate.
La linea di difesa alla frontiera nord, costruita nel corso della Prima
Guerra Mondiale, si estende, nel suo lungo percorso, dalle valli
Ossolane ai passi Orobici, attraversando anche il territorio montuoso
posto a nord-ovest della città di Como, territorio oggi compreso
nell'area denominata Parco della Spina Verde. Tale linea è comunemente
chiamata "Linea Cadorna".
Nel complesso delle opere di
fortificazione del Sasso di Cavallasca, la più importante dal punto di
vista strategico - militare è il sistema delle trincee e di cunicoli
del "fortino" del monte Sasso.
La struttura è di elevato interesse turistico poichè si articola su più
livelli e comprende più manufatti: la galleria centrale a "U" scavata
nella roccia e realizzata come deposito di armi, viveri e luogo di
riposo per i militari è circondata per 360° da un sistema complesso di
trincee e camminamenti con numerosi punti di osservazione, piazzole per
mortaio e mitragliatrici.
Al fortino del Monte Sasso sono altresì ritrovabili i cosiddetti
camminamenti: I camminamenti sono passaggi più angusti, di altezza
superiore rispetto alle normali trincee e, sovente, dotati di
copertura. I camminamenti della Linea Cadorna sono prevalentemente
scavati nella roccia o realizzati con copertura cementizia La loro
funzione è di permettere il passaggio sotto il fuoco nemico da una
trincea all'altra, il raggiungimento delle postazioni per armi
automatiche in tutta sicurezza, il ricovero dei soldati nei momenti di
pausa o di eventuali feriti e il trasporto a destinazione dei
rifornimenti.
Il Fortino è altresì caratterizzato dalla presenza di una galleria ad
"U" costruita a "rovescio" nella montagna al fine di evitare il
danneggiamento in un possibile assalto nemico. Si tratta di una
galleria semicircolare con due ingressi che si aprono sul pianoro della
località denominata Pian Mericc. Dall'ingresso di sinistra parte,
diretta alla sommità del rilievo, una trincea di comunicazione che,
dopo aver raggiunto un appostamento scoperto per mitragliatrice,
confluisce nel sistema di trincee da combattimento costruite appena
sotto la cima di Monte Sasso per poi abbracciare i fianchi e dirigersi
verso la zona della fontana meglio conosciuta come "l'abbeveratoio".
Altre trincee sono visibili presso le sorgenti del Seveso e presso
Monte Olimpino; queste ultime sono oggetto di uno specifico intervento
di valorizzazione e messa in sicurezza per la visita dei turisti
prevista per l'anno 2008.
La chiesetta dell'Assunta in Drezzo sorge in posizione dominante sul paese e sulla Val Mulini. La costruzione presenta aspetti architettonici interessanti: l'abside e il corpo principale sono romanici, gli affreschi sulla facciata e l'immagine della Madonna risalgono al XV secolo. Nell'interessante raccolta dell'ex voto esposti in una nicchia si trovano rappresentati sia da episodi di vita quotidiana che richiami ad episodi storici. La chiesetta, una delle prime della zona (come Santo Stefano in Pedrinate) fu eletta a parrocchia nel 1500 e elevata a titolo di santuario nel 1935.
L'oratorio sorge in località Colombirolino in Cavallasca, costruito su un ripiano a mezza costa, sopraelevato rispetto alla strada, lungo il torrente Seveso. E' di colore rosa, con quattro lesene gialle ai lati del portone d'ingresso. Tra queste, due nicchie blu movimentano la facciata che termina con frontone triangolare, al di sopra del quale si staglia un campanile a vela.
La Croce è posta sul pianoro del colle di Sant'Eutichio, rivolto verso la parte meridionale della città e proteso su un precipizio. Essa è stata costruita in occasione del XIX Centenario della Crocifissione di Gesù Cristo, quando il pontefice Pio XI indisse l'Anno Santo. Allora gli uomini dell'Azione Cattolica della città di Como provvidero ad installare una Croce in ferro sul colle per sostituire quella in legno esistente da tempo immemorabile.
L'abitato di Pianvalle sorge sulle pendici del monte Caprino; venne riportato alla luce attraverso una serie di campagne di scavo iniziate nel 1971. L'area ha restituito tracce di abitazioni e di ambienti realizzati con murature in pietra a secco. La frequentazione del sito inizia molto probabilmente nel neo-eneolitico (attestata da alcune incisioni rupestre), mentre una prima fase dell'abitato è collocabile intorno al IX - VIII secolo a.C. La notevole densità di strutture evidenzia un'organizzazione interna di tipo proto-urbano.