Prima era un deserto lunare, una polverosa cava di ghiaia da cui uscivano file di camion. Oggi è una delle zone umide artificiali più importanti (e più grandi) dell'Italia settentrionale, meta di molti visitatori, anche stranieri, e di scolaresche.
Far esplodere la biodiversità in un deserto è stato un duro lavoro per il parco. Sponde e scarpate con pendenze e profondità diverse; isole, penisole e isolotti… "La natura farà il suo corso", si suol dire, ma in questo caso il parco ci ha messo del suo: cospicui interventi sulla vegetazione, la messa a dimora di semi di piante acquatiche rare, e altri interventi hanno ben accelerato il "corso della natura".